ciao

martedì, settembre 30, 2008

oh
è vero
ultimo giorno
viarigattieri finisce qui
saremo telegrafici ed estetici
si annuncia svendita pomeridiana di
nell'ordine: stendini lucine di natale scatole
scatoline scatolone scatole da mettere sotto il letto
quelle blu di ikea, per capirci, insomma. forse anche dell'altro 
ma lo scopriremo solo vivendo, come si suol dire. Adesso arriva Marianelli
a controllare i contatori. Noi puliamo, togliamo munnizza, salutiamo,
infine, questa casa. Arrivata cartolina chicaghese, con su scritto
solo VIARIGATTIERI. Emblematico. Buttate tante cose,
date ai poveri, tante cose anche di voi che leggete.
Vi rendete conto? finisce un'epoca, oggi
 che è anche il mio compleanno
30 settembre 2008
viarigattieri
la fine.

IMMAGINI MALGRADO TUTTO

domenica, settembre 28, 2008

Eh sì, mentre voi girettate, fate le vostre cosine, chissà dove, chissà come, noi smobilitiamo... forse prestissimo daremo una lista in extremis di ciò che è rimasto in questa casa, e che bandiremo nell'asta lastminute più rapida del mondo - ieri sera, in una festicciuola sottotono di commiato silenzioso, abbiamo già assegnato alcuni dei pezzi più preziosi: due tesi di mauro, una di tessa, qualche rivista del '99, specchi, tavole di legno della libreria delfe -, quindi state bene attenti. Nel frattempo mettiamo qualche immagine, che vi dia la misura di quello che sta succedendo.









(si lo so che sembra viarigattieri in stato normale, ma se guardate bene capirete che il casino è dovuto al trasloco)

Dal povero franci: Finalmente l'accordo alitalia...

giovedì, settembre 25, 2008

Dicono che hanno raggiunto un accordo per Alitalia. Il mondo va a pezzi, su tutti i fronti, ma noi abbiamo raggiunto un accordo per Alitalia. Veltroni se ne è preso il merito. Vi prego leggete la sua lettera, le sue dichiarazioni, visitate il sito del PD.

Quella di Alitalia è stata una delle solite danze folcloristiche che di tanto in tanto si ripetono in questo paese. Né più ne meno. Proprio una di quelle sagre paesane che conosciamo bene e che servono a distrarre il popolo stanco dopo un anno di lavoro - un po' come le feste di liberazione, ma qui la gente si diverte.

C'è chi ha usato il caso per vincere le elezioni, chi per perderle, chi per speculare, chi ha per mantenere i propri privilegi, chi semplicemente per masturbarsi un po'. C'è chi ci ha fatto trasmissioni televisive, chi ha previsto catastrofi per l'intero paese... Ma i sindacati hanno lottato questo va riconosciuto...

Ora di questa danza scomposta si delineano le traiettorie, e la gente che se ne intende - e che ha la fortuna di avere direttamente accesso ai fatti - farà i suoi bilanci. Io posso solo immaginare, al massimo condividere la mia immagine con voi. Un personaggio attira più di tutti la mia attenzione e risveglia l'umano sentimento della compassione (compassione/pena, i confini sono incerti).

Quando penso a Veltroni in questa cosa di Alitalia, penso a quei bambini che non vengono invitati alle feste dei coetanei. Quei bambini buoni e giusti che subiscono le angherie degli altri, ma che dopo averci fatto commuovere, con la loro fermezza morale e la loro intelligenza, diventano gli eroi e salvano anche i propri aguzzini...

povero Veltroni... ora si prenda una vacanza, se la merita, ma torni subito, il paese senza di lui, come abbiamo ben visto, non può andare avanti...

dal povero Franci al povero Valter... tra poveri ci si capisce

Armer Franci

martedì, settembre 23, 2008

Ecco a voi una scoperta filologica di Greg fatta durante il soggiorno berlinese. La teoria dell'accanimento contro i franci trova qui incontrovertibile conferma... o no????




