Appunti di riflessione politica. Di quella volta che mangiai all'UNESCO.

sabato, settembre 19, 2009



Quella volta che mangiai alla mensa dell'Unesco tornai a casa con la fame. Tra taboulé e cous-cous, insalate di germi di soia e verdure bollite tutti gli utenti eravamo modernamente affratellati in un solo menu, politicamente rispettoso delle religioni di tutti, proitenicamente irrilevante, tragicamente incapace di assumere una chiara e netta decisione alimentare. Se per fare un compromesso tra le limitazioni religiose e culturali di tutte le etnie del mondo ci si ritrova a brucare, non è forse il caso di rivedere le strategie della negoziazione?
E non oso pensare cosa si mangerà alla FAO!


per un'interpretazione globale dell'ultimo arbu di capossela

martedì, settembre 15, 2009

capo: Io credo che, a distanza di un anno circa, possiamo dire tranquillamente che "Da solo" è un disco minore di Capossela. Ti sentiresti di smentirmi?

cofe: beh, minore...
da un certo punto di vista è chiaro che è minore. Per esempio non è paragonabile alla risposta di pubblico di Ovunque proteggi, che ha affermato per un minuto Capossela come leader della scena musicale italiana (titolo ora saggiamente ritronato nelle mani del Blasco). Minore come temi, minore perché intimista, minore perché da solo. Insomma la scelta di una minorità come sorta di digressione, come détour stilistico, come minimalizzazione rispetto alla scorpacciata di echi che aveva fatto dei precedenti arbu dei proteiformi capolavori. Sì, una minorità voluta, con perle cantate sottovoce, che non possono che arricchire la sua sorpendente galleria. E anche, diciamolo senza paura di mancare al caposselismo, con degli scivoloni imbarazzanti (Orfani ora, In clandestinità, qualche altra), dovuti naturalmente al fatto di aver voluto cedere a quella stupida volontà di soggettivizzare l'arte, cosa che ha due esiti possibili (vedi: Per un'interpretazione globale della musica italiana): Eros Ramazzotti e Francesco De Gregori. Ovvero, il nulla messo in strofe o i capolavori inaccessibili, meravigliosi solo a costo di essere adombrati (quindi, capisci bene che con il soggettivismo di De Gregori bisogna stare attenti, è un post-soggettivismo, alla Archiloco, se intendi quello che voglio dire, e sennò vediti la Nascita della Tragedia). A Capossela non riesce di essere soggettivista (o almeno non sempre, o almeno solo a costo che la sua canzone resti a manovella, ovvero entro il meccanismo musicale dell'impersonale oggettivo), e questo è il grosso limite di (alcuni brani di) Da solo.

o no?

capo: è mai possibile che debba sempre gabbarti pur di farti scrivere dei post?

Dal vostro uomo a Venezia

martedì, settembre 08, 2009

"Gentile Mr. Happy

Le confermiamo con la presente di aver effettuato il suo accredito stampa alla Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, edizione n.66..."

E così fu che ViaRigattieri entrò a Venezia dalla porta principale.
Non tra il pubblico, cari lettori, e nemmeno tra quelle figure del sottobosco cinematografico che si aggirano invasati sul Lido: press agent fasulli, scrittori noti soltanto a loro stessi, musicisti falliti che cercano di evitare di soccombere definitivamente all'oblio.
Eh no, carissimi, niente di tutto ciò.
I Rigattieri, quest'anno, sono entrati nel giro che conta: frequentazione dell'Excelsior, accessi riservati alle feste notturne, strette di mani con Produttori e Presidenti.
Perchè ragazzi, è venuto il momento di dirlo apertamente: i Rigattieri, della crisi economica, se-ne-fot-to-no! capito?
Vantandosi di essere a poco a poco diventati una malattia che ha contagiato l'intero organismo culturale italiano (accademia, editoria, quotidiani, internet, etc.), i Rigattieri quest'oggi fanno un ulteriore passo in avanti: mettono le mani sulla macchina dei sogni, quel mondo fatato che incanta e trascina l'inconscio politico collettivo, il magnifico incanto che controlla e manipola le menti dei ritardati che scaricano film o vanno ancora da Blockbuster (e riconsegnano i film in ritardo, pagandoli in totale 15 euro; nota autobiografica del redattore).
Il progetto è ancora in stadio iniziale e viene per il momento seguito sul campo dal sottoscritto Happy perchè, come al solito, c'è sempre bisogno di un fesso che si sporchi le mani (non capisco comunque, perchè il fesso debba sempre farlo io; nota autobiografica del redattore2).
Dunque il cinema, signori.
Perchè laddove c'è la possibilità di scalare il potere senza fatica, i Rigattieri ci sono.
Perchè i sogni, in tempi di contratti in scadenza, valgono oro. E se sentite in giro l'odore del sangue, vuol dire che i Rigattieri sono già arrivati.

p.s.: pare The Informant! un buon film, oggi arrivano Lo spazio bianco della Comencini (quella, delle due sorelle, che non scrive film sull'onda del ciclo..) e naturalmente Placido. C'è anche Clooney, con la Canalis; ma a quello lì, si sa, ci piace il mandingo.

immagine: http://www.flickr.com/photos/btre/2240935083/

Baarìa

giovedì, settembre 03, 2009

mi scrive giustamente mauro:

ma Baarìa, che però è stato girato a tunisi con i soldi dei contribuenti siciliani finiti direttamente nelle tasche di un entusiasta presidente del consiglio a legittimare il suo conflitto di interessi da parte di un regista che sembra girare ormai sempre lo stesso film e sempre come se fosse uno spot pubblicitario e in cui capisci che qualcosa è successo solo nella scena finale quando tentando di imitare leone compare il solito retorico piano sequenza che termina in uno sguardo che si rivolge verso la telecamera, ci piace?

che gli dico?