antipolitica = indica genericamente l'opinione pubblica, controprova per eccellenza del corretto funzionamento democratico degli organi delegati. Si tratta dell'esercizio primo e fondante del confronto politico. Ad essa appartengono il dibattito civile e l'informazione, intese come forme di partecipazione politica, di intervento e di opinione, finalizzate ad ispirare e a controllare il legittimo svolgimento delle attività di governo. L'espressione antipolitica tende ad escludere dall'ambito politico tali forme di partecipazione e ad interpretare quello che è un flusso d'opinione fisiologico del gioco democratico nei termini di un irriducibile contenzioso tra due fazioni ontologicamente contrapposte.
Partito democratico = tautologia. Il partito è per definizione democratico. Non si dà partito se non in una democrazia. Esso può indicare solo come categoria vuota un organo totalitario e dittatoriale. Si parlerà allora di 'partito unico'. La denominazione di partito democratico suggerisce l'idea che gli altri partiti non siano democratici, e cela l'intenzione di rappresentare l'unica scelta possibile in un quadro propriamente democratico. Paradossalmente l'aggettivo democratico rincorre qui - anche se solo idealmente - il sogno totalitario del 'partito unico'.
Popolo delle libertà = Denominazione che sorge dall'inversione del concetto di 'libertà del popolo', pretendendo di voler significare la medesima cosa. L'inversione determina invece anche un capovolgimento di valori. Il nome comune 'popolo' da entità impersonale e incommensurabile, cui attiene la sovranità, si restringe all'idea di 'un certo popolo' delle libertà cui si contrapporrebbe uno contro le libertà. Per un gioco di inversioni, le 'libertà del popolo' divengono allora prerogativa di 'un certo popolo', ovvero 'libertà del popolo delle libertà', vale a dire privilegi. Più sottile ma equivalente è l'indebolimento dell'idea di sovranità, allorché viene riferita ad 'un certo popolo', in modo tale che - a maggioranza ottenuta - esso ritiene di poter assurgere alla totalità incommensurabile del 'popolo sovrano', sostituendo di fatto quest'ultimo.
Onorevole = degno di onore. Titolo onorifico, che rende per l'appunto onore a chi si sia reso 'degno di onore'. Nel contesto politico è il titolo assunto da chi è stato chiamato a legiferare. Il termine suggerisce che chi legifera sia degno della carica concessagli. Il titolo ha subìto però un processo di svuotamento fino a ridursi, a mo' dei titoli nobiliari e aristocratici, ad un vacuo appellativo privo di reale riferimento ad un'effettiva levatura morale, con la sola differenza che nel grigiore repubblicano manca perlopiù qualsiasi filtro dettato dall'etichetta o dall'educazione. Il titolo, insomma, non indica né richiede alcuna tenuta onorevole.
Deputato = incaricato, delegato. Indica persona che è stata incaricata, o deputata, a ricoprire un certo ruolo e a svolgere determinate funzioni. Rispetto a qualsiasi altro titolo esso mette l'accento sul valore di rappresentanza contro la concezione d'Ancien Régime, secondo la quale si potevano svolgere le suddette funzioni 'per grazia di Dio'. Di conseguenza, il titolo è strettamente connesso all'idea di sovranità del popolo, esprimentesi per libere elezioni di rappresentanti.
Voto = da non confondersi con il 'voto religioso', inteso o come sacrificio assunto dal fedele in cambio di beneficenza divina o come sottomissione iniziatica. In politica esso rappresenta la preferenza espressa da ciascun cittadino avente diritto a partecipare alle elezioni. In questo senso dicono bene i francesi, dotati di spirito tendenzialmente e tendenziosamente politico, riferendosi al voto in termini di 'voix', voce.
Rappresentanza = Condizione che consente di operare in vece di qualcuno. Si tratta del principio che permette a comuni cittadini di ricoprire legittimamente le funzioni di governo, in quanto delegati a ciò dal popolo sovrano tramite libere elezioni. Il concetto rischia spesso di risolversi, per assonanza, nel senso di rappresentazione, o mise en scène, riducendo a strumento scenico il principio di rappresentanza e offrendo all'elettore il ruolo di spettatore.
Partito democratico = tautologia. Il partito è per definizione democratico. Non si dà partito se non in una democrazia. Esso può indicare solo come categoria vuota un organo totalitario e dittatoriale. Si parlerà allora di 'partito unico'. La denominazione di partito democratico suggerisce l'idea che gli altri partiti non siano democratici, e cela l'intenzione di rappresentare l'unica scelta possibile in un quadro propriamente democratico. Paradossalmente l'aggettivo democratico rincorre qui - anche se solo idealmente - il sogno totalitario del 'partito unico'.