Ich bin das Kind der Familie Rigattieri
und heiße Franci.
Ich wäre lieber der Hund der Familie Rigattieri.
Dann hieße ich Senta.
Ich könnte bellen, so laut, dass sich die Nachbarn
empörten. Das würde die Rigattieri nicht stören.
Niemand sagte zu mir: „Spring nicht herum! Schrei nicht so laut!“

Ich wäre auch gern die Katze von Rigattieri.
Dann hieße ich Musch.
Ich fräße nur das, was ich wirklich mag,
und schliefe am Sofa den halben Tag.
Niemand sagte zu mir: „Iss den Teller leer! Lehn nicht herum!“

Am liebsten wär ich bei Rigattieri
der Goldfisch.
Dann hätt ich gar keinen Namen. Ich läge still und
golden im Wasser,
in friedlicher Ruh, und schaute durchs Glas
den Rigattieris beim Leben zu. Die Rigattieri kämen
manchmal und klopften zum Spaß
mit ihren dicken Fingern an mein Wasserglas.
Sie reden mit mir, doch ich kann sie nicht verstehn,
denn durch das Wasser dringt kein Laut zu mir.

Dann lächle ich mit meinem Fischmaul den Rigattieri
zu. Doch meine Fischaugen schauen traurig auf
den kleinen Rigattieri
- und der bin ich -, und denke:

ARMER FRANCI!

Notizie dall’Impero. Parte seconda: Dei sogni mancati, dei colori e delle case inaspettate

lunedì, settembre 22, 2008


In pieno stile Gregano, ci tengo a scrivere un post (il mio primo post) subito dopo la pubblicazione di quello (di estremo valore e successo) del Ferari… così, per pura cattiveria – o forse per rifarmi dell’aver condiviso il letto col Petone per ben 6 giorni, senza trarne, povero me, alcunché di positivo.

Prima di tutto, alcune importanti correzioni:

1. Non si dice Chicagoni ma Chicagoani, che se vogliamo è pure peggio…

2. I bucks devoluti al Papadopoulos non furono 50, bensì 49… ma dato che sono stati pagati da lui, il Petone ha voluto esagerare…

3. In realtà si sarebbero potute mangiare cose ben più sane del cheeseburger, ma il Petone non sa scegliere! Il primo giorno, in un ristorante greco (e sì che Papadopouolos gli avrebbe dovuto insegnare qualcosa…) io ho preso un Club Sandwich, mentre ilfe ha ceduto ad una specialità della casa, che si è rivelata essere un parallelepipedo densissimo di carne macinata condito con ketchup e cheddar… chi è causa del suo mal…

4. Per quanto riguarda la fradicia verdura, ci sarebbe da precisare che se non l’avessi scutullata un po’ mi sarei portato a casa un comodo litrozzo d’acqua, quindi nel caso sono io che c’ho perso! Ciò che poi impressiona, della verdura, non è tanto la nebulizzazione dell’acqua, quanto piuttosto i colori: non è un mercato, è un arcobaleno! Perché il pomodoro dev’essere solo rosso, se può essere anche giallo? E se siete fra coloro che, come me, non sanno mai scegliere fra peperoni gialli, rossi e verdi, che cosa pensereste trovandovi di fronte anche peperoni arancioni e viola?!

Ciò su cui il Petone non si sbaglia, invece, sono le grandi disillusioni. A cominciare da quel gran budello di Rachel, che mi ha liquidato con una mail piccola piccola, mesta e quasi innocua all’apparenza. Leggete, leggete fin dove è arrivata:

“SiSì,

I am so sorry for the wait. I had someone come by and sign a sublease for the aprtment so it is taken. I will let you know if it falls through and you are still looking for something. I am sorry for the wait.

Good luck,

Rachel”

I am sorry for the wait?!?!?! Ti dispiace?!?!?! Poverina… Come potete ben immaginare, SiSì non si lascia abbindolare da queste tiepide scuse; e volendo sfogare il suo astio, risponde… altrochè se risponde! Sentite un po’ qua:

“Dear Rachel,

I use to say things as I think they are, and unfortunately (for me cause I'm wasting my time writing, and for you cause you'll (maybe) waste your time reading) I want to say what I think this time too.

I think you didn't treat me the right way. You told me the dates worked perfect for you, that you was happy to have (again) an Italian subleaser, and after you sent pictures to me I said IMMEDIATELY that I was interested in the flat. Really, I couldn't wait to arrive here in Chicago to come and see my new wonderful flat and the wonderful person that would have subleased it to me.. I trusted you. But then I found out the dates didn't worked so perfect, that the interest you showed on me was actually flown away, and that what I took as a promise was in fact an illusion. You never mentioned that you'll leave on the 19th, or that someone else was interested in the apartment (or that you were putting other announcements on marketplace, too...). I thought you were just waiting for me to arrive, so that you could meet me and I could sign the contract. When I called you I realised immediately that something wasn't going the right way. But I still hoped to hear soon something about you. What I got (not so soon) was a refusal that puts me in big troubles, cause I not only have to find another room, but since I need a place to sleep I'm still staying in a hotel, which is not exactly unexpensive...

