Auguri Capo

venerdì, settembre 30, 2011

Post-Venezia 3

mercoledì, settembre 28, 2011



Check Point Ciak

Verso le due di notte del 9 settembre scorso. Festa veneziana ad alto contenuto cinematografico e alcoolico.
Un Attore Famoso, piuttosto su di giri, incede con passo sorridente abbracciando tutti quelli che incontra, senza far differenza tra noti e ignoti, maschi e femmine.
Il suo sguardo è magnetico, il suo sorriso travolgente.

Lo sparuto gruppetto di vostri affezionatissimi viene agganciato dall’Attore Famoso (d’ora in poi, AF).
Il Capo, lo sventurato, rispose all’ammico di AF.
Musica a palla, le parole si perdono.

Happy vede che il Capo inizia a parlare con AF. Poi comincia a battersi la fronte con la mano. Ripetutamente.
AF ride e lo abbraccia. 
Ha capito a cosa si sta riferendo il Capo e gli risponde, colmo di gratitudine.

Poi AF si avvicina a Happy.
Segue dialogo

Happy: Ciao, piacere…
AF: Ciao, piacere, io sono AF…
Happy: Sono felice di conoscerti.

AF mi sorride e mi abbraccia.

Happy: Sai, siamo molto contenti che tu sia venuto.
AF: Grazie!
Happy: Io sono dell’ufficio stampa e lavoro qua…
AF: Ah sì?
Happy: Davvero.
AF: Cazzo, io ci ho messo mezzora per entrare!
Happy: Beh…
AF: MAVAFFANCULO!!

Mi hanno beccato

venerdì, settembre 23, 2011




Succede più o meno come in Dieci piccoli indiani. A poco a poco, cadono tutti. Adesso tocca a me.
Parliamo spesso qui di quanto il cosiddetto mondo del lavoro sia diventato una pura utopia che ci respinge, come se fossimo dei batteri mortali per il sistema.
Dotati di aspirazione e conseguente titolo di studio in materie umanistiche, ci ritroviamo con due alternative possibili: una precarizzazione senza via d’uscita; una fuga verso altre realtà.
In entrambi i casi, nulla c’entra con il nostro percorso iniziale.
La nostra generazione ha sbagliato rotta ed è stata respinta dall’orbita terrestre, fuori, nello spazio cosmico.

Nel mio piccolo, essendo il meno dotato nel lavoro di ricerca tra tutti i miei compagni di studi, avevo capito fin da subito che la passione per la letteratura sarebbe rimasta, come diceva Fenoglio, niente più che l’appagamento di un vizio. E così sono fuggito altrove.
Dopo qualche anno nel mondo del lavoro, ho cominciato a pensare che la mia condizione di lavoratore a progetto sarebbe rimasta pressoché immutabile. Non era poi tanto male, in fondo.
Che cosa sarebbe accaduto il prossimo anno? Chissenefrega, pensavo. Io sono qui e faccio il mio lavoro. Il futuro continuava ad essere un pensiero fastidioso. Il presente, il precario presente, mi bastava (ovvio, avevo di che sfamarmi).

Poi, un bel giorno, il vecchio, implacabile giudice che io pensavo fosse sparito nei meandri dell’isola, è venuto a colpire proprio il sottoscritto. Ha spezzato la mia statuetta da indiano.
Non violentemente, ma sotto forma di una lettera: “Con riferimento ai colloqui intercorsi ed a conferma degli accordi intervenuti, ci è gradito comunicarLe la Sua assunzione presso la nostra Azienda con contratto di lavoro a tempo indeterminato a decorrere dal giorno…”.

Ecco, sono fritto, ho pensato. Il primo indiano di Viarigattieri ad essere fatto fuori.

Post-Venezia 2

venerdì, settembre 16, 2011



Ambientazione: Festa esclusiva. 

Personaggi: Il capo, un filosofo.


QUEI LORO INCONTRI
Atto unico (in molti sensi)



- Scusa ma…

- Prego?

- Scusa ma quello è mio.

- Prego?

- Quello è il mio champagne.

- Prego?

- Quello, è il MIO champagne.

- No, caro signore, lei si sbaglia. Il suo champagne l’ha portato via quella deliziosa signorina con la camicetta color perla mentre lei pisciava sulla siepe. Questo è il MIO champagne.

- Come dici?

- Ha presente il momento in cui lei guardava dentro al magro decolletè della quindicenne che aveva accanto, poco prima della minzione? In quel momento, caro signore, è arrivata la signorina con la camicetta color perla e s’è portata via il suo bicchiere. Fanno tanto gli chic, ma appena volti le spalle subito ti fregano il bicchiere.

- Ma dai.

- E già, caro signore.

- Ma tu che fai, lavori qui?

- Si figuri caro signore, io sono un imbucato. Diciamo che ho le mie conoscenze.

- Sono i migliori, gli imbucati. Io insegno filosofia all’università di B.

- Anche Lei imbucato?

- In qualche modo.

- Ma dai.

- E già.

- Vuole un po’ di champagne?

- È che ho finito la coca.

- Ma dai.

- E già. 


Sipario, applausi.

ogni riferimento a luoghi, persone, spazilancia, piscine, hotel excelsior è puramente casuale.

Post-Venezia 1

mercoledì, settembre 14, 2011



Il Lido veneziano giace ormai abbandonato, dismesso, rinchiuso di nuovo nella sua bolla di silenziosa solitudine che presidia costantemente gli ordinati viali e le ville nobili.
Quella sofisticata, pacifica invasione che viene messa in atto dal pubblico festivaliero – cineasti, industry, attori, gente comune – appare come per incanto una volta l’anno, resta quindici giorni scarsi e poi si smaterializza di nuovo, lasciando le strade del Lido nell’identico stato di prima: un isolato rifugio per anziani riccastri veneti. 
Non c’è comunicazione tra le due realtà, Mostra e Lido; convivono ignorandosi a vicenda, estranei l’uno all’altro per finalità e consistenza.
Passando lungo i viali malinconici del ritorno alla terraferma, dunque, viene da chiedersi cosa sia accaduto veramente in quei giorni: che cos’è la Mostra? E noi, ghezzianamente parlando, ci siamo stati per davvero?
Inizierà qui, nei prossimi giorni, un po’ per divertimento e un po’ per rianimare questo luogo virtuale, una serie di post dedicati a Venezia. Scritti e interpretati da chi ci è passato per davvero – noi cineamatori saltuari o vocativi.
Venezia, che è “stata”, letteralmente, già archiviata nella nostra memoria. E dunque, è già “post”.