capo: Io credo che, a distanza di un anno circa, possiamo dire tranquillamente che "Da solo" è un disco minore di Capossela. Ti sentiresti di smentirmi?
cofe: beh, minore...
da un certo punto di vista è chiaro che è minore. Per esempio non è paragonabile alla risposta di pubblico di Ovunque proteggi, che ha affermato per un minuto Capossela come leader della scena musicale italiana (titolo ora saggiamente ritronato nelle mani del Blasco). Minore come temi, minore perché intimista, minore perché da solo. Insomma la scelta di una minorità come sorta di digressione, come détour stilistico, come minimalizzazione rispetto alla scorpacciata di echi che aveva fatto dei precedenti arbu dei proteiformi capolavori. Sì, una minorità voluta, con perle cantate sottovoce, che non possono che arricchire la sua sorpendente galleria. E anche, diciamolo senza paura di mancare al caposselismo, con degli scivoloni imbarazzanti (Orfani ora, In clandestinità, qualche altra), dovuti naturalmente al fatto di aver voluto cedere a quella stupida volontà di soggettivizzare l'arte, cosa che ha due esiti possibili (vedi: Per un'interpretazione globale della musica italiana): Eros Ramazzotti e Francesco De Gregori. Ovvero, il nulla messo in strofe o i capolavori inaccessibili, meravigliosi solo a costo di essere adombrati (quindi, capisci bene che con il soggettivismo di De Gregori bisogna stare attenti, è un post-soggettivismo, alla Archiloco, se intendi quello che voglio dire, e sennò vediti la Nascita della Tragedia). A Capossela non riesce di essere soggettivista (o almeno non sempre, o almeno solo a costo che la sua canzone resti a manovella, ovvero entro il meccanismo musicale dell'impersonale oggettivo), e questo è il grosso limite di (alcuni brani di) Da solo.
o no?
capo: è mai possibile che debba sempre gabbarti pur di farti scrivere dei post?
cofe: beh, minore...
da un certo punto di vista è chiaro che è minore. Per esempio non è paragonabile alla risposta di pubblico di Ovunque proteggi, che ha affermato per un minuto Capossela come leader della scena musicale italiana (titolo ora saggiamente ritronato nelle mani del Blasco). Minore come temi, minore perché intimista, minore perché da solo. Insomma la scelta di una minorità come sorta di digressione, come détour stilistico, come minimalizzazione rispetto alla scorpacciata di echi che aveva fatto dei precedenti arbu dei proteiformi capolavori. Sì, una minorità voluta, con perle cantate sottovoce, che non possono che arricchire la sua sorpendente galleria. E anche, diciamolo senza paura di mancare al caposselismo, con degli scivoloni imbarazzanti (Orfani ora, In clandestinità, qualche altra), dovuti naturalmente al fatto di aver voluto cedere a quella stupida volontà di soggettivizzare l'arte, cosa che ha due esiti possibili (vedi: Per un'interpretazione globale della musica italiana): Eros Ramazzotti e Francesco De Gregori. Ovvero, il nulla messo in strofe o i capolavori inaccessibili, meravigliosi solo a costo di essere adombrati (quindi, capisci bene che con il soggettivismo di De Gregori bisogna stare attenti, è un post-soggettivismo, alla Archiloco, se intendi quello che voglio dire, e sennò vediti la Nascita della Tragedia). A Capossela non riesce di essere soggettivista (o almeno non sempre, o almeno solo a costo che la sua canzone resti a manovella, ovvero entro il meccanismo musicale dell'impersonale oggettivo), e questo è il grosso limite di (alcuni brani di) Da solo.
o no?
capo: è mai possibile che debba sempre gabbarti pur di farti scrivere dei post?