Da franzuà, che qualcuno di voi frequenta e qualche altro no, si è parlato di modi di stare al cinema in italia e in francia. a lui prima gli parevano tutti educatissimi in francia, che non si alzavano fino ai titoli di coda, poi ha smentito dicendo che in un altro cinema si sono dimostrati invece più villani che in italia. (così ho riassunto schematicamente per chi non può visitare il suo blog - per il popolo insomma, non per l'élite che ha tutte le porte aperte).
volevo aggiungere un pezzo di esperienza personale a questo interessante dibattito sociologico.
inizio novembre, palermo, cinema gaudium.
il passato è una terra straniera, di daniele vicari, ore 20.10.
chi conosce il cinema gaudium sa che, come molti cinemi panormi, ha una parte sotto, e una balconata sopra con altrettanti posti o forse poco meno che sotto. io e i miei genitori siamo andati nella parte di sopra, insieme ad alcuni loro amici. ero scantatissimo, perchè i sessantenni sono pericolosissimi al cinema. e questi ci partivano malissimo, parlando durante i trailer che precedono il film. mi sono detto: parleranno per tutto il tempo, e io soffrirò come un cane e non potrò manco dirgli niente. i miei genitori li cazzìo in continuazione al cinema, e quindi loro partono da un preventivo stato di terrore che li obbliga a limitare la loro abituale loquela (tanto peggiore dal momento che, come tutti i sessantenni, sono convinti che non li sente nessuno...), ma i loro amici? come li placherò?
beh intanto mi metto più esterno di tutti. così almeno li sento meno. metto due genitori alla mia sinistra, i genitori terrorizzati dal mio sssshh!, e così allontano ancora di più il pericolo. ma il pericolo, avrei dovuto saperlo, è sempre dietro l'angolo, e talvolta dietro le spalle. fila dietro di me. due signore, quarantenni. PACCO DI PATATINE.
il film comincia, i miei e i loro amici incredibilmente MUTI: non una parola, un bisbiglio, un "che ha detto?", niente, irreprensibili, bravissimi, una meraviglia.
la signora dietro di me però evidentemente non ha mangiato, e certamente ha fame. purtroppamente non ha trovato niente di meglio che un pacco di patatine. lo apre. scroscio bestiale, e vabbè. continua a tenerlo in mano, per una cinquina di minuti (cinque minuti lunghissimi), mangia le sue patatine rigorosamente con la bocca aperta, nel caso ci fosse un momento di silenzio del sacchetto ci pensa lei con la bocca (schifìu), poi evidentemente si rende conto che forse sta dando fastidio, e decide di chiudere il sacchetto (scroscio bestiale) e metterlo da parte. posso rilassare tutti i muscoli della schiena e del collo e vedere il film.
fine primo tempo.
secondo tempo.
non è che la signora ha approfittato della pausa per dire chessò mi cafuddo quattro patatine in bocca ora, che non do fastidio a nessuno, visto che sto morendo di fame, no, parlava tranquilla, con la sua amica. ricomincia il film, e lei prende il suo sacchettino di patatine. evidentemente c'ha 'sta perversione, che lei a inizio tempo (primo, secondo, chiddu chi è) si deve mangiare le patatine. e vabbene, mi metterò in posizione: tendo tutti i muscoli, mi infastidisco, non le dico niente perchè che ci posso fare, non me la fido, e soffro. tanto finirà. e mangia. e ciancica. e muovi il sacchetto. e scrocchia 'ste patatine con la saliva. e intanto il film va avanti. e questa continua a mangiare. ma che s'è comprata, il sacchetto da due chili e mezzo? ma com'è possibile? saranno 10 minuti dall'inizio del secondo tempo e questa ancora muove 'stu sacchetto, mastica, impasta, schiocca, ma che è? e intanto i dialoghi del film si perdono, intaccati e sconfitti da quell'unico e inamovibile pensiero che ti occupa il cervello senza possibilità di scampo: ma quando finiranno?
fino a quando non accade l'inatteso.
un angelo.
sento una voce.
la sente tutto il cinema, a dire la verità.
la voce di una liberazione. l'unica che avrebbe potuto redimere tutta la balconata di sopra.
