il maiale nel pozzo

lunedì, marzo 30, 2009

Nel suo diario di lavorazione di Fitzcarraldo, Herzog racconta a un certo punto di una storia palermitana di cui non avevo mai sentito parlare: e mi chiedo se qualcuno dei palermitani che frequenta questo blog la conosca invece come storia nota, raccontata e riraccontata da amici, parenti e affini. Io non avrei mai pensato di trovare in un libro come questo (distantissimo, in tutti i sensi) una storiellina su Palermo, per di più così curiosa, e sono tanto contento di averla scoperta quanto dispiaciuto di non averla conosciuta sin da prima. Ad ogni modo, la riporto.


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Santa Maria de Nieva, 14 ottobre '79

Vista dal cielo, la foresta vergine si increspa sotto di me, apparentemente pacifica, ma è solo un'illusione, perché la natura nella sua essenza più intima non è mai pacifica. Perfino quando viene snaturata, quando viene addomesticata, si ritorce contro i domatori e li degrada ad animali domestici, a rosei porcellini che si sciolgono in padella come strutto. A questo proposito mi torna in mente l'immagine, la grande metafora, di cui avevo sentito parlare, del maiale che era caduto in un pozzetto di scolo nel mercato di Palermo: vi era rimasto per due anni e aveva continuato a crescere , sopravvivendo grazie ai rifiuti che la gente gettava nel pozzo, e quando lo avevano tirato fuori - aveva finito per intasare lo scarico - era quasi bianco, grasso, e aveva assunto la forma del pozzo. Era diventato una larva monumentale e bianchiccia, una figura quadrangolare, cubiforme e gelatinosa, un enorme pezzo di lardo, in grado di muovere solo la bocca per mangiare, mentre le zampe si erano atrofizzate ed erano state inglobate dal ventre adiposo.
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p.s.: le storie, i racconti, le leggende, prescindono da ogni riferimento all'attualità, com'è noto. sarebbe quantomeno riduttivo. chiunque ci riveda analogie con o metafore di qualcos'altro è il solo responsabile di tale accostamento, e se ne assume ogni responsabilità, soprattutto rispetto alla propria fantasia.

dottoressa nw...

mercoledì, marzo 25, 2009

ecco come l'immaginario italiano riesce a pensare di festeggiarti, in omaggio a te, agli anni '70, agli anni '80...









illuminazioni

venerdì, marzo 20, 2009

E luce fu.
Ci sono momenti, nell'esistenza di un uomo, in cui l'inatteso irrompe senza tatto alcuno nell'ordine delle cose che credevi immutabile. Tu magari eri in bagno, stavi leggendo qualcosa per ritrovare una concentrazione che fosse anche stimolante, ed ecco che ti ritrovi come sperduto. Ti vengono a saltare i punti di riferimento: quella struttura rassicurante da cui sei costantemente attorniato senza neanche rendertene conto, e che condiziona in maniera discreta ma irrinunciabile la tua vita.
Può succedere, e per fortuna capita raramente ma per fortuna capita, che il contingente si affacci all'improvviso cogliendoti di sorpresa; e allora di colpo ti rendi conto che il mondo cambia, e le cose possono essere considerate da un altro punto di vista, sotto una luce diversa. Oppure senza luce, al buio.
Mercoledì mattina l'EDF ci ha tagliato la luce.
La burocrazia francese ama agire di soppiatto: una mattina arriva, si nasconde dietro la tua porta, senza avvertire, senza far rumore, ZAC!, e ti taglia la luce. Tu li senti: ti avvicini, chiedi spiegazioni, ma loro ti rispondono che devi chiamare un call center, che quello deve aspettare che il tecnico torni a fare rapporto, che passi del tempo per ratificare il tutto, insomma in due secondi ti hanno modificato la consueta partizione del sensibile. Qualcuno direbbe che si tratta di un atto politico. ... .
Tu allora sei costretto a modificare le tue abitudini: ricominci a lavare i piatti, smetti di pulire la casa, smetti di lavarti, butti il brodo di pesce surgelato e anche le pizze finte, ti metti a cucinare due chili di piselli prima che vadano a male, e così via. E ti rendi conto, anche, che le cose non sono poi così malvagie. Scopri ad esempio che candela in francese si dice bougie, e cominci a ricordare che la luce di candela è bellissima (e ripensi a Barry Lindon, e a quanto fosse geniale Kubrick). E ti ritrovi, di sera, tre cretini attorno a un tavolo che in silenzio leggono a lume di candela. E da quant'era che non succedeva, con o senza candele? L'avvento di internet in viarigattieri ha senza dubbio massacrato le pratiche più creative, quelle che nascevano nei momenti in cui non c'era nulla da fare, fuori pioveva, e dovevi inventarti qualcosa tutti insieme per passare il tempo. Il papa, proust, pioggia giù, per dirne solo alcune.
Così due giorni passati al buio possono far ricomparire tout d'un coup cose che pensavi ormai lontane. Ieri, per esempio, una discussione di soli 5 minuti, verso mezzanotte o giù di lì, a partire da 5 candele di dimensioni diverse. (questo è un post che nasce da una foto, una foto che non esiste: scattata e rifiutata dalla mia macchinetta digitale, che ha deciso di defungere, come per lasciare ulteriore spazio all'immaginazione). Due candele di uguali dimensioni, ma a dire la verità bassine, rappresentavano l'uguaglianza di ciascuno con chiunque, la vera democrazia, il comunismo, il regime estetico delle arti, la politica e così via. Due candele di cui una nettamente più alta e l'altra nettamente più bassa, ancorché più alta delle candele comunitarde, rappresentavano il capitalismo, il liberismo, il regime mimetico delle arti, la polizia (e come spiegare il fatto che, nonostante tutta l'ineguaglianza sociale, la candela più bassa nel capitalismo fosse comunque più alta di quella egualitaria del comunismo? problema grave e serio). Quinta candela, quella solipsista: si faceva i cazzi suoi, ed era a mezza altezza rispetto alle altre.
Ma qual era la candela più felice?

