L'Italia da tre soldi

martedì, gennaio 25, 2011




Caro, vecchio Mackie…

“Polly: […] Guarda, ho portato l’atto di accusa; chissà se riesco ancora a raccapezzarmici, è un elenco che non finisce più; ecco: hai accoppato due mercanti, hai commesso più di trenta scassi, ventitre rapine a mano armata, incendi, omicidi premeditati, falsificazioni, spergiuri, tutto questo in un anno e mezzo. Sei un uomo terribile. E a Winchester hai sedotto due sorelle minorenni.

Macheath: Mi avevan detto di aver più di vent’anni”.

(B. Brecht, L’opera da tre soldi, Atto II, Sc.I)

NRC X - Vallanzasca. Gli angeli del male

mercoledì, gennaio 19, 2011

 
Sembra che la preoccupazione principale legata all'uscita del film su Vallanzasca sia il pericolo della mitizzazione di un criminale. Ma Vallanzasca è un mito. I miti non sono necessariamente positivi, e in ogni caso nel mito di Vallanzasca c'è più di un aspetto positivo. E il fascino deriva da questo: dall'ambiguità e dall'ambivalenza del personaggio, dal suo coraggio ma anche da una certa fragilità. Dalla capacità di assumersi le responsabilità e di sfidare le convenzioni – basta guardare i filmati d’archivio dei processi. E Kim Rossi Stuart è bravo a interpretarlo, rende l'idea per chi ne ha solo sentito parlare. La simpatia di Vallanzasca è simile a quella di Mourinho: una simpatia da schiaffi, o peggio. Ma è già molto. Ora: riesce Placido a rendere questa simpatia? Solo in parte: perché se da un lato il film segue troppo pedissequamente la scheda di wikipedia, non lasciando grossi margini all'invenzione, dall’altro quando lo fa (in occasione di una sparatoria di Filippo Timi, ad esempio) le scelte registiche fanno rimpiangere un tipico, classico Placido. È un po' pasticcione, diciamola così; e un po' superficiale. La funzione del sangue, ad esempio, è quella cerchiobottista di attutire l’inevitabile fascino del personaggio, come a dire: era un mito, ma era anche cattivello, non dimentichiamocelo, non stiamo mica qui a farne l'apologia. Ma mica c'è bisogno di sottolinearlo in continuazione. La cattiva coscienza cattolica non ti fa rischiare fino in fondo, insomma. Come ha detto Vallanzasca a Radio 24: peccato, "il film poteva essere un capolavoro". E siamo ben lontani.

Procedura

venerdì, gennaio 14, 2011



Le parole e il senso

Rito
Dal lat. ri¯tu(m), della stessa radice del gr. arithmós 'numero' e del sanscr. rtám 'ordine (conforme a ciò che richiede la religione)'

Immediato
Dal lat. tardo immedia¯tu(m), comp. di in- 'in-' e media¯tus 'interposto'

C'est ce qu'on a eu de meilleur

martedì, gennaio 11, 2011

Un piccolo video pieno di domande, pieno di senso. L'omaggio di un grandissimo del cinema a un altro grandissimo, nel primo anniversario della sua morte. Qui sotto il testo, parzialmente incompleto, pieno di spunti.


Vous vous souvenez du nom du café? C’était quand? Non.
Quoi?
Employer le verbe avoir. ça reviendra.
Il y avait le Royal Saint-Germain. Non.
Le CCQL, Frédéric Froeschel, Non.
Anthony Barrier. Non.
La rue Lescot. Non.
Les esclaves du désir, au Cluny. Oui ça se peut.
Zerbi ou chez la comtesse boulevard saint-germain. Non.
Rue de (...) avec la vache dans la salle de bain. Non.
On allait taper taplan pour l’avocat, oui.
La sonate à Kreutzer, non. Mais les Bérénices oui.
Et ce déjeuner à Tulle, les deux dans la salle à manger.
Et la mère qui mange dans la cuisine. Hein?
Et après place Monge. La femme qui mange dans la cuisine. Les deux amis dans la salle à manger. Oui.
Et Adamov, un homme profond, non.
Alors les petites filles modèles, Josette Sinclair, Guy Deray, Joseph Keke, non.
On montait au 5ème de… au 5ème de l’hotel de… mais quand? Mais quel nom, cet hôtel?
Canguilhem passait devant… quand il sortait de la Sorbonne et allait vers les grands hommes.
Non, c’est quand elle descendait à … à droite de la Sorbonne et qu’elle tombait sur la préfecture de police en remontant à gauche vers ()
Il y avait les premiers tourne-disques chez Raoul Vidal. Oui.
Et il y avait le (...) aussi (...)
L’or des noctambules, Henri Pichette, Gérard Philippe.
L’homme à la fleur à la bouche, Jean Gruault, Jacques Mauclair
Libérez Henri Martin. Non, non.
Ah ça y est, je sais. Je sais, j’ai retrouvé. Il s’appelait “le vieux navire” ce café.
Non ce café c’était le "Old Navy".
Oui, avec les deux soeurs ramacciotti, oui
Oui, avec les deux soeurs ramacciotti, oui.
Ah, c’est ce qu’on a eu de meilleur, dit Frédéric.
Oui c’est ce qu’on a eu de meilleur, dit Deslauriers.

NRC IX - Hereafter

giovedì, gennaio 06, 2011


Cominciare l'anno con un bel film porta bene. Herafter è un bellissimo, bellissimo film. Cominciare l'anno con Hereafter porta bene.
Per fare una critica cinematografica sensata bisogna dire qualcosa di intelligente su un film. Quando si è abbagliati è difficile dire qualcosa di intelligente su un film. Quando si è abbagliati è difficile fare una critica cinematografica sensata (ma per fortuna qui siamo nella Nuova Rubrica Cinematografica).
La forza di un film risiede nella storia, nelle immagini, nelle idee, nei dettagli. Può una semplice inquadratura di una donna con la frangetta sullo sfondo di una porta bianca in un comunissimo corridoio d'appartamento essere meravigliosa? Può.
La potenza del cinema risiede anche nel permettere gli incompossibili. Nella variazione sul tema. Nel gioco con il noto. Non voglio anticipare nulla, e dunque faccio un esempio neutro. Sia data la serie ABC. Quello che vi aspettate, proseguendo la serie, è: D. A meno che non vi troviate in un meccanismo che persegue la sovversione delle regole, ma non è il caso di Eastwood. Prendete la fine di questo film, solo per fare un esempio. Ecco la serie: ABC. Cosa fa Eastwood? Mette D, ma la mette tra parentesi. E poi riprende la serie, e conclude con E. Ma non lo fa come se il suo fosse un gioco di prestigio: lo fa come se stesse compiendo un miracolo. C'è D (come a dire: tanto era già nella vostra testa, perchè non farvelo vedere?): ma c'è anche E. Ed è nella capacità di mostrare insieme (in sequenza, ma che importa) D ed E che sta la grandezza di questo ultimo, incredibile, film del grande Eastwood.