due file più indietro, la voce del salvatore. una voce forte, sicura, palermitana, quella che tutti avevamo in mente, e che nessuno osava dire.
ad alta voce:
MINCHIA, MA 'UN FINISCINU MAAAAI 'STI PATATINE?!?!?!?
grazie, voce angelica, che avrei voluto abbracciarti ma non potevo, e sono sicuro che tutta la balconata di sopra avrebbe voluto farlo come me, ma non si poteva bloccare il film per te, anche se forse ne sarebbe valsa la pena. grazie, voce angelica. la patatinofaga SE L'E' CHIANTATA ALL'ISTANTE.
volevo aggiungere un pezzo di esperienza personale a questo interessante dibattito sociologico.
inizio novembre, palermo, cinema gaudium.
il passato è una terra straniera, di daniele vicari, ore 20.10.
chi conosce il cinema gaudium sa che, come molti cinemi panormi, ha una parte sotto, e una balconata sopra con altrettanti posti o forse poco meno che sotto. io e i miei genitori siamo andati nella parte di sopra, insieme ad alcuni loro amici. ero scantatissimo, perchè i sessantenni sono pericolosissimi al cinema. e questi ci partivano malissimo, parlando durante i trailer che precedono il film. mi sono detto: parleranno per tutto il tempo, e io soffrirò come un cane e non potrò manco dirgli niente. i miei genitori li cazzìo in continuazione al cinema, e quindi loro partono da un preventivo stato di terrore che li obbliga a limitare la loro abituale loquela (tanto peggiore dal momento che, come tutti i sessantenni, sono convinti che non li sente nessuno...), ma i loro amici? come li placherò?
beh intanto mi metto più esterno di tutti. così almeno li sento meno. metto due genitori alla mia sinistra, i genitori terrorizzati dal mio sssshh!, e così allontano ancora di più il pericolo. ma il pericolo, avrei dovuto saperlo, è sempre dietro l'angolo, e talvolta dietro le spalle. fila dietro di me. due signore, quarantenni. PACCO DI PATATINE.
il film comincia, i miei e i loro amici incredibilmente MUTI: non una parola, un bisbiglio, un "che ha detto?", niente, irreprensibili, bravissimi, una meraviglia.
la signora dietro di me però evidentemente non ha mangiato, e certamente ha fame. purtroppamente non ha trovato niente di meglio che un pacco di patatine. lo apre. scroscio bestiale, e vabbè. continua a tenerlo in mano, per una cinquina di minuti (cinque minuti lunghissimi), mangia le sue patatine rigorosamente con la bocca aperta, nel caso ci fosse un momento di silenzio del sacchetto ci pensa lei con la bocca (schifìu), poi evidentemente si rende conto che forse sta dando fastidio, e decide di chiudere il sacchetto (scroscio bestiale) e metterlo da parte. posso rilassare tutti i muscoli della schiena e del collo e vedere il film.
fine primo tempo.
secondo tempo.
non è che la signora ha approfittato della pausa per dire chessò mi cafuddo quattro patatine in bocca ora, che non do fastidio a nessuno, visto che sto morendo di fame, no, parlava tranquilla, con la sua amica. ricomincia il film, e lei prende il suo sacchettino di patatine. evidentemente c'ha 'sta perversione, che lei a inizio tempo (primo, secondo, chiddu chi è) si deve mangiare le patatine. e vabbene, mi metterò in posizione: tendo tutti i muscoli, mi infastidisco, non le dico niente perchè che ci posso fare, non me la fido, e soffro. tanto finirà. e mangia. e ciancica. e muovi il sacchetto. e scrocchia 'ste patatine con la saliva. e intanto il film va avanti. e questa continua a mangiare. ma che s'è comprata, il sacchetto da due chili e mezzo? ma com'è possibile? saranno 10 minuti dall'inizio del secondo tempo e questa ancora muove 'stu sacchetto, mastica, impasta, schiocca, ma che è? e intanto i dialoghi del film si perdono, intaccati e sconfitti da quell'unico e inamovibile pensiero che ti occupa il cervello senza possibilità di scampo: ma quando finiranno?
fino a quando non accade l'inatteso.
un angelo.
