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breve riassunto della situazione

giovedì, novembre 17, 2016


Siccome penso che una delle cose più intelligenti che potessimo fare negli scorsi anni – e come sempre le cose intelligenti si fanno per caso, o almeno a noi è capitato così – sia stata scrivere questo blog, che rimane una miniera di ricordi e che, sempre che non scompaia, racconterà a un gruppo di amici come ha vissuto l'era pre-facebook dicendo qualcosa non soltanto delle nostre vite ma anche di un pezzo di società degli anni duemila, vorrei fare un breve riassunto della situazione vista da questi tempi. In ordine sparso e con molte lacune, magari le andrò riempiendo via via. 

I rigattieri, come prevedibile, vivono sparsi per l'Italia. Qualcuno sta anche all'estero, ma più o meno tutti sono nello stivale. Che fanno?

Uno insegna all'università, tre hanno vinto un concorso e teoricamente insegnano a scuola, ma erano i concorsi della buona scuola di Renzi, quelli in cui i posti vinti non esistevano. Uno che faceva la normale e poi si buttò nel mondo del lavoro passò da una banca per poi tornare al vecchio amore, l'editoria. Un altro figliò (di uno già sappiamo che figliò in tempi ancora rigattierici) e si è inventato un lavoro dal nulla, col coraggio di cambiare tutto e la capacità di investire i (pochi) soldi di altri rigattieri. Uno se ne andò nel profondo nord a insegnare sostegno con supplenze precarie, un'altra precariamente passava di assegno in assegno, mentre con altri si inventava cooperative che impaginano e curano i libri per gli editori, che un tempo curavano i libri e ora li fanno curare ad altri. Diversi traducono, per lo più saggi, da lingue che più o meno conoscono. Due nel frattempo sono diventati madrelingua recuperando tradizioni familiari e traducono in altre lingue o a volte fanno torte. Uno danza (egli danza). Un'altra alleva gatti e insegna agli universitari e ai bambini d'asilo, probabilmente allo stesso modo. Pochi sono rimasti a Pisa ma tutti ci tornano periodicamente. Uno è tornato in Sardegna e nessuno riesce a capire esattamente cosa cazzo faccia. Uno, pur di inventarsi qualcosa di strano, è finito a Singapore, perché a Honk Kong gli pareva troppo vicino. Un'altra è finita a Palermo e ancora non ha capito perché. Un'altra ancora fa corsi di storia in Inghilterra anche se è filosofa e si occupa di letteratura, e adesso è stata raggiunta da uno storico che arriva lì tramite una casa di moda (o forse no?) e si porta il tè della Coop (in Inghilterra, dimmi tu). Una coppia poetico-accademica aspetta un figlio che nascerà a Berlino. Uno si occupa di cinema e più d'uno dei rigattieri ha intrecciato il mondo lgbt (pensa te). Una gira che ti rigira, scrive i libri sui filosofi, è la più forte di tutti ma fa la cameriera per orgoglio proletario. Tutti più o meno si sentono, e purtroppo non scrivono più su questo blog perché facebook, uozzàp, telegram…

Tutto sommato stanno tutti bene.

le quattro cause di un film

sabato, settembre 26, 2015


Come ai tempi in cui il sapere non era tale se non era condiviso, e come sempre un po' per gioco un po' sul serio, a partire da un esempio trovato nella Nuova storia della filosofia occidentale di Kenny e immaginando di provare a ipotizzare strategie autarchiche da sperimentare in classe, ho chiesto a un po' di rigattieri allargati di provare a identificare, aristotelicamente, le quattro cause di un film. Anche e soprattutto per vedere se quelle che avevo identificato io avessero senso oppure no. Per me, pensandoci di getto, era abbastanza chiaro che causa materiale del film fossero i fotogrammi (in quanto pezzi di pellicola, o quanto vi è di analogo nei file), e che la causa finale fosse la realizzazione stessa del film. Quanto alla causa formale pensavo si potesse identificare nell'idea del film, e dunque nella sceneggiatura (nel suo senso più ampio, comprendendo cioè l'idea del regista in fase di realizzazione vera e propria), mentre la causa efficiente era forse, semplicemente, l'operatore con la macchina da presa. Un elenco scritto di getto e come tale incontestabile, sotto pena di tristezza perenne.

