Domenica a Palermo ci sarà il ballottaggio: un ballottaggio inaspettato, tutto interno al centrosinistra, con Leoluca Orlando (47% al primo turno) che sfiderà Fabrizio Ferrandelli (17% al primo turno) per la poltrona di Palazzo delle Aquile. Un ballottaggio tutto a sinistra e tuttavia ben poco da festeggiare, chiunque vinca, a causa delle
dinamiche che hanno caratterizzato questa campagna elettorale, ben poco politica e molto personalistica. Ciò detto, dopo 10 anni di disastro della giunta Cammarata questi signori dovranno affrontare un compito molto duro e molto importante: risanare un bilancio in condizioni disastrose e ridare dignità a una città che non sa più riconoscersi.
Ma io volevo parlare di altro.
Volevo fare due considerazioni sui manifesti di questa campagna elettorale. Mi è sembrato che ce ne fossero molti meno, e che ci fosse in genere molto meno abusivismo, almeno nel centro storico di Palermo. Niente
del genere, per dire. Non so come mai, ma così mi pare. Un mese prima delle elezioni è scattata la regola che negli spazi commerciali non potessero esserci manifesti elettorali, né facce sui manifesti, e quindi tutta la cosa (anche perché fino a poco tempo fa manco si sapeva che Orlando si candidasse, per dire, né le liste erano così avanzate, evidentemente) è stata molto contenuta. All'inizio è comparso qualche manifesto con faccione di gente che manco scriveva il partito ("io intanto mi candido, e poi si vede"). Poi quasi basta, forse perché comunque i partiti di centrodestra non avevano alcun interesse a vincere queste amministrative ("ora la patata bollente ve la prendete voi").
Ma la cosa più interessante sono i manifesti di questi ultimi 15 giorni, quelli del ballottaggio. A Palermo sono comparsi dei manifesti bianchi, senza simboli o nomi, in cui c'è scritto solamente: "I palermitani che non stanno a guardare. Dal 21 maggio". Evidente a tutti che si tratti di manifesti di Orlando, ma di un'evidenza tutta in sottrazione, e che dà l'idea dello strapotere di questo personaggio a Palermo. Non ho neanche bisogno di mettere il mio nome: lo sapete già. E non mettendo il nome, ma invadendo la città - e dunque anche gli spazi commerciali, che in questo modo posso utilizzare -, sono ovunque. E lo sai che devi votare me, perché io voglio il bene di Palermo, e so fare il sindaco, e tu ti devi fidare dell'auctoritas. Diabolicamente efficace, quasi da far paura.
Dall'altra il povero Ferrandelli, che naturalmente deve invece farsi conoscere ai più, e propone allora il suo faccione in tutti gli spazi utilizzabili, con scritto: "la forza del cambiamento". Ma sembra di vedere una Cinquecento che rincorre una Ferrari.
Niente, questo. Se trovo delle foto dei manifesti poi le metto, ché mi sembrano veramente eloquenti.
AGGIORNAMENTO: abbiamo preso un granchio: era effettivamente una pubblicità, di Live Sicilia. Saremo stati gli unici a fare quest'errore, o la testata avrà fatto un favore involontario a quello che verosimilmente sarà il futuro sindaco di Palermo? Il manifesto di cui parlavamo è
questo.