sento una voce.
la sente tutto il cinema, a dire la verità.
la voce di una liberazione. l'unica che avrebbe potuto redimere tutta la balconata di sopra.
due file più indietro, la voce del salvatore. una voce forte, sicura, palermitana, quella che tutti avevamo in mente, e che nessuno osava dire.
ad alta voce:
MINCHIA, MA 'UN FINISCINU MAAAAI 'STI PATATINE?!?!?!?
grazie, voce angelica, che avrei voluto abbracciarti ma non potevo, e sono sicuro che tutta la balconata di sopra avrebbe voluto farlo come me, ma non si poteva bloccare il film per te, anche se forse ne sarebbe valsa la pena. grazie, voce angelica. la patatinofaga SE L'E' CHIANTATA ALL'ISTANTE.
Comments
21 Responses to “al cinema gaudium”
Post a Comment | Commenti sul post (Atom)
meraviglioso.
12/11/08, 10:57geniale.
come sempre, mi ritrovo a ridere da solo in mezzo all'uffico.. che figure mi fate fare?!
ma perché sto blog di franzuà è a numero chiuso?
12/11/08, 11:27Beata palermitanità!
12/11/08, 11:39Io pure sono a ridere come uno scemo nell'internet point; e mi sento pure un po' a disagio, perché la mia vicina sta assai triste e ha la faccia di chi ha conosciuto il comunismo reale...
Tra l'altro il Gaudium ha quegli stranissimi palchi nella balconata che erano molto amati dagli adolescenti che andavano al cinema per chiaccherare. Penso di avere disturbato molti durante la mia immaturità cinematografica di tredicenne-diciasettenne.
PS: charlie, non c'ho la tua mail! e anche Happy è benvenuto, appena trovo la sua mail; anche se voi dovreste riuscire a entrare col vostro account blogspot (i blogger possono entrare).
anzi, aggiungo che nella lettura del post del Capo, mi è venuta in mente una certa fantasticheria: ossia ho immaginato che nella sala ci fosse, alle spalle del Capo, un nostro comune amico, filosofo, ex normalista ormani anziano,studioso dell'etica kantiana e.. beh, insomma, avrete capito..
12/11/08, 16:08ecco, chissà cosa sarebbe successo (ho riso ancora di più)
ma i kantiani non mangiano patatine...o sì??
12/11/08, 20:27eppoi scusate...che c'avete contro le patatine?
occhèi, occhèi: la tipa che te le biascia dietro le orecchie e non ti fa sentir il fil è, lo ammetto, uno zinzirillino fastidiosa, ma avete idea di cosa significa guardare un film senza le patatine? o senza i poccò??
e soprattutto: senza la birra? e infine: senza ferari che rutta dopo la birra??? insomma: si perde l'essenza del film...o no??
Qui nell'impero il problema non si pone: i cinemi sono piccole sale aperte nei retrobottega dei rivenditori di poccò. Il che, ammetto con inquietante accordo con nw, a me va perfettamente aggenio. é il motivo per cui l'odeon vincerà sempre sull'arsenale; mentre l'isola verde è un pessimo cinema non tanto perchè è a Monculi, quanto per la misera qualità del mais esploso.
12/11/08, 21:45Cioè: è vero. Le patatine della tipa disturbano, ma questo non è logicamente valido per dedurne che anche i miei poccò possano disturbare.
Eppoi, basta con i cinefili arrabbiati, figli e propagatori della reazione. Al cinema bisogna mangiare (tachi, poccò, patatine ma anche bruschette, zamponi, polenta co' ffunghi) e bere (qui più restrittivamente: solo roba molto gasata), e fumare (come quando andavamo a vedere la strada, o la dolce vita, film ancora più magici se guardati attraverso la cortina del fumo) e copulare (come facevamo in altri cinemi,a San Francisco) e fare di tutto. Liberare il cinema dalla reazione che lo vuole sterile luogo di contemplazione, che lo atrofizza, lo rende un feticcio buono per la borghesia annoiata , l'ennesima salma di padre pio. é giunto il momento di riscoprire il valore (non mi vergogno a dirlo) sociale, rivoluzionario, molecolare, gioioso della sala in cui non solo si fanno scorrere immagini, ma di cui ci sentiremo, finalmente, forse di nuovo, parte irrinuncabile.
