vento e sanità

domenica, novembre 30, 2008


In America ti può succedere di essere sfortunatamente, o per tua fortuna (dipende dai punti di vista), l'unica testimone di una scena davvero divertente; talmente divertente che, mentre te la stai godendo, già cominci a sentire la voce del capo che ti fischia nelle orecchie e che ti avverte che se non scrivi qualcosa a riguardo sul blog sei davvero un'ingrata e che quindi questa volta non potrai dire "m'abbutta!!!".
Anche questo sabato mattina sono andata al mio corso di inglese che si tiene ogni sabato alle dieci e dura tre ore (una condanna si potrebbe dire). I corsi di inglese in america sono generalmente popolati di "cacariso" (come mi è stato insegnato a chiamarli al mio arrivo…) poco comunicativi (coreani, cinesi, giapponesi, vietnamiti), e di una buona percentuale di latinoamericani logorroici, messicani perlopiù.
Per il primo mese del corso sono stata l'unica italiana.
Il secondo mese decide di intraprendere “l'esperienza del corso di inglese” anche un italianissimo rigattiere assiduo scrittore di post e direi tra i più celebri e nominati del blog, al quale vengono attribuiti i post anche quando non è lui a scriverli.
Ci accordiamo però, io e lui, di sederci sempre distanti e di non parlare mai tra di noi, quasi quasi all'inizio facendo finta di non conoscerci.
Così in america mi è capitato un po' per caso di trovarmi ogni sabato mattina nella stessa aula insieme ad ilfe (che faccio finta di non conoscere), latinoamericani logorroici e cacariso asociali.
Questa mattina Jim, il "robusto" e un po' sad insegnante di inglese (tra le prime persone di cui mi sono innamorata in america), ci ha fatto fare un divertente giochetto: ognuno doveva scrivere alla lavagna nella propria lingua qualche proverbio e poi tradurlo e spiegarlo agli altri in inglese. I proverbi presentati erano tra i più vari: quelli vietnamiti e giapponesi che non sembravano granché sensati (ma bellini scritti con gli ideogrammi), un paio turchi e poi quelli spagnoli che invece avevano più senso e corrispondevano ai nostri, come per esempio "chi dorme non piglia pesci". Il giochetto era anche divertente perché si riconoscevano i proverbi corrispondenti nelle diverse lingue e si faceva lo scambio cul-turale.
Ad un certo punto arriva il turno del nostro eroe.
Ilfe si alza dal suo posto con molta serietà, prende il pennarello in mano, va alla lavagna e comincia a scrivere i suoi tre proverbi (forse preferiti). Parte con il primo:
"IN TEMPO DI CARESTIA OGNI BUCO E' GALLERIA!". Ilfe cerca di spiegarlo, anzi, lo spiega senza apparenti ostacoli argomentando bene in inglese e rivolgendosi al coreano con gli occhiali sbigottito che non capiva nulla (io ridevo tantissimo e non ci potevo credere); il messicano capisce qualcosa e ride anche lui; jim non ride e imbarazzato cerca di trovare un corrispettivo proverbio in inglese. Ilfe vigoroso sbattacchia il pennarello come uno che sta insegnando l'alfabeto a un bambino a scuola. Quando gli sembra di aver esaurito la spiegazione ecco che arriva il secondo proverbio:
"QUANDO LA BOCCA PRENDE E IL CULO RENDE, SI VA IN CULO ALLE MEDICINE E A CHI LE VENDE". Questo è un po' più complicato, nessuno capisce bene e nemmeno io, ma ilfe traduce, eccome se traduce, e io rido a crepapelle con la voce del papà-capo nelle orecchie "pavi il post, pavi!!!" Un po' noncurante del fatto che il coreano e il giappo non capiscono nulla, ilfe è impaziente di arrivare alla fine: ilfe vuole rendere partecipi tutti, ma proprio tutti (cacariso e messicani di ogni sorta) del suo cavallo di battaglia, della sua rivendicazione più agguerrita, forse della sua metafora di vita o comunque della sua frase più, oserei dire, performativa (!!). E glorioso scrive di gran carriera:
"VENTO DI CULO, SANITA' DI CORPO!"
E via con la traduzione, la perifrasi, il significato, il senso della metafora, la soddisfazione profonda....Questa metafora di vita viene capita un po' di più, la vietnamita lancia un timido sorriso, la messicana logorroica qualche gridolino, il coreano si lancia in traduzioni nella sua lingua!!! Ilfe è talmente glorioso che nemmeno ride. No, non ride, è serio nella sua presentazione, come sono piuttosto seri tutti i partecipanti del gioco tranne me che rido abuso con le mani nei capelli. Finita la spiegazione dei suoi proverbi preferiti ilfe abbassa il pennarello e jim lo manda al posto con il timido applauso dei presenti che forse ben poco avevano capito ma qualcosa d'ilfesco avevano colto. Il nostro eroe se ne torna così al banco da vincitore, con il suo sorriso da gatto beffardo che ha finalmente spiegato il suo alfabeto.

