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breve riassunto della situazione

giovedì, novembre 17, 2016


Siccome penso che una delle cose più intelligenti che potessimo fare negli scorsi anni – e come sempre le cose intelligenti si fanno per caso, o almeno a noi è capitato così – sia stata scrivere questo blog, che rimane una miniera di ricordi e che, sempre che non scompaia, racconterà a un gruppo di amici come ha vissuto l'era pre-facebook dicendo qualcosa non soltanto delle nostre vite ma anche di un pezzo di società degli anni duemila, vorrei fare un breve riassunto della situazione vista da questi tempi. In ordine sparso e con molte lacune, magari le andrò riempiendo via via. 

I rigattieri, come prevedibile, vivono sparsi per l'Italia. Qualcuno sta anche all'estero, ma più o meno tutti sono nello stivale. Che fanno?

Uno insegna all'università, tre hanno vinto un concorso e teoricamente insegnano a scuola, ma erano i concorsi della buona scuola di Renzi, quelli in cui i posti vinti non esistevano. Uno che faceva la normale e poi si buttò nel mondo del lavoro passò da una banca per poi tornare al vecchio amore, l'editoria. Un altro figliò (di uno già sappiamo che figliò in tempi ancora rigattierici) e si è inventato un lavoro dal nulla, col coraggio di cambiare tutto e la capacità di investire i (pochi) soldi di altri rigattieri. Uno se ne andò nel profondo nord a insegnare sostegno con supplenze precarie, un'altra precariamente passava di assegno in assegno, mentre con altri si inventava cooperative che impaginano e curano i libri per gli editori, che un tempo curavano i libri e ora li fanno curare ad altri. Diversi traducono, per lo più saggi, da lingue che più o meno conoscono. Due nel frattempo sono diventati madrelingua recuperando tradizioni familiari e traducono in altre lingue o a volte fanno torte. Uno danza (egli danza). Un'altra alleva gatti e insegna agli universitari e ai bambini d'asilo, probabilmente allo stesso modo. Pochi sono rimasti a Pisa ma tutti ci tornano periodicamente. Uno è tornato in Sardegna e nessuno riesce a capire esattamente cosa cazzo faccia. Uno, pur di inventarsi qualcosa di strano, è finito a Singapore, perché a Honk Kong gli pareva troppo vicino. Un'altra è finita a Palermo e ancora non ha capito perché. Un'altra ancora fa corsi di storia in Inghilterra anche se è filosofa e si occupa di letteratura, e adesso è stata raggiunta da uno storico che arriva lì tramite una casa di moda (o forse no?) e si porta il tè della Coop (in Inghilterra, dimmi tu). Una coppia poetico-accademica aspetta un figlio che nascerà a Berlino. Uno si occupa di cinema e più d'uno dei rigattieri ha intrecciato il mondo lgbt (pensa te). Una gira che ti rigira, scrive i libri sui filosofi, è la più forte di tutti ma fa la cameriera per orgoglio proletario. Tutti più o meno si sentono, e purtroppo non scrivono più su questo blog perché facebook, uozzàp, telegram…

Tutto sommato stanno tutti bene.

Tacchini sui tetti e renziani in Siberia. Le pagelle delle primarie

lunedì, dicembre 03, 2012



Riprendendo una rimpianta consuetudine dei Rigattieri – le pagelle del calcetto di Cofìno – e riadattandola prontamente all’uopo, entriamo anche noi a gamba tesa nel dibattito delle primarie. È vero, noterà qualcuno, adesso è troppo facile, le primarie sono finite! Ma chi se ne frega.
Noi ci limitiamo a glossare il postmoderno.
 
Il contesto

Confronto Sky – voto 7: Simpatico, incasinato, da prima volta insomma. Il tempo per le risposte era pochissimo (per avere risposte sensate, ovvio). Con cinque candidati si è rischiata l’assemblea di condominio. Ma l’effetto di vedere quella gente onesta e preparata, lì a disposizione, bravi, composti, faceva una tenerezza infinita.

Confronto Rai – voto 9: Mi sbilancio, ma è stata un’ora e mezza tesissima, di un’intensità vera, palpabile. Si sentiva che i due si stavano giocando tutto. E forse è stato il segreto del successo di questa mobilitazione. Loro ci hanno messo la faccia, noi abbiamo riempito i seggi. Dovrebbe, sempre, funzionare così.

Quotidiani e tv – voto 4: A parte qualche rarissimo professionista con un minimo di cervello e una penna degna di essere chiamata tale, l’informazione italiana ha cercato la rissa dall’inizio alla fine. Di raccontare e mettere in scena una rissa. Senza capire nulla, ma proprio nulla, di quello che è successo (persino quando i due litigavano sulle regole). E gli insulti che ieri D’Alema ha rivolto ai giornalisti chiudono il cerchio, sono la prova finale che i giornalisti medesimi – e il velista pugliese – non ne azzeccano più una da almeno vent’anni.