Popolo delle libertà = Denominazione che sorge dall'inversione del concetto di 'libertà del popolo', pretendendo di voler significare la medesima cosa. L'inversione determina invece anche un capovolgimento di valori. Il nome comune 'popolo' da entità impersonale e incommensurabile, cui attiene la sovranità, si restringe all'idea di 'un certo popolo' delle libertà cui si contrapporrebbe uno contro le libertà. Per un gioco di inversioni, le 'libertà del popolo' divengono allora prerogativa di 'un certo popolo', ovvero 'libertà del popolo delle libertà', vale a dire privilegi. Più sottile ma equivalente è l'indebolimento dell'idea di sovranità, allorché viene riferita ad 'un certo popolo', in modo tale che - a maggioranza ottenuta - esso ritiene di poter assurgere alla totalità incommensurabile del 'popolo sovrano', sostituendo di fatto quest'ultimo.
Onorevole = degno di onore. Titolo onorifico, che rende per l'appunto onore a chi si sia reso 'degno di onore'. Nel contesto politico è il titolo assunto da chi è stato chiamato a legiferare. Il termine suggerisce che chi legifera sia degno della carica concessagli. Il titolo ha subìto però un processo di svuotamento fino a ridursi, a mo' dei titoli nobiliari e aristocratici, ad un vacuo appellativo privo di reale riferimento ad un'effettiva levatura morale, con la sola differenza che nel grigiore repubblicano manca perlopiù qualsiasi filtro dettato dall'etichetta o dall'educazione. Il titolo, insomma, non indica né richiede alcuna tenuta onorevole.
Deputato = incaricato, delegato. Indica persona che è stata incaricata, o deputata, a ricoprire un certo ruolo e a svolgere determinate funzioni. Rispetto a qualsiasi altro titolo esso mette l'accento sul valore di rappresentanza contro la concezione d'Ancien Régime, secondo la quale si potevano svolgere le suddette funzioni 'per grazia di Dio'. Di conseguenza, il titolo è strettamente connesso all'idea di sovranità del popolo, esprimentesi per libere elezioni di rappresentanti.
Voto = da non confondersi con il 'voto religioso', inteso o come sacrificio assunto dal fedele in cambio di beneficenza divina o come sottomissione iniziatica. In politica esso rappresenta la preferenza espressa da ciascun cittadino avente diritto a partecipare alle elezioni. In questo senso dicono bene i francesi, dotati di spirito tendenzialmente e tendenziosamente politico, riferendosi al voto in termini di 'voix', voce.
Rappresentanza = Condizione che consente di operare in vece di qualcuno. Si tratta del principio che permette a comuni cittadini di ricoprire legittimamente le funzioni di governo, in quanto delegati a ciò dal popolo sovrano tramite libere elezioni. Il concetto rischia spesso di risolversi, per assonanza, nel senso di rappresentazione, o mise en scène, riducendo a strumento scenico il principio di rappresentanza e offrendo all'elettore il ruolo di spettatore.
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3 Responses to “yes, we k-now - considerazioni attuali”
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...mi ricorda il vecchio tuttobenigni, quello dell'83, qndo la maggior parte di voi non c'era e se s'era non se n'era ancora accorta...
13/03/08, 17:29"per esempio la democrazia cristiana, no? de mita..cirìaco, no? ora io vorrei sapere, il nostro cirìaco, cosa...perché si chiama democrazia cristiana...perché voglian fare i furbi...democrazia va bene, ma cristiana perché furbino? cioè, per fregare tutti quelli che..che credono in dio, quelli che vanno in chiesa, i cristiani, no? come se io volessi, per pigliare i voti dell'elettricisti, mi chiamo democrazia elettrica! che è? che vòi? no, un si pol mica! quello è aggettivo qualificativo, cirìaco! [...] Te truffi il governo e il popolo italiano, bischero!"
certo, la trascrizione perde tutta la comicità benignica, ma non avevo alternative: avrei voluto inserire il video su iutiubb, ma non lo so fare...ho chiamato il capo ma non mi risponde...
vabbè...
elezioni 2008 = la beffa!
13/03/08, 18:59[equivalenza comprensibile unicamente da ciccì, capo e bery]
scusate io vorrei richiamare l'attenzione sulla fattura del post...ammetto di non averlo letto a lungo a causa delle dimensioni, ma di averlo apprezzato fin dall'inizio per il raffinato esergo cinematografico - che mi fu narrato per la prima volta da uno scaramuzzino madrileno, sei anni or sono...ma dopo aver letto anche tutto ciò che c'è scritto, come non decantare le lodi di tale vocabolario della contemporaneità, per gettare luce sulle oscurità che ci circondano! qui c'è lo zampino di una mente illuminata, unta direi. Don Franco, c'est vous?
20/03/08, 16:34Posta un commento