Why am I wasting my time writing this to you? Not because I think that it would solve something, but only because I like to be honest with people, and especially with myself. You can take this speech as you want, this is not my problem; at least, I've satisfied my selfish need to be honest - a need that I always prefer to the need of making only his own proper business.

Sincerely (or honestly)

Sisì”

CAPITO, STRONZA?! Non la si fa impunemente a Sisì…

E ringraziate che ho trovato un bellissimo appartamento a 102 sventolanti dollaroni di meno (senza internet… sigh…), altrimenti sarei ancora attaccato coi denti ai polpaccioni di quel tegame...

Notizie dall’impero. Parte prima: i Chicagoni.

venerdì, settembre 19, 2008

Dormire nello stesso letto (a una piazza e mezzo) con CC (SiSì, per gli amici chicaghesi) in maglietta della salute ha anche dei lati positivi. Uno di questi è che mentre tu (cioè io, nella fattispecie) sei lì che scrivi una meil alla penisola, lui legge la guida di Chicago e ti dice che non si dovrebbe dire Chicaghesi, ma Chicagoni (chicagones, nell’idioma locale, che fa ancora più effetto se lo leggi all’iberica). Altri lati positivi, no, ma questo già non è poco.

Apparte questo, allo scadere della settimana dalla nostra partenza, si reclamavano notizie, e tutto sommato il popolo rigattiere se le merita. Non un racconto però, quello è roba da europei che non hanno ancora capito bene che nel postmoderno una cosa come il racconto (la coerenza, la cronologia, l’unità di spazio e tempo) ce la dobbiamo scordare; tanto più che qui è la terra del fasfù, e quindi si va per flash.


Aereo. Al check-in la tipa (una spagnola) ci dice che “l’aereo è bloccato” (primo pensiero: “a che ora sarà la prossima navetta per Milano Centrale?”). Poi si corregge: i posti sono bloccati, perché l’aereo è vuoto, e quindi per questioni di bilanciamento i passeggeri vengono sparsi. Così va meglio, e lo confermano anche sia Amicani, che dice che con meno gente è più difficile la claustrofobia, sia il principio di Newton per cui un aereo più leggero sta su meglio di uno pesante.

Comunque la notizia è che ferary se la cava eccellentemente, circoscrivendo il terrore al decollo e all’atterraggio, e ronfando per le restanti otto ore. Merito particolare va ad Amichigo, che lo ospitava la notte precedente al volo, che lo ha portato a letto alle 3 e svegliano alle 6.15, dopo averlo imbottito di alcool per tutta la sera. Arrivato all’aeroporto carponi il sonno è stato facile anche senza aiutini chimici.

Arrivo. I classici tre giorni di pioggia battente, in una Chicago deserta, tra il puzzo di piedi di due argentini e un italiano in ostello prima e nel lettone a due in una residenza universitaria poi. Costo dell’operazione pernottamento: svariati milioni di bucks.

Cibo. Il pasto più sano della settimana (a parte la pasta di stasera generosamente cucinata da SiSì) è stato doppio cisburgher, doppia patatina fritta e doppia pinta. Ferary mette a segno la prima diarrea fulminante alla terza notte (onorando il nome di Chicagone), e – cosa su cui si pronuncerà la scienza a suo tempo – cacando un prodotto di qualità di gran lunga superiore a quello ingurgitato (si sospetta che tra lo sciacquone dell’International House e la cucina di Noodless ci sia un filo diretto).

Il campus. Esattamente come ve lo immaginate, pulito, ordinato e organizzatissimo. Situato un po’ in culo rispetto a downtown (tipo come stare a Buti e il centro è a Zurigo), ma comodamente servito da un trenino che passa ogni ora e che ti ciula 5 dollari tra andata e ritorno.

Personaggi Chicaghesi – selezione.

I nostri primi dollari sono andati a Nick Papadopolous (nome vero, o almeno spacciato per tale), il taxista greco-chicagone che ci carica all’aeroporto americano. Prima di partire litiga per un quarto d’ora con un nero senza denti che dirige il traffico dei tazzi al terminal 5, dicendo a noi di dire, qualora interpellati dal nero senza denti, che andiamo in due hotel diversi. Per fortuna il nero se la prende solo con lui e, creatasi ormai una fila di taxi di cui non si vede la fine dietro il nostro, riesce a convincere Nick a partire. Lui ci chiede da dove veniamo, e, sentito dire “Italy”, cerca una radio con musica russa e ci guarda tutto soddisfatto (il nesso tra le due cose purtroppo non è uscito dalle sue sinapsi). Costo dell’operazione: 42 dollari, da lui stesso arrotondati a 50.