Cosa ne pensavano gli altri? E quanti altri avrei potuto coinvolgere e non avevo chiamato? Ma mi basavo sul gesto immediato, sulla noia di un pomeriggio alla biblioteca regionale di Palermo, in fondo forse su una strana forma di istante propizio. I rigattieri sono stati al gioco, come sempre. Le loro risposte dicono forse qualcosa anche di ognuno di loro. 

Piggì:
causa materiale: la pellicola
causa efficiente: il regista
causa formale: il montaggio delle immagini
causa finale: il godimento dello spettatore

Lanz:
causa materiale: la pellicola o il file
causa efficiente: il proiettore
causa formale: immagine movimento
causa finale: il messaggio

Nichi:
causa materiale: la pellicola, lo schermo
causa efficiente: tutta la troupe
causa formale: idea del regista, degli attori, sceneggiatura
causa finale: tante, tipo fare un bel film, avere successo, vincere un premio, ecc.

Ciccì:
causa materiale: boh (la pellicola? la macchina da presa? la luce? qual è la materia di un film?) 
causa efficiente: il regista
causa formale: il profitto, se sei a Hollywood; l'idea del cinema, se sei a Cannes
causa finale: il pubblico, se sei a Hollywood; l'arte, se sei a Cannes

Alealo:
causa materiale: le immagini
causa efficiente: il regista etc
causa formale: il film
causa finale: lo spettatore

[non contenta, Alealo inventa una quinta causa, strumentale: la pellicola (e tutti gli strumenti tecnici), e  ancora insoddisfatta aggiunge che l'esempio del film esibisce l'insufficienza delle quattro cause aristoteliche]

Tex:
causa materiale: il supporto analogico o digitale su cui le immagini sono registrate
causa efficiente: l'ostinatezza del regista
causa formale: le immagini in movimento
causa finale: la comunicazione di significati attraverso immagini

[insoddisfatta, Tex commenta: «dipende da quale capitolo della metafisica vuoi utilizzare per attribuire una teoria del genere ad Aristotele», come se volessi attribuire qualcosa a qualcuno, o ancora peggio muovermi tra i capitoli della metafisica manco fossi Aladino…]

Coferi:
causa materiale: pellicola o supporto digitale
causa efficiente: tutta la crew, dal soggetto alla prostproduzione, passando per registi, attori, truccatori, montatori, grafici, musici, ecceccecc.
causa formale: non esiste, perché l'opera è un'essenza singolare - al limite la potremmo pensare come il rapporto tra l'opera stessa e il canone filmico, da cui però il film si definisce per eccentricità (se parliamo di film da cinema, perché se parliamo di video amatoriali, videoclip, video istallazioni il discorso cambia). 
causa finale: siamo contro, ma direi triplicemente articolata, in appagamento estetico dello spettatore, appagamento narcisistico dell'autore, ripartizione inedita del reale. 

Mi rivolgevo infine a un vero esperto, che come tale non accettava di stare al gioco in maniera sbrigativa, e si impegnava veramente nel compito che gli sbolognavo come una patata bollente. Lo chiameremo, per tutelare la sua rispettabilità, "'o professore":

In termini aristotelici, la tua domanda steampunk non ha una risposta univoca, e questa è forse la ragione della varietà di soluzioni che, a quanto mi dici, hai potuto raccogliere. L'esplicazione delle quattro cause in ambito poetico è una materia complessa (e anche relativamente poco studiata dalla critica). 
Così, per un verso, secondo l'unico esempio di cui com'è noto disponiamo, la tragedia è una forma di imitazione di «un'azione nobile e compiuta benché grande», la sua causa efficiente è l'arte del tragediografo che la compone, la causa materiale, ovvero ciò di cui è costituita, sono le sue «parti», che concorrono nel suscitare le passioni di «pietà e terrore», la cui catarsi è il fine della tragedia (Poet. I 6).
Per altro verso, però, Aristotele precisa che «le azioni e il racconto sono il fine» (1450a 22), ma queste stesse, nel loro prendere forma nella rappresentazione tragica, possono anche essere considerate come la causa efficiente della catarsi dello spettatore, e in questo senso si dice che della tragedia «principio e in certo modo anima è il racconto» (1450a 38). Le cose si complicano poi ulteriormente se si considera la genesi dell'arte tragica, cioè la “nascita della tragedia” (Poet. I 4), perché allora, per esempio, la causa efficiente è la tendenza innata dell'uomo all'imitazione, che assume poi nella storia diverse forme poetiche; o ancora se l'indagine riguarda la concreta messa in scena di un'opera tragica in particolare, perché allora il novero delle cause materiali ed efficienti si amplia (recitazione, macchine sceniche ecc.).

