Anche Parigi si esalta dei successi del rigattiere Barack oltratlantico. Due dei più giovani rigattieri hanno passato la notte alla Mairie del Terzo Arrondissement, a cercare di seguire gli exit poll in diretta (con scarsi risultati, per la verità). E l'indomani è stato tutto un parlare di espoir, changement, come voi di hope and change. Tra l'altro, data la scarsità dei nostri mezzi comunicativi (soprattutto di chi scrive) questo blog, con gli appassionati resoconti dell'ameri'ani, è stato più che mai fonte di informazioni, oltre che di gioia.
Tutti a parlare di Espoir, changement; ma anche tutti a dire C'est encre! Tutti = amicobéri. Io, che ho grande fiducia nelle capacità linguistiche sue, ho subito fatto mia l'espressione. E così, è da giorni e giorni che vado in giro a dire che ce magasin là a chose trop encre! oppure che cette soirée est vachement encre! o ancora più entusiasticamente, guardandomi Putain! je suis encre, aujourd'hui.
Io andavo così esprimendo i miei entusiasmi settimanali, e i miei interlocutori mai mi chiesero spiegazioni. Ieri, a un'altra festa cui mi sono imbucato grazie ai potenti mezzi sociali di amicobèri, ho continuato a fare largo uso dell'aggettivo, così gggiovane, così slang, che già immaginavo venire dalla peggio banlieu di Parigi. Insomma, ero fiero del mio francese così aggiornato e lo andavo così mostrando a una ragazza pariginissima dicendole qualcosa tipo c'est encre de te voir ici
o qualcosa del genere. Lei rimane interdetta, e amicobèri, dopo la partenza di quella, un po' imbarazzato di me dice: "cetto, però, puro tu. Che ci vai a dire a quella encre!"
Io sono ancora convinto dell'origine banlieusarda del termine e mi sto quasi per rispondere che effettivamente quella doveva essere una fighetta sorboniana, quando amicobèri continua spiegandomi che il termine è invenzione di amicoilfe, e non già francese ricercato o popolare.
Io rimango di sasso, lì per lì. Oggi però riflettendoci su mi dico che la verità è che il linguaggio rigattieresco è un felicissimo morbo del lessico internazionale, che invade il globo dall'Asia del lamati a vivavivall'america dei riga-foucaltiani passando per la Francia che già fu di charlie e ora bettinaggia e ocheggia. Tranne l'interdizione della francesina odiosa, infatti, nessuno ha contraddetto il mio encre, e sono quasi sicuro che anzi sia stato usato di rimando.
Non mi stupirebbe che alla prossima cappellata di Berlusconi, Madame Bruni-Sarkozy dica:
"c'est trop encre d'etre française!".
Tutti a parlare di Espoir, changement; ma anche tutti a dire C'est encre! Tutti = amicobéri. Io, che ho grande fiducia nelle capacità linguistiche sue, ho subito fatto mia l'espressione. E così, è da giorni e giorni che vado in giro a dire che ce magasin là a chose trop encre! oppure che cette soirée est vachement encre! o ancora più entusiasticamente, guardandomi Putain! je suis encre, aujourd'hui.
Io andavo così esprimendo i miei entusiasmi settimanali, e i miei interlocutori mai mi chiesero spiegazioni. Ieri, a un'altra festa cui mi sono imbucato grazie ai potenti mezzi sociali di amicobèri, ho continuato a fare largo uso dell'aggettivo, così gggiovane, così slang, che già immaginavo venire dalla peggio banlieu di Parigi. Insomma, ero fiero del mio francese così aggiornato e lo andavo così mostrando a una ragazza pariginissima dicendole qualcosa tipo c'est encre de te voir ici
o qualcosa del genere. Lei rimane interdetta, e amicobèri, dopo la partenza di quella, un po' imbarazzato di me dice: "cetto, però, puro tu. Che ci vai a dire a quella encre!"
Io sono ancora convinto dell'origine banlieusarda del termine e mi sto quasi per rispondere che effettivamente quella doveva essere una fighetta sorboniana, quando amicobèri continua spiegandomi che il termine è invenzione di amicoilfe, e non già francese ricercato o popolare.
Io rimango di sasso, lì per lì. Oggi però riflettendoci su mi dico che la verità è che il linguaggio rigattieresco è un felicissimo morbo del lessico internazionale, che invade il globo dall'Asia del lamati a vivavivall'america dei riga-foucaltiani passando per la Francia che già fu di charlie e ora bettinaggia e ocheggia. Tranne l'interdizione della francesina odiosa, infatti, nessuno ha contraddetto il mio encre, e sono quasi sicuro che anzi sia stato usato di rimando.
Non mi stupirebbe che alla prossima cappellata di Berlusconi, Madame Bruni-Sarkozy dica:
"c'est trop encre d'etre française!".
Comments
9 Responses to “encre Paris!”
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ma questa è una storia meravigliosa!!! susserio!!!
09/11/08, 20:13ma una curiosità: lo pronunciavi "àncr"?
certo, e come sennò?
09/11/08, 20:40ma non ho ben capito cosa dovesse significare la parola encre in questo slang giovanilistico perché in francese la parola encre esiste e significa inchiostro, quindi penso che la francese fosse rimasta interdetta di fronte a queste eternazioni di entusiasmo tipo "Ma questa festa è proprio inchiosto!!!"...o ancora "Barack Obama è troppo inchiostro", che forse è peggio di 'abbronzato'.
09/11/08, 20:40ahahahahahahahahahahahahaha ahahahaha
09/11/08, 21:08cp femmina che invidia pilar la tizia messicana che fa il corso con lei di inglese che ha incontrato l'altro ieri quel fico di barack per strada mentre faceva jogging!!!
A questo punto non posso che ricordare il mio "ça galope", rafforzativo di "ça marche" o "ça va", che ai suoi tempi conquisto mezza Lione... L'oca confermerà, perché era là.
09/11/08, 21:31trop 'ncre...quando ci stavo io a Parigi non c'era niente di cosi figo con cui dare un tono al proprio intercalare...c'era solo il "quoi" aggressivo alla fine di qualunque frase che ti veniva a noia subito. Bravi rigattieri portatori di eleganza e respiro viareggino nella lingua francese! Bravi davvero!
10/11/08, 00:13grazie amicoie! E grazie, instancabile, amicoberi!
10/11/08, 09:13tanto per il post esilrante quanto per portare il verbo rigattieere nel cuore d'europa. Ora che abbiamo piazzato un rigattiere alla casa bianca e abbiamo cominciato a contaminare le lingue del mondo con il nostro sublinguaggio, credo che niente ci sarà impossibile.
e sono certo che anche obama capirà, e apprezzerà di essere chiamato inchiostro.
ragazzi, questo post è proprio ma proprio encre!!
10/11/08, 11:51e mi rimembra di quand'anch'io feci qualcosa di simile, traducendo à la lettre la colorita espressione pisanaccia 'sti cazzi in tetesko e diffondendola in terra elvetica...
suscitai curiosità, nonché ilare proselitismo....
die Schwänze....
Confermo il ça galoppe. ancora oggi lo uso spesso, diffondendo il verbo giusc'à Baugigi (jusq'à Paris).
12/11/08, 11:41Posta un commento