Wayne Hudston (o Huston). Non è un personaggio comico, ma a lui devo un tributo particolare perché è stato buonissimo con me. Bancario afro-americano (e forse buddista, a giudicare da una statuetta nel suo ufficio) cui ho chiesto aiuto visto che né la carta né il bancomat mi permettevano di prelevare. Lui, che lavora nella banca nel grattacielo più alto d’america, anziché mandarmi a cagare (di nuovo) mi dedica un sacco del suo tempo prezioso, in due giorni diversi, e cerca in tutti i modi di farsi capire. Alla fine non sono riuscito a prelevare, ma in compenso ho aperto un conto alla sua banca. Grazie Wayne Hudston (o Huston).

Rachel. Un budellaccio sfatto. Vedi la categoria: Così finisce il sogno americano.

Barak Obama: un altro immigrato del luogo, che vive 4 strade a nord da dove viviamo noi, e che al momento va per la maggiore.

La spesa. Non s’è ancora capito come si faccia, ma s’è capito che la storia dei prezzi bassi in America è una stronzata. Il fatto che l’euro è forte serve giusto per non essere costretti a sopravvivere a bucce di patate. La frutta è meravigliosa, bellissima, lucente, anabolizzata (c’è di buono che quella non si sa quanto costa perché c’è scritto il prezzo per libbra, e noi cosa sia una libbra non lo sappiamo). C’è pure un meccanismo che annaffia costantemente frutta e verdura con una piacevole nebulizzazione, cosa, per noi di provincia, a dir poco meravigliosa. Però, osserva SiSì, economista ed economo, “L’acqua pesa, e tutta quella verdura bagnata costerà il triplo” (seguono 5 minuti in cui SiSì scuote la verdura in mezzo al supermercato per farne fuoriuscire la truffaldina annaffiatura). Il pollo è arancione.

La fine del sogno americano. Certo, questa terra meravigliosa nasconde anche delle forti contraddizioni.

Tra queste la troia di Rachel, che aveva promesso un appartamento a Carlocò e poi glielo ha negato all’ultimo momento (mettendosi pure a tergiversare, a prendere tempo prima di dire definitivamente di no, perché non è che non voleva dargli l’appartamento, non voleva proprio che avesse un qualsiasi posto dove stare). [presto SiSì pubblicherà su queste pagine gli atti dei loro dissapori].

Tra queste l’impossibilità per Ferary di prelevare i suoi cazzo di soldi (devono aver capito che il credito cooperativo era roba di comunisti).

Tra queste la delusione più grossa. Non si può comprare l’i-phone.

la diaspora

giovedì, settembre 11, 2008

amicofranci













amicobetti


























amicoferi, ciccì











capo.

la svendita

sabato, settembre 06, 2008

La cosa più divertente nella mestizia dell'abbandono di una casa - una casa come viarigattieri, poi - è quella di disfarsi delle cose superflue: operazione quantomai creativa e rilassante nello stress dell'impacchettamento. Dopo 4 anni che vivi in una casa hai accumulato, quasi senza accorgertene, una serie di oggetti, cianfrusaglie, paccotiglie varie (che rigattieri saremmo sennò?) di cui alcune sono utili, altre tutto sommato carine, altre ancora veramente assurde, per quanto tu ci possa essere affezionato. E siccome di lì a poco devi smobilitare, ti tocca fare una cernita di tutto questo; e siccome vivi a mille chilometri di distanza, e qualcosa la devi anche mandare a casa tua, non ti sembra carino mandare proprio tutto tutto (sia perchè è caro spedire i pacchi, sia perchè non vorresti vedere la faccia di tua madre quando vede cose completamente inutili - chessò, la scritta Baloon in ferro larga 3 metri del negozio di sotto che ha chiuso e che può essere sempre utile, e per questo l'hai conservata nel corridoio di viarigattieri per 2 anni, prima di decidere che potevi buttarla). Che soluzione adottare? Puoi provare a regalare tutto ciò che non ti serve e che pensi possa servire a qualcuno, certo. Oppure, più divertente: puoi spostarti nella camera accanto e provare a regalare tutto ciò che hai deciso che non serve più al tuo coinquilino, e sei convinto che possa servire a qualcuno - a maggior ragione quando il tuo coinquilino non ne sa niente. Ma niente è comparabile col fare annunci e vendere le cose - tue o del tuo coinquilino - su internet. E' veramente encre. A me m'è presa la mania. Mò me vendo tutta la casa, pezzo a pezzo. La tv di Mauro. I quadri di Happy. Le mutande di Scaramuzzino. Le mutande di amicoFranci. La libreria di mattoni d'Ilfe. Lo stendino di Betty. Il mio stereo. Il computer di amicAdino. Il nuovo libro di Piggì. I vestitini di Pavi. Tutti i libri di amicaNi che è una vita che gli dico di portarseli a casa. Le pugnette di nw. La lavatrice con tutte le quote di Genny, e Natali. L'ombrello di Ciccì!