Su questa falsariga, lavorando di analogia, si può tentare una risposta.
La causa formale di un film sarebbe la forma specifica di cinema a cui appartiene, cioè il suo “genere cinematografico”. Partendo dalla definizione di “cinema” che i cineasti considerano in qualche modo normativa, nel bene o nel male, cioè più o meno «arte dello spettacolo basata sull'immagine in movimento» (e che è presupposta per opposizione anche da operazioni come Blue di Jarman o La Jetée di Marker ecc.), si tratterebbe cioè di specificare se è un film western o una commedia sentimentale, o ancora un film “sui generis”, e poi all'interno (o all'incrocio) di questi generi qual è la forma di un certo film in particolare. 
La causa efficiente sarebbe l'arte cinematografica del cineasta, la sua poetica cinematografica, ma qui dobbiamo intendere in senso “architettonico”, come direbbe Aristotele – cioè nel senso in cui diciamo che un film è “di Bergman” o “dei fratelli Cohen”, perché contano anche le poetiche del direttore della fotografia, del montatore ecc. e l'arte degli interpreti.
La causa materiale corrisponderebbe alle diverse "parti" del film, cioè le voci dei titoli di testa e di coda, da regia, sceneggiatura, direzione della fotografia, montaggio ecc. a colonna sonora, casting, produzione esecutiva, costumi ecc. compresi ovviamente catering, trasporti ecc.; ma anche, su un altro piano, le macchine da presa e le luci, il ciak, la sedia pieghevole in tela bianca del regista; e da un altro punto di vista ancora si possono considerare causa materiale le inquadrature, le sequenze e le scene; e poi naturalmente la recitazione e gli attori stessi.
Come fa Aristotele con la tragedia, tutti questi elementi (l'elenco è aperto) possono essere poi considerati a loro volta secondo altre prospettive. Così ad esempio la fotografia del film è il fine in vista di cui ci sono il direttore della fotografia, i riflettori, il diaframma della macchina da presa ecc. O la suspense è “principio e in certo modo anima" di un thriller.
Sulla causa finale ultima di un film azzarderei un'ipotesi. Sarà vero che ars gratia artis, come ci ricorda la MGM, ma meno genericamente e forse più postaristotelicamente si potrebbe dire che un film mira a trasformare un immaginario condiviso nella dinamica di una forma di vita.

il natale dei rigattieri

giovedì, dicembre 25, 2014

Ho fatto gli auguri di Natale a qualche rigattiere. L'ho fatto al modo dei rigattieri, e penso che anche le loro risposte dicano qualcosa di ciascuno di loro. Avevo deciso preventivamente che avrei inventato la risposta di almeno uno di loro, per giocare sull'effetto comico del post: non ce n'è stato bisogno.

SMS DI AUGURI DEL CAPO: 

Pesante


SMS DI RISPOSTA

Ciccì: E inzomma…

Lanz: Pesantissimo

Ferari: Vero.

Bezzina: Vero.

Mheo: Parecchio

Happy: Lo so. Ma Natale è Natale. Sò pesi che dobbiamo portare. Augurerrimi.

Maurinho: Eh già… sono raffreddato.

Genni: Cosa?


p.s.: non posso non riportare questo omaggio che la dice lunga (non solo) sulla mia militanza cinefila, e di cui ringrazio moltissimo l'omaggiatore 

"Ho trovato oggi un VHS con gli inizi di vari film. Penso fosse la tua azione di correzione culturale per i miei canonici 5 minuti di ritardo al cinema. Una testimonianza degli esordi. Buon Natale!
(il vhs non è "A spasso con Daisy")


avviso

mercoledì, gennaio 01, 2014


Post Doc

venerdì, febbraio 01, 2013


Alcune cose che ho più o meno imparato nell’ultimo anno, in ordine più o meno cronologico.