tanto concordo, almeno sulla prima parte, che il giorno dopo sono andato al king connipoti a vedere Wall-e, e gli ho comprato poccò e gelato. il che mi mette automaticamente al di sopra di ogni sospetto. epperò ci vuole anche un poco di cultura cinematografica: insomma non si può fare tutto un discorso, un poco moralista per di più, senza considerare la propria situazione di partenza, e cioè l'inciviltà filmica cui il popolo detttoscani sembra essersi condannato: l'assenza perenne della BOMBONIERA al cinema. io certo non accetterò lezioni comportamentiste da gente siffatta. studino, s'informino, prima di parlare e proporre soluzioni sedicenti rivoluzionarie per la grande sala.
12/11/08, 23:41a sì, eh?
13/11/08, 00:22sputi nel piatto 'ndove mangi, eh?
intanto, la toscana ti diede asilo per un lustro e anche più.
Eppoi una laurea, due lauree, una casa e taaaaaaaaanti amicidimaria.
Enfin (direbbe l'oca): la dolce Molly!!!
[che poi hai anche il coraggio di dire a K che gli svizzeri vengono in italia a rubarvi le donne!!
bella faccia di bronzo...]
se poi è una bomboniera che vuoi, portatela da casa e senza tante storie radilchic...
ps: [che faccio in quest'unico commento, così il capo non rompe]...
interessante notare che quando la gente concorda con me lo fa con inquietudine e se può si dissocia vivacemente (PG docet...)
ciò, cosa ancor più interessante, mi induce uno strano sentimento di benessere...
bonuì
Io non so bene da che parte stare in questa diatriba (ma c'è, poi, questa diatriba? ilfe mi confonde sempre...), voglio solo dire che qua, nei cinema, la gente ride. Che voi direte: vabbè, normale, c'è una scena divertente e la gente ride! Beh, no, la gente ride sempre, qualsiasi sia la scena. Ridono, così, senza motivo! Ricordo con particolare sgomento - esempio forse un po' estremo, ma sicuramente significativo - quando, durante la visione de "L'uccello dalle piume di cristallo", tutti si sono messi a ridere a crepapelle (tipo me ieri, quando ilfe consigliava a cpfemmina di non girare mai da sola, MAI, neanche per casa!) nel momento esatto in cui una donna veniva efferatamente accoltellata. Mi è sembrata la cosa più inquietante di tutto il film.
13/11/08, 01:01A) credo che il capo abbia usato il termine "moralista" in modo completamente estrinseco, per colpire, se posso dirlo, un po' a casaccio. Un'accusa di populismo, o di demagogia, ancorché sbagliata, sarebbe stata più pertinente.
13/11/08, 01:01B) Aborro la teoria della doppia verità, della doppia condotta, della doppia faccia. "Sparagnini con la prole/ spendaccioni con le troie". O non si mangia al cinema (neanche coi nipoti, neanche a vedere wall-e) oppure getta a mare questo interdetto ancestrale e portati al cinema pasta col forno e setteveli (non sono mica un campanilista, io).
C) gistappunto, che c'entra questo attacco attoscani? Perchè è l'unica cosa che abbiamo in comune io e nw? Allora, ancora una volta, manchi il bersaglio. Cioè, ancora una volta inventi un bersaglio che non c'è.
D) Cos'è la "vera rivoluzione", se non un titolo di cui (auto)fregiarsi?
E) Il "Capo" (qualsiasi capo) potrà mai essere rivoluzionario?
F) Ma che cazzo di oggetto rivoluzionario è la bomboiera? é come scendere in piazza e fare la sassaiola con gli swarovski al posto dei sampietrini...
Grazie, ilfe, ora ho capito!
13/11/08, 01:07DEMAGOGO! POPULISTA!
13/11/08, 07:46Bene, vedo che siamo giunt_ a un punto critico: l'esistenza della bomboniera.
13/11/08, 09:07Il fatto che Ilfe ne ignori i natali rivoluzionari è chiaramente sintomatico del punto di regressione civile, morale e materiale oramai toccato da questa società.