Tutto a prezzo scontato, un'offerta irripetibile, ssiòre e sssiòri! Puro usato viarigattieri, vintage, un giorno diventerà oggetto di culto, ssiòre e sssiòri! Faccio annunci irresistibili, fotografo anche pezzo per pezzo, da ogni angolatura, ssiòre e sssiòri!

Sono il capo. Lo faccio ma soprattutto posso farlo! Mò me vendo tutto, tutto!! E non pensare che la cosa non ti riguardi. Sono sicuro che anche tu, passando di qui, hai lasciato qualcosa...riflettici un attimo...ih! ih! ih!

Rigattieri Comunichèscion

mercoledì, settembre 03, 2008








Lesson n. 1, by Happy

Happy, il vostro Stagista preferito, è partito qualche tempo fa da Pisa.
Per vedere un po’ di mondo e anche, incidentalmente, per riprodursi (w Maciste! W la new generation!).

(in realtà la mia missione consisterebbe nella creazione di un centro di potere finanziario-politico-economico per consentire a tutti i Rigattieri di continuare a riflettere su Kant: a proposito, avete finito di leggerlo? Ma quanto è lungo, più di Harry Potter?!).

Al momento tuttavia i nostri sogni di gloria sono ancora un orizzonte lontano.
Ci stiamo lavorando, insomma.
E quindi, nel frattempo, cammin facendo, il vostro Affezionatissimo ha dovuto rimediare un impiego.
E un po’ la casualità, un po’ l’arte di arrangiarsi (= vendere il proprio luogo oscuro inferiore), mi ha condotto in una grande agenzia di comunicazione, nel cuore del mondo milanese.
Ovvero, nella Comunicazione tout-court (o savasandir, come scrive sempre Si-culo).
In questo mondo tristo e selvaggio ho imparato moltissimo: tante nozioni per voi prive di alcun interesse, ma altre che, al contrario, potrebbero un giorno farvi un po’ più scafati nel leggere un articolo di giornale (è usanza dei Rigattieri fottere ogni giorno una copia della Repubblica dalla mensa della Normale perché giaccia inerte sotto i rotoloni Regina).

E così, ho pensato di raccontarvele, non avendo evidentemente di meglio da fare.

Tutto ciò che si dirà di seguito può essere tranquillamente smentito da chi ne sa senz’altro più di me (Giusy, mi fido di te!).

Come prima lezione, limitiamoci agli assiomi fondamentali.
1) L’esistenza - materiale e immateriale, contingente e trascendente - di un’agenzia di comunicazione è del tutto superflua.
2) Il 60% delle notizie economiche provengono da agenzie di comunicazione (ovvero da professionisti schizzati confidenzialmente soprannominati PR).
I due assiomi sono in evidente contraddizione. Come mai?
La storia è lunga (ma sennò perché questa si chiamerebbe lezione 1?). Ci arriveremo con calma.
Intanto, possiamo stabilire sulla base dei due assiomi una prima conclusione: che fare il PR significa appartenere all’ultimo anello della catena alimentare della comunicazione, che è un lavoro inutile (se non di m….) ma di cui, nonostante tutto, i giornalisti senza macchia e senza paura non possono fare a meno.
Fine della trasmissione

p.s.: Ora, perdonate lo spazio dedicato a una questione personale. Capo, ma per queste mie lezioni sai per caso se la Provincia ha stanziato qualcosa? Altrimenti possiamo chiedere, come al solito, al nostro Comitato (tu sai di chi sto parlando, vero?). Grazie, alla prossima.