_il lavoro non si trova, il lavoro ti trova. Quindi fareste meglio a stare nascosti.

_avere un capo significa generalmente dover rinunciare alla testa - ma questo noi Rigattieri già lo sapevamo.

_redattore = chi redige un testo? Sbagliato! Redattore ≅ dattilografo il cui destino è scrivere sempre la cosa sbagliata.

_giornalista = persona che sa scrivere? Sbagliato! Giornalista ≅ oggetto di forma umanoide, a cui talvolta è stato insegnato a leggere.

_la gente cool fa gli elenchi puntati usando il trattino basso e senza usare le maiuscole. Chi vi dice il contrario è uncool.

_espressioni come “non è ok, lo voglio più wow!” sono alla base della comunicazione. Chi vi dice il contrario lavora nella comunicazione.

_vivere nella certezza che Cofino non spunterà nudo alla tua porta ti dà una tranquillità mai abbastanza apprezzata. (Pavi santa subito!)

_ se per esprimere un concetto ci vogliono più di 140 caratteri, quel concetto è probabilmente una cazzata.

_se per esprimere un concetto ci vogliono meno di 140 caratteri, quel concetto è probabilmente una cazzata.

_dire qualcosa di intelligente è davvero molto difficile.

_gli amici lontani sono più di un ricordo. Direi quasi che sono una certezza, o almeno la speranza di una vita migliore.

_quando ti licenziano la vera sfiga  non è che hai perso il lavoro, ma che se non stai attento il lavoro ti ritrova.

_la filosofia non è un lavoro. Il che è un problema, perché significa che la filosofia non ci troverà mai.

_studiare filosofia mi mancherà sempre. Un po’ come mi manca il gelato d’inverno – ma con in più la consapevolezza che l’estate non tornerà. 

Pranzo di... Capodanno 2012/13, ovvero ottavo pranzo di natale dell'era dei rigattieri

mercoledì, dicembre 05, 2012

"Ma poi che c'è, a Capodanno, a Pisa?" chiese candidamente un vecchio rigattiere, con la solita aria sorniona di chi la sa lunga ma non lo dà a vedere. "Ma come cosa c'è, c'è il capodanno dei rigattieri!" "Il capodanno dei rigattieri? Ohibò, e beh cus'è?" chiese candidamente il vecchio rigattiere con l'accento milanese dato dalla sua situazione attuale e momentanea, un po' omaggiando vecchi e grandi cantautori dell'italica tradizione. "Ma come cus'è, è l'evento mondano più richiesto di tutto il 2012! È il modo per confrontarci di persona e dirci che in fondo siamo ancora vivi! È l'auspicio più cool di tutto il 2013, che tutto il mondo ci invidia, insieme alla torre!" "Cioè vorresti dirmi che quest'anno non siamo riusciti a organizzare il pranzo di Natale e stiamo spostando tutto a Capodanno con questa scusa un po' meschina?" chiese candidamente il vecchio rigattiere che da sempre sapevamo che la sapeva un po' più lunga degli altri, e che anche questa volta era riuscito a vederci più chiaro della media delle persone che frequentano questo blog, ma che tanto sappiamo anche da dove trae la sua forza. "Eeeeh... Uuuuh... Mmmh..." "Ma scusa questo tuo mumbleraggio indica forse che ancora una volta ci ho visto più chiaro della media delle persone che frequentano questo blog?" chiese candidamente il vecchio rigattiere che prima o poi bisognerà sputtanarlo pubblicamente, che tutta questa sagacia gli deriva da quella testa di pietra di fronte camera sua, ecco l'ho detto e già lo sapevamo, ma ogni tanto ripeterlo non fa male. 
"Sì, genni. sì". 