Peraltro Ilfe si connota come particolarmente controrivoluzionario perché sta costringendo me, dico *me*, a scrivere un post alla Galli Della Loggia. Dovrò tenere le dita a mollo nello sperma per tre giorni per riprendermi dallo schock e purificarmi, ma vabbe'...
Dunque, la bomboniera è innanzi tutto collettivista: tu compri 1 gelato, ma se lo possono mangiare in 5, quali che siano le condizioni igieniche del cavo orale di ciascun_ dei/delle partecipanti.
La bomboniera apre inoltre ad un'interessante combinatoria e a processi di scambio, veri e propri baratti tra pari: una bomboniera per un pugno di fonzies, due bomboniere per un cornetto all'albicocca, etc...
Rispetto alla totalità di affari crocchianti e scrocchianti, la bomboniera raggiunge un ineguagliato punto di sintesi: crocchia, ma beneficio del solo orecchio del consumatore e senza danno per tutti gli altri.
Ora, se Ilfe si accorgesse di tutto questo, se una storia sociale semprepiù liftata dai media di regime, se il consumo ininterrotto di fatti trasmutati in storiE spettacolari non gli avessero impedito di immaginare creativamente un altro cinema possibile, egli si sarebbe già lanciato nel perorare la causa della pasta al forno in bomboniera, della setteveli in bomboniera e, dico io, *io*, anche del lampredotto in bomboniera - perché non sono campanilista né un assolutista del vegetarianesimo.
E invece eccolo, Ilfe, a gridare i suoi pur un tempo giusti slogan ad un consesso lanciato a briglia sciolta nel nuovo millennio.
Novello Oreste Scalzone ad un'assemblea di studenti antigelminiani a Parigi, che non s'accorge di come il suo "facciamo ciò che preferiamo" sia diventato un "facciamo un po' quel che cazzo ci pare", come fossimo al Cinema delle Libertà!
Chiudo con una breve postilla sulla rivoluzionarietà del capo: il capo è, per definizione, l'ala destra. Il soggetto da spostare sempre a sinistra. Se sta fermo lui, vuol dire che la rivoluzione è ferma. Se lo muoviamo, vuol dire che abbiamo spostato la nostra retroguardia. Il Capo ci serve come polo dialettico negativo e cartina al tornasole della nostra efficacia e permanenza rivoluzionaria.
E' per alleviarlo di questo doloroso sacrificio che lo onoriamo con il nome di Capo, ché sappiamo quanto vorrebbe essere con noi, avanguardia, traino, eppure la Causa gl'impone una posizione che, pur così necessaria, nessuno vorrebbe occupare.
clap, sniff, ed anche unpo' crunch
13/11/08, 13:58Apprendiamo così che tanto il Capo quanto Si-culo appartengono alla categoria di palermitani che scelgono la bomboniera al cornetto, più internazionale. Anche io mi metto nella categoria, difendendola a spada tratta contro qualsiasi altra scelta. Alla descrizione di Si-culo aggiungo che i bon-bon del vecchio modello giacevano su un elegantissimo strato di plastica marrone bombata (tutto bon-bom, oggi), che attutiva gli eventuali suoni scaturiti dal cercare l'ultimo bon-bon.
13/11/08, 14:15Cicciobombabomboniere, i poccò mettiteli nel sedere.
Anche io, comunque, per la doppia morale. All'Odeon, secondo il film, si può fare macello.
Chiarisco a beneficio di si-culo, e di tutti coloro che pensano che la rivoluzione possa essere solo in bomboniera. Non ce l'ho con la bomboniera, esattamente come non credo che sia di per sè sbagliato fare le sassaiole con gli swarovski. Ma questo fatto di limitare la rivoluzione ALLA SOLA bomboniera, questo è veramente inaccettabile, e, qualsiasi sia la pur gloriosa tradizione della bomboniera, controrivoluzionaria. Per quanto riguarda gli sterili argomenti apportati alla causa-(solo)-bomboniera, non varrebbe la pena neanche di controbattere. Che senso ha prendere una caratteristica comune a tutti (tutti) gli strumenti rivoluzionari proposti dalfe, e attribuirli alla sola bomboniera? Il poccò non è collettivista, distribuibile, indipendente dall'igiene orale? E una teglia di pasta col forno? Le patatine non si possono scambiare (lo dici tu stesso che si può)? Dire che la bomboniera offre vantaggi rispetto al solo cornetto (che tra l'altro a me non piace, ma non mi sentirei comunque di vietare, anche se conservatore) e dedurne che sarà migliore di qualsiasi altra cosa, è fin troppo scopertamente una fallacia logica di proporzioni mostruose.