Grillo – voto 3: Aggredisce a testa bassa, sentendo di perdere terreno. E che con le primarie online (verificate da chi?) non potrà mai replicare al botto delle primarie vere. Sbrocca al punto da arrivare a dare ordini e minacce ai suoi stessi sostenitori (“chi pilota il voto è fuori”, dice oggi, un bell’augurio per davvero).
Pdl – s.v.: Ci avete preso per il culo per anni, per il fatto che noi si organizzava le primarie. E adesso? Fateci sapere.

Battute, satira, metafore – voto 10: Doverosa precisazione: chi scrive ha una pessima opinione dell’umorismo renziano, tendenzialmente speculare a quello di “Striscia la Notizia” (eppure, a quanto ci risulta, con rammarico, anche il pubblico di “Striscia” gode tutt’ora dei diritti costituzionali…). Ma la prova migliore di questo successo popolare sta nella creatività venuta fuori un po’ da tutte le parti. Svettano su tutti, impareggiabili, i “Marxisti per Tabacci”, cui viene tributata una menzione d’onore nel discorso della vittoria di Bersani. E come dimenticarsi di Crozza, Zoro, vari gruppi Feisbuc… Chiudo sottolineando la metafora più surreale, da archiviare negli annali della storia politica italiana: “Meglio un passerotto in mano del tacchino sul tetto” (un Bersani titanico mette così a repentaglio la candidatura nel confronto tv con Renzi).

Elettori e volontari – voto 10: Tra primo e secondo turno fanno più o meno 6 milioni di persone. Bisogna conteggiarli tutti insieme, anche se erano quasi gli stessi. Perché fare questi numeri da una settimana all’altra è pazzesco, semplicemente pazzesco. E perché sono state due giornate bellissime da vivere. Non occorre dire altro.


I candidati

Tabacci/Puppato – voto 7: Si sentiva che erano un po’ avulsi dal gioco. Partivano da troppo lontano, culturalmente e per esperienze diverse fra loro. Ma ci voleva anche questo. Per chiedersi chi è questa tipa che in Veneto ha sconfitto la Lega e perché diamine un vecchio democristo come il "Tabaccione" (copyright Bersani) si sia buttato in questa bolgia di giovani e volontari.

Nichi – voto 9: Boom. Già. Voto quasi massimo per il governatore pugliese. Non solo perché noi Rigattieri abbiamo la Puglia nel cuore. Nossignori. Il fatto è che, ammettiamolo, quando parla ti fa venire i lucciconi agli occhi. Ti smuove qualcosa dentro. E la scelta di aspettare di essere assolto prima di iniziare la campagna, le lacrime trattenute a stento, l’integrità morale come primo valore, è una delle cose migliori che si siano viste. In assoluto.

Renzi – voto 7: Peccato, si è perso per strada. Fino al primo turno, ha condotto benissimo. Trascinante, mediaticamente un portento. Poi ha perso la brocca. Attaccando sinistra e moderati si è tagliato fuori da un possibile recupero. Il suo grave limite è muoversi quasi solo per ambizione personale. E lo si è visto con il casino delle regole (un boomerang clamoroso). È la differenza tra chi è solo comunicazione e chi la comunicazione la sa usare (vedi sotto). Ma in fondo Renzi è stata una benedizione. Ha fatto il massaggio cardiaco a questo partito che fino a cinque mesi fa era al 25%. Ora è quasi dieci punti sopra. Ed è anche merito suo.

Bersani – voto 8: Non esageriamo. Teniamoci bassi, come direbbe lui. Che dire, questo politico di provincia, sanguigno e tradizionale, li ha fatti fuori tutti. A partire da D’Alema e Veltroni, scendendo giù fino al “toy boy” fiorentino. Profilo basso, trasandato, sornione. Non esattamente il leader trascinatore. Eppure ce l’ha fatta. Si è tenuto “aperto”, per niente conflittuale, ha incassato da Renzi tutti i colpi su età, riforme, corsi e ricorsi storici. Ecco, lui incassa e va avanti. Non è l’uomo che ci porterà all’Italia 3.0, ma forse è quello che potrebbe tirarci fuori da questa melma: con le maniche rimboccate e le madonne che piovono a destra e a manca.

p.s.: Si ringraziano i Marxisti per Tabacci per la foto. E per la straordinaria organizzazione delle deportazioni in Siberia. Grazie, ci mancavano.