Per Ale e Greg - e tutti gli altri intorno

sabato, settembre 01, 2012





Rigattieri!! Rigattieri di mare e di terra, Rigattieri vicini e lontani, Rigattieri simpatizzanti, affezionati, ipotetici, Rigattieri di nome e di fatto… ci siamo, è arrivato il gran giorno!

Oggi si celebra un evento davvero cramoroso. Il primo matrimonio dacché il blog ha preso vita!
Certo, anche questa, prima o poi, ci doveva pure capitare. Nelle pagine (anni) precedenti abbiamo festeggiato tantissime ricorrenze, tantissimi eventi. Tesi e dottorati come se piovessero, Pranzi di Natale, concorsi, viaggi, traslochi (una nascita, pure).
E dunque non è esagerato osservare il maraviglioso fatto che ha condotto, data l’occasione unica di quest’oggi, una folla di Rigattieri, proveniente dalle lande più periferiche della penisola, in quella parte di costa pugliese che ancora oggi non ha il prestigio che invece meriterebbe nelle guide turistiche per milanesi bauscia d’assalto. (Carovigno, o cara…)
Oggi i festeggiamenti rigattierici si abbattono come una piaga d’Egitto, miracolosamente, su uno di noi in particolare: Fra Lanz. E, ovviamente, sulla sua meravigliosa, simpaticissima, nobilissima compagna: Alessandra.

Già, stavolta è toccato a lui. Lui che è stato fin dal principio una delle anime della Casa e che nel tempo ha assunto diversi nomi: Vicesindaco, Papa Greg, Greg Lanza, Fra Lanz, Ciccio… Questo per dire l’importanza del personaggio.
Ecco, ci commuove pensare che sia lui a tagliare per primo questo straordinario traguardo, lui che per anni ha rappresentato la vera autorità repressiva di Via Rigattieri. Lontano anni luce dal dispotismo distratto e un po’ anarchico del Capo, il Vicesindaco Greg professava il suo cartesiano ordine intellettuale dentro un covo di studiosi chiaramente deviati, consegnando a tutti noi reprimende durissime contro: seguaci di Delùs, teorici della letteratura, linguisti orientaleggianti e un po’ mistici, contemporaneisti, teorici del cinema (!!!). E poi, come dimenticare il richiamo alla dirittura morale, allorché il Nostro, al calar del vespro, si faceva già trovare in pigiama alle 8 di sera; era un imperativo morale a cui non ci si poteva sottrarre: “che fai poi, stasera, esci? No, resti a casa, quello già s’è infilato la vestaglia, magari studio anch’io…”
Ma il ritratto sarebbe incompleto se non citassimo almeno anche la sua devastante, inquieta vitalità, che si manifestava sotto forma di un’esuberanza fisica debordante: armadi, ante spaccate, forchette piegate…
“S’è rotto!” era la sua constatazione impassibile, vagamente deterministica. Perché le cose, si sa, si rompono. Non sapevi mai cosa aspettarti, se un abbraccio stritolante o il lancio di un coltello.

E ora, tutte queste componenti esplosive troveranno un porto sicuro nella figura olimpica di Alessandra: solo lei è riuscita e riuscirà nella missione impossibile di trasformare quest’ammasso incontrollabile di energia in un gentiluomo pacato e riflessivo (!!!). O almeno, è quello che ci auguriamo tutti.
Poi vorrei dire due parole sul significato simbolico di questa loro scelta. Oggi il matrimonio di Greg e Ale segna in qualche modo una svolta, anche per noi. Nel tempo paludoso e buio che stiamo vivendo, prendere una decisione così forte comporta un cambiamento, un’accelerazione in avanti, imprime alle cose una direzione nuova. E così, anche tutto il resto che gli gira intorno assume un senso diverso.
Noi quindi siamo orgogliosi e immensamente felici di festeggiare loro due, Greg e Ale, perché con il loro indiscusso “primato” ci stanno facendo un regalo immenso. Essere testimoni di questo straordinario "rivolgimento" nel nostro gruppo è davvero un privilegio che ci emoziona.
Quanto al merito della scelta, il matrimonio, evento così raro da risuonare oggi come una bizzarria - almeno per la nostra generazione e per quello che stiamo attraversando – beh, alla fine si dovrà pur ammettere che è la più rettilinea, inevitabile, luminosa fra le infinite e complicate conseguenze dell’amore.