13/11/08, 17:09Ma soprattutto questa cosa che ogni cosa dovrà essere distribuita in comode bomboniere è apertamente reazionaria: il mito della forma (della forma unica, del pensiero unico) è il mito borghese par excellence. Noi vogliamo un cinema - in senso forte - dell'informale (questo sì che galoppa verso il millennio venturo) e tutto quello che ci sapete proporre è un nuovo grimaldello che risolve ogni questione (una nuova provvidenza, un nuovo materialismo storico, un nuovo Edipo), o al limite (mi riferisco qui all'ala panorma moderata, dei capi e dei francescoca) una doppia morale.
Possibile che non vediate il nesso tra questo accanimento bombonieristico e le stravittorie dell'UDC in Sicilia?
Sulla posizione del capo sposo in pieno la posizione si-culo, assolutamente convincente.
13/11/08, 17:11Ilfe ha i raggi del cielo nel culo. Ano solare.
13/11/08, 18:26E basta con quest'ano solare! Le prime volte mi faceva anche ridere, ora sembra solo un refuso...
13/11/08, 21:22secondo noi ano solare e' un evergreen. Come dire le parolacce alle elementari, fa sempre morire dal ridere.
13/11/08, 23:31Qui c'è gente che pretende di mettermi in bocca icché pareppiace a lorsignori.
17/11/08, 13:44Eh no! Non fosse altro che migliaia di volte mi si è posta la scelta se mettermi in bocca qualcosa o no, sia chiaro che sono io a decidere cosa, quando e quanto! Quindi: mai detto di preferire la bomboniera al cornetto.
Dipende, ovviamente
- dal film (quando vedi certe cose DEVI scrocchiare tantissime patatine; in tal senso è davvero borghese il fatto che non vendano Chipster al Lido per la Mostra della Laguna)
- dall'estensione della compagine amical-cinefila (MAI acquistare le bomboniere in 4, ad esempio)
- dall'inevitabile variabile monetaria [si noti, agiungo, che la bomboniera in tal senso è anche egualitaria perché si può contribuire in gruppo all'acquisto e ripartirla come meglio il Collettivo Estemporaneo di Cinefili Bombonierofagi crede]
A beneficio dell'Ilfe chiarisco che ragionavo nella situazione ipotetica per cui ogni film effettivamente prodotto e distribuito merita, per tutto il tempo della sua proiezione, una dialettica privilegiata ed esclusiva con ciascun membro del pubblico, ponendo ad un momento successivo il confronto tra membri (...).
Essendo, è evidente, indecidibile a priori se un film quale che sia meriti o meno tale privilegio, la forma-bomboniera garantisce, abbassando il conflitto, una pace individuale e sociale con annesso soddisfacimento parziale dei desideri individuali che
a) mantiene vivo il desiderio, proprio perché lo soddisfa parzialmente
b) consente la standardizzazione della produzione e la sua pianificazione, e quindi potenzialmente l'emancipazione dal lavoro
c) appianando il conflitto tra membri, libera il tempo della lotta tra poveri o tra uguali dandoci quindi la possibilità di dedicarlo alle lotte sulla sperequazione e di resistenza ai microfascismi
In ultima analisi, la forma-bomboniera offre la possibilità materiale per l'elaborazione massiva di controcondotte individuali su terreni di lotta pertinenti la collettività e non insiemi ristretti come la sala cinematografica. La forma-bomboniera è intrinsecamente contro-biopolitica.
(e, aggiungerei, tié!)
Perché io non sono disposto ad accontentarmi di un cinema dell'informale, ma voglio che un cinema quale che sia spiani la strada ad una vita informale!
(e di nuovo tié!)
Posta un commento