Questo post è da intendersi in due modi: 1) una testimonianza davvero divertente sul gestirsi di un rigattiereviareggino fuori dal suo habitat. 2) Un significativo contributo all'eliminazione della musichettachefafarefiguredimerdainbiblioteca. per questa campagna anche cpfemmina arriva a scomodarsi!!! a bientot

Comments

12 Responses to “vento e sanità”
Post a Comment | Commenti sul post (Atom)

Unknown ha detto...

il nostro piotta in terra americana è un genio della comunicazione e dell'autoironia.
grazie amicoferi
von trotta

30/11/08, 11:53
Unknown ha detto...

...dario alias von trotta...

30/11/08, 11:54
nw ha detto...

ma il tuo cavallo di battaglia era anche quello di mia nonna!!!!
santa donna, peraltro...
ma il suo era più lungo (più completo e apodittico, oserei dire) e con una variatio lessicale d'effetto:
tromba del culo sanità del corpo, chi non fa quelle sarà morto!!

30/11/08, 11:56
Anonimo ha detto...

Io lo dico sul serio:
non vedo l'ora che ilfe arrivi qua a Parigi (o a Baugigi, per fargli onore).

01/12/08, 17:22
Anonimo ha detto...

In effetti era il cavallo di battaglia anche del mi nonno (pisano d'origine, viareggino acquisito di core), al quale devo gran parte della mia formazione.
Ma non so se avete notato dalla foto della lavagna (in basso a sinistra) il proverbio che cippiffemmina ha scritto nella doppia lezione veronse e italiana, che non parla di culi, ma ha ad ogni modo il suo porco effetto.

In fremente attesa di andare nel baugigi.

01/12/08, 19:05
nw ha detto...

......mmm..
ma la mi' nonna unn'era mi'a pisana..era buttera....
piccolo 'r mondo, eh...

01/12/08, 23:39
Anonimo ha detto...

non ci posso credere. ditemi che non l'ha fatto davvero..
no dai..
mio dio.

02/12/08, 15:20
nw ha detto...

...volete la verità?
mi manca la canzoncina der piotta...
nn è che la si potrebbe rimettere???

02/12/08, 23:26
Anonimo ha detto...

Dario Ferrari è il più GRANDE esponente di quella poesia scatologica che è un vanto della nostra cultura regionale e nazionale. Degnissimo erede di Cecco Angiolieri, era necessario che dopo Roberto Benigni, il quale peraltro non ha più il coraggio o l'età di seguire questa nobile poetica, gli USA scoprissero il Ferrari! Ti saluto o grande vate rinnovandoti la mia smisurata stima e offrendoti la mia misera consulenza in materia di scurrilità, nella remota eventualità tu ne avessi bisogno.

03/12/08, 12:01
Anonimo ha detto...

eh si caro happy, l'ha fatto davvero...ma la scurrilità toscana qua si sta per mischiare alla pacchianità americana. infatti non mi è riuscito proprio di fermare quei due che, con l'ilfe capo dell'impresa, hanno ordinato per venerdì (forse trovato in una rivista) un tacchino con dentro un pollo con dentro un altro uccellino, da mettere in forno e da mangiare. dice che vogliono anche loro un giorno del ringraziamento selvaggio e non veggie. cosa posso fare cari rigattieri? devo mangiare anch'io questo piatto barocco alla maria antonietta? li devo fermare in tempo? come avranno fatto (quelli della rivista) a incastrare cotanta selvaggina una dentro l'altra? help. cpf sbigottita.

03/12/08, 15:58
Anonimo ha detto...

Ringrazio infinitamente l'amicopinus (anche se è meglio non esagerare: l'ultimo Benigni non è assolutamente all'altezza - nè di cecco angiolieri nè di se stesso - impegnato com'è a cantare il Signòre davanti ai papi e ad abbracciare Mastella), anche per quel simpatico nickname che si è inventato...

Apparte questo, venerdì sera (chi si trovasse nei paraggi è caldamente invitato) ci sarà una cena a base di Turducken, che non prevede alcun uccellino e non si compra sulle riviste. Trattasi di uccelli di una raguardavole dimensione (...): un pollo dentro un'anatra dentro un tacchino gigante, condito con salsa di maiale (è la terra del meltin pot), che dovrebbe servire a sfamare (secondo il sito da cui l'abbiamo ordinato per corrispondenza) tra le 20 e le 30 persone. Tutto qui.

03/12/08, 17:32
nw ha detto...

ennesimamente d'accordo coll'ilfe - ilchecomincerebbeanch'avenimmiannoia - debbo però ammettere che nn conosco il new nick del robertino nostrale, che però, according to ilfe (appuntocomedicevosopra) fa un po' troppo il lecca-culi-ameri'ani & vati'ani e a noi c'incomincia a sta' sull'uccello di ragguardevoli dimensioni di cui si nutriranno i nostri eroi transatlantici.
Apparte questo: secondo me la salsa di maiale ammazza il gusto delicato dell'anatra, n’est-ce pas?

03/12/08, 19:45