"Attrazione gay" è il problema dell'anatra blu

venerdì, marzo 13, 2009

Rischia l'estinzione. In Inghilterra stanno tentando l'accoppiamento fra uno dei maschi rimasti e l'unico esemplare femmina. Ma Ben e Jerry tubano fra loro

Lei si chiama Cherry, ed è l'unica femmina di anatra blu presente nel Regno Unito. Poi ci sono Ben e Jerry, gli ultimi due esemplari maschi appartenenti alla stessa specie. Il trio di questi uccelli in via di estinzione è ospitato in un santuario del West Sussex, dove, da tempo, si sta cercando di evitare che questa specie scompaia definitivamente dal Paese. Peccato che i due maschi facciano sempre più coppia fissa tra di loro, ignorando di fatto Cherry. E, soprattutto, rifiutandosi di accoppiarsi con lei. "Un caso tutt'altro che raro. E' probabile che i due maschi abbiano vissuto un trauma d'identità", commenta il direttore scientifico del Bioparco di Roma, Fulvio Fraticelli. E così, il destino dell'anatra blu, che è originaria e residente nella Nuova Zelanda, sembra essere segnato, almeno per quanto riguarda la Gran Bretagna.

Teatro di questo mancato triangolo amoroso è l'Arundel Wetland Centre, dove si è cercato, a più riprese, di far interagire i due maschi con Cherry. Il primo a venirle presentato, nel recinto in cui vive, è stato Ben. Ma tra i due non è scoccata alcuna scintilla. Niente tentativi di accoppiamento, e neanche un vaghissimo approccio: la mancata intesa era palese. A quel punto è stato portato al cospetto di Cherry il secondo maschio, Jerry, ospitato fino ad allora in un altro santuario degli uccelli, a Londra. La prima reazione, da parte di Cherry, è stata esaltante, visto che ha da subito mostrato interesse nei confronti del suo nuovo ospite. "Gli si avvicinava, e lo chiamava, proprio come quando ci si vuole accoppiare", racconta uno dei responsabili della struttura. Peccato che quelle attenzioni non fossero affatto corrisposte.

Ma la sorpresa doveva ancora arrivare. Quando, infatti, gli esperti del Wetland Centre hanno deciso di far incontrare anche i due maschi, questi hanno da subito iniziato a fare coppia fissa. "Inizialmente li avevamo messi in gabbie separate. Non volevamo che potessero influire sull'eventuale accoppiamento con la femmina. Ma visto che nessuno dei due era interessato a Cherry, li abbiamo collocati nello stesso recinto - ha spiegato il guardiano Paul Stevens ai giornali inglesi - Da quel momento sono diventati inseparabili, e si comportano, tra di loro, come farebbe un maschio con la femmina. E' evidente che si piacciano".

E Cherry? Non sembra troppo preoccupata, e trascorre buona parte del tempo per conto suo. Al Wetland Centre sembrano ormai essersi rassegnati, anche perché è difficile che i due maschi possano cambiare il loro atteggiamento. "Quando non c'è risposta nei confronti della femmina - sottolinea il direttore scientifico del Bioparco di Roma, Fraticelli - c'è ben poco da fare". Tra le cause di questo comportamento, sottolinea l'esperto, il modo in cui sono stati cresciuti da piccoli: "Si può trattare di un problema di imprinting. Trentadue ore dalla nascita, gli anatidi si identificano con un oggetto o un essere vivente che vedono intorno a loro. Se, ad esempio, sono stati allevati in un'incubatrice, potrebbe identificarsi con l'uomo. Questo processo può causare dei traumi di identità. Ciò avviene anche quando i maschi sono stati allevati insieme".

E che l'omosessualità interessi anche il mondo animale non è una novità: basti citare la classifica, stilata da un gruppo di etologi, delle specie che mostrano comportamenti sessuali sganciati dal bisogno di procreare, quindi con esemplari dello stesso sesso (in cima alla lista si piazzarono i bisonti, seguiti da trichechi e scimmie). "Comportamenti spesso risposta a stress o convivenza forzata", fanno notare gli esperti.

fonte: repubblica.it

Guida, femminile di guido.

martedì, marzo 10, 2009

Teso, inteso.