Breve nota sull'acquisizione Mondadori - Rcs Libri

martedì, ottobre 13, 2015







Guardate l'infografica di Repubblica.it. C'è tutto.

1) Rcs Libri è un carrozzone da 200 mln di fatturato, che partorisce un topolino di 2 milioni di utile l'anno. Per la Rcs di oggi, insostenibile. Chi poteva salvare un simile pachiderma (non solo autori, ma: editor, marketing, addetti alla distribuzione, catalogo, diritti, i debiti, etc.)? O un acquirente straniero o un italiano.
2) Chi altro poteva comprare Rcs Libri? A guardare l'infografica, oggi in Italia solo una via era concretamente percorribile: Mondadori è l'unica che ha le spalle grosse per assorbirla. Può contenere i debiti, fare efficienza gestionale, generare guadagni.
3) Poteva esserci un'altra via italiana? Sì, certo. Se si guardano le quote di mercato, abbiamo Gems (10%) + Giunti (6%) + Feltrinelli (4%). Messe insieme, teoricamente, avrebbero fatto un competitor delle dimensioni poco inferiori a Mondadori (20% circa). Ma perché non si fa questa cosa? Perché le suddette aziende sono a controllo familiare. Le famiglie sono ancora forti e guidano le strategie aziendali. Sono allergiche ad aprire la proprietà a editori terzi. Sì, è un dramma. Ma è trasversale al capitalismo italiano. Piuttosto che vendere al mio fraterno nemico, chiudo baracca o vendo a uno straniero. La triste parabola della moda italiana docet (piuttosto che vendere a Miuccia, re Giorgio va a trovarsi un acquirente kazako che tesse rami di giunco secco).
4) Si viola l’antitrust? In teoria, con l’uscita dell’Adelphi di Calasso, no. La soglia dovrebbe essere sotto il livello di guardia (35%). In ogni caso, la nuova Mondadori avrebbe la possibilità di cedere qualche altra cosa per evitare casini (Marsilio?).
4/1) Va bene, tutti noi stiamo guardando alle future quote del colosso. Ma nessuno guarda al territorio libero? Circa il 40% è di piccoli-micro editori. Noi Rigattieri lo sappiamo bene! ;-) Il mare magnum sono loro, microscopici, individualisti fino a la muerte, uno spazio variegato che purtroppo, nel mondo di oggi, resta senza una forza e una direzione precisa. Ma lì andrebbe trovata la nuova linfa, o il nuovo “campione nazionale”.
5) Ma quindi, tutto ‘sto bordello è male o bene? Beh, qui si lascia il terreno solido dei numeri e si va sull’impressionismo personale… In teoria, quando succede uno sconvolgimento così grande in un settore ci possono essere due reazioni: far finta di niente e barcamenarsi finché dura; oppure attrezzarsi e cambiare di conseguenza. La spinta endogena del sistema dovrebbe portare – a titolo difensivo, tattico – alla fusione di qualche medio editore. Per farsi le spalle un po’ più solide. Fantascienza sarebbe se i protagonisti minori (vedi punto 3) decidessero di fare i ganzi per davvero e dichiarare guerra. Ma qui si ritorna allo scoglio del controllo familiare. In ogni caso, è bene dire che se hai i conti a posto, non c’è motivo di agitarsi tanto. In prospettiva più a lungo termine, però, considerando il tema delicatissimo del retail (più del digitale, che pare essersi assestato), bisognerà che un giorno i nostri cari editori decidano che fare: quanto pubblicare? Come distribuirlo? Come remunerare l’investimento? Cosa fare dei punti vendita? In questo senso, anche la mossa di Mondadori è da leggere in chiave puramente difensiva. Tutto scorre e io divento più grosso per resistere. Forse però è arrivato il momento per questo mondo di crescere un pochino e abbandonare l'incomprensibile, quieta, provinciale baruffa su chi vincerà il prossimo premio Strega. 


NdA: questo post è stato scritto la mattina successiva all'annuncio dell'operazione. Purtroppo ha dovuto subire l'onta di una tirannica censura. Il che significa che, non solo in Mondazzoli, ma anche sotto i cieli fulgidi di Via Rigattieri l'intelletto scomodo deve tracciare la propria strada con il sudore e con il sangue.