NIck Cave - Into My Arms

TFA

martedì, luglio 31, 2012



Un giorno forse si parlerà di questo concorso come di uno dei più famigerati della storia: "ti ricordi quando...", e noi potremo dire che c'eravamo. Effettivamente, ridotta all'osso, la cosa si direbbe comica se non fosse perversa: a 5 anni dall'ultimo concorso per la SSIS (2007, mancato per un soffio perché ci laureammo un paio di settimane dopo) parte questo Tirocinio Formativo Attivo, con una selezione fatta su migliaia di candidati in tutta Italia che a) hanno resistito in questi anni facendo qualcos'altro, o meglio non trovando altro da fare oggi si ritrovano a provare questo concorso; b) non hanno di meglio da fare che pagare 100 euro per provare questo concorso; c) pensano che se gli va bene possono avere un'abilitazione che gli permetterà, se gli va bene, di provare un concorso a cattedra che si dice verrà bandito presto e che, se gli va bene, darà loro una cattedra. Più o meno nel 2020, ma tanto siamo giovani. 
Però il TFA, si sa ma questo post è per la storia, oltre che costare 100 euro per provare l'esame (e magari qualche settimana o mese di studio dedicato solo a questo), nel caso in cui si vince costa dai 2500 ai 3000 euro di tasse, a seconda delle università. Per questo se ne parla come di "abilitazione a pagamento", uno dei punti più bassi toccati nella storia della formazione italiana - e in quanto tale come potevamo perdercelo? 
La selezione consta di tre prove: un quizzone, che in alcune classi ha fatto strage dei candidati (con domande indegne anche solo di essere pensate, come l'ormai classica su Amafinio, seguace di Epicuro mai nominato nella storia della filosofia di Abbagnano), ma che è di per sé un sistema curioso - ormai tristemente invalso. e mai seriamente contestato - per selezionare i futuri docenti della scuola pubblica; una prova scritta, e una prova orale. Ora si dà il caso che i rigattieri abbiano provato uno dei quizzoni più umani di questa triste esperienza, e che dunque a occhio e croce dovrebbero continuare il percorso e accedere alla seconda prova. 
Il che è la prova più evidente della totale inadeguatezza di questo sistema a selezionare in base a un barlume di criterio il futuro corpo di classe docente del bel paese. 

la crisi

venerdì, agosto 19, 2011

Sono giorni che mi scervello per capire in che modo questo crollo delle borse potrebbe essere un vantaggio per qualcuno, e nello specifico per noi. Come dire: avete creato un mondo insostenibile, e che privilegia i pochissimi contro i moltissimi? E mò sono cazzi vostri, e adesso comincia finalmente il nostro momento. Quello in cui le cose che sappiamo fare, che ci piace fare, e che voi non valorizzate minimamente cominceranno a riavere un valore, perché bisognerà riorganizzare la società su basi nuove, e allora tutto questo comincerà ad avere un senso, e anche a poter essere remunerato, e ricomincerà il rispetto e si stabiliranno regole tutte diverse, e i pescecani saranno riconosciuti come pescecani e così via. 

Ho paura però che qualcosa non mi torni.


coccodrillo

lunedì, febbraio 07, 2011

Le avevano provate tutte. Li avevano convinti, per anni e anni, che la mediocrità paga. E non alla lunga: tutto e subito! Erano anche gente di un certo talento, i rigattieri. Ma c'erano cascati. Finché la cosa non li riguardò direttamente ci pensavano con una certa aria di distacco, con quel non so che di superiorità che contraddistingue i vincenti (così pensavano). Ma il tempo stringeva, e i risultati tardavano a palesarsi. Eppure credevano di aver seguito il copione alla lettera. L'impegno? Caratteristica prescindibile, così si diceva in giro. L'abnegazione? Superata, superata. Qualunque residuo di originalità, si erano metodicamente applicati a lasciarlo da parte, fino a dimenticarlo del tutto. Erano certi che in questo modo il successo sarebbe arrivato in fretta. Inaspettatamente, si ritrovarono con un pugno di mosche. "E se per tutti questi anni ci avessero solo presi per il culo?" Non riuscirono mai a darsi una spiegazione convincente; l'ultimo di essi passò anni a studiare il fenomeno della superficialità. Un giorno si guardò attorno, si rese conto d'esser rimasto solo, volse gli occhi all'orizzonte ed emesso un forte peto, spirò.

Dal vostro uomo a Venezia

martedì, settembre 08, 2009

"Gentile Mr. Happy

Le confermiamo con la presente di aver effettuato il suo accredito stampa alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, edizione n.66..."

E così fu che ViaRigattieri entrò a Venezia dalla porta principale.
Non tra il pubblico, cari lettori, e nemmeno tra quelle figure del sottobosco cinematografico che si aggirano invasati sul Lido: press agent fasulli, scrittori noti soltanto a loro stessi, musicisti falliti che cercano di evitare di soccombere definitivamente all'oblio.
Eh no, carissimi, niente di tutto ciò.
I Rigattieri, quest'anno, sono entrati nel giro che conta: frequentazione dell'Excelsior, accessi riservati alle feste notturne, strette di mani con Produttori e Presidenti.
Perchè ragazzi, è venuto il momento di dirlo apertamente: i Rigattieri, della crisi economica, se-ne-fot-to-no! capito?
Vantandosi di essere a poco a poco diventati una malattia che ha contagiato l'intero organismo culturale italiano (accademia, editoria, quotidiani, internet, etc.), i Rigattieri quest'oggi fanno un ulteriore passo in avanti: mettono le mani sulla macchina dei sogni, quel mondo fatato che incanta e trascina l'inconscio politico collettivo, il magnifico incanto che controlla e manipola le menti dei ritardati che scaricano film o vanno ancora da Blockbuster (e riconsegnano i film in ritardo, pagandoli in totale 15 euro; nota autobiografica del redattore).
Il progetto è ancora in stadio iniziale e viene per il momento seguito sul campo dal sottoscritto Happy perchè, come al solito, c'è sempre bisogno di un fesso che si sporchi le mani (non capisco comunque, perchè il fesso debba sempre farlo io; nota autobiografica del redattore2).
Dunque il cinema, signori.
Perchè laddove c'è la possibilità di scalare il potere senza fatica, i Rigattieri ci sono.
Perchè i sogni, in tempi di contratti in scadenza, valgono oro. E se sentite in giro l'odore del sangue, vuol dire che i Rigattieri sono già arrivati.

p.s.: pare The Informant! un buon film, oggi arrivano Lo spazio bianco della Comencini (quella, delle due sorelle, che non scrive film sull'onda del ciclo..) e naturalmente Placido. C'è anche Clooney, con la Canalis; ma a quello lì, si sa, ci piace il mandingo.

immagine: http://www.flickr.com/photos/btre/2240935083/

I Rigattieri che vennero dal freddo

giovedì, novembre 27, 2008






Tempo: 27 novembre 2008, mattina

Luogo: ufficio Happy, Milano (nascosto in bagno) - ufficio Capo (??!!), Cosenza



Capo: Happy.

Happy: Ciao Capo, come stai?

Capo: Bene, bene, che stai facéndo..

Happy: Ho finito con la rassegna stampa, e tu?

Capo: Sono a Cosenza. Mi sto preparando. Devo andare in ufficio. (sono le 10.30, ndr)

Happy: Ah, capisco. Senti, devo dirti due cose: 1) Maciste è tornato all'asilo (aveva contratto il citomegalovirus, ndr); 2) mi sa che vengo a Pisa!

Capo: Vero? E quando?

Happy: Mah, pensavo verso il 17, giù di lì.. Che dici? Sei contento?

Capo: Sì, ma non ti posso ospitare.

Happy: ...

Capo: Comunque fai bene.

Happy: Perchè? Chi c'è?

Capo: Eh.. tutti, torneranno da tutte le parti.. America, Parigi, Roma, Berlino...

Happy: Incredibile!! Tornano tutti!!



Già, cari lettori e cari Rigattieri,

TORNERANNO TUTTI



...prossimamente...

Una grande produzione
Via Rigattieri Productions

stay tuned