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Notizie da una campagna elettorale seguita distrattamente (ma che potrebbe cambiare le sorti di Palermo)

venerdì, maggio 18, 2012

Domenica a Palermo ci sarà il ballottaggio: un ballottaggio inaspettato, tutto interno al centrosinistra, con Leoluca Orlando (47% al primo turno) che sfiderà Fabrizio Ferrandelli (17% al primo turno) per la poltrona di Palazzo delle Aquile. Un ballottaggio tutto a sinistra e tuttavia ben poco da festeggiare, chiunque vinca, a causa delle dinamiche che hanno caratterizzato questa campagna elettorale, ben poco politica e molto personalistica. Ciò detto, dopo 10 anni di disastro della giunta Cammarata questi signori dovranno affrontare un compito molto duro e molto importante: risanare un bilancio in condizioni disastrose e ridare dignità a una città che non sa più riconoscersi.
Ma io volevo parlare di altro.
Volevo fare due considerazioni sui manifesti di questa campagna elettorale. Mi è sembrato che ce ne fossero molti meno, e che ci fosse in genere molto meno abusivismo, almeno nel centro storico di Palermo. Niente del genere, per dire. Non so come mai, ma così mi pare. Un mese prima delle elezioni è scattata la regola che negli spazi commerciali non potessero esserci manifesti elettorali, né facce sui manifesti, e quindi tutta la cosa (anche perché fino a poco tempo fa manco si sapeva che Orlando si candidasse, per dire, né le liste erano così avanzate, evidentemente) è stata molto contenuta. All'inizio è comparso qualche manifesto con faccione di gente che manco scriveva il partito ("io intanto mi candido, e poi si vede"). Poi quasi basta, forse perché comunque i partiti di centrodestra non avevano alcun interesse a vincere queste amministrative ("ora la patata bollente ve la prendete voi").

Ma la cosa più interessante sono i manifesti di questi ultimi 15 giorni, quelli del ballottaggio. A Palermo sono comparsi dei manifesti bianchi, senza simboli o nomi, in cui c'è scritto solamente: "I palermitani che non stanno a guardare. Dal 21 maggio". Evidente a tutti che si tratti di manifesti di Orlando, ma di un'evidenza tutta in sottrazione, e che dà l'idea dello strapotere di questo personaggio a Palermo. Non ho neanche bisogno di mettere il mio nome: lo sapete già. E non mettendo il nome, ma invadendo la città - e dunque anche gli spazi commerciali, che in questo modo posso utilizzare -, sono ovunque. E lo sai che devi votare me, perché io voglio il bene di Palermo, e so fare il sindaco, e tu ti devi fidare dell'auctoritas. Diabolicamente efficace, quasi da far paura.

Dall'altra il povero Ferrandelli, che naturalmente deve invece farsi conoscere ai più, e propone allora il suo faccione in tutti gli spazi utilizzabili, con scritto: "la forza del cambiamento". Ma sembra di vedere una Cinquecento che rincorre una Ferrari.

Niente, questo. Se trovo delle foto dei manifesti poi le metto, ché mi sembrano veramente eloquenti.

AGGIORNAMENTO: abbiamo preso un granchio: era effettivamente una pubblicità, di Live Sicilia. Saremo stati gli unici a fare quest'errore, o la testata avrà fatto un favore involontario a quello che verosimilmente sarà il futuro sindaco di Palermo? Il manifesto di cui parlavamo è questo.

la doppia seduzione di Francesco Orlando

mercoledì, marzo 17, 2010


Questo romanzo, per alcuni di noi, era un mito. Ho sognato a lungo che Orlando mi invitasse a casa sua per leggerlo ad alta voce tutto d'un fiato, una giornata intera, com'era solito fare con pochi eletti. Non è mai successo. Non escluderei che sia successo con qualcuno di noi, sarei anzi pronto a giurarci. Ho sognato a lungo del momento in cui, adulto conclamato, avrei scritto una recensione di questo libro, su una rivista, raccontandone la storia nascosta. Ma non posso farlo: Orlando non ha rispettato i patti che riguardavano la pubblicazione del suo romanzo - diceva che lo avrebbe fatto solo post mortem -, e io non sono dunque un adulto conclamato. La pubblicazione del romanzo sarebbe dovuta avvenire, secondo i miei calcoli, non prima del 2034. 24 anni di anticipo mi trovano un po' impreparato. Ne parlo qui, mi sembra già assai e persino troppo pubblico. So che a molti questa cosa della lettura ad alta voce del romanzo sembrava ridicola (e oltremodo narcisistica, è evidente). So che le attenzioni di Orlando nei confronti di pochi studenti sono oggetto di ironia da parte di molti. Ciononostante, per diverso tempo, io non desideravo altro. I corsi di Francesco Orlando, chi li ha seguiti lo sa, non erano comuni. Nulla di paragonabile in sei anni di studio all'Università di Pisa. E questo romanzo, questo romanzo segreto della cui esistenza si vociferava, di cui talvolta si parlava in classe, esisteva e non esisteva: e io non volevo altro che leggerlo. Sin dal primo anno di Università, quando G. mi parlava di questo professore, palermitano, straordinario. Lo avevo incrociato una volta: c'era una conferenza di Sanguineti-figlio su Dante, e lui lo aveva cacciato, dall'aula di palazzo Quaratesi, perché doveva fare lezione - mica poteva cominciare con 5 minuti di ritardo, come li avrebbe recuperati? Da allora cominciammo a parlarne con G., da allora mi interessai a questa storia, recuperando gradualmente lacune - Il gattopardo -, leggendo gli scritti del curtigghio che mi rendevano ancora più affascinante questa figura - Ricordo di Lampedusa -, e così via. Solo due anni dopo avrei seguito il suo corso su "L'uomo e l'opera". Ci sarà un motivo se tra tutti quelli che ho seguito questo è forse l'unico corso di cui ricordi qualcosa. L'uomo e l'opera: contro Sainte-Beuve, con Proust, da distinguere radicalmente. Guai a fare confusione! Era una delle tre cose da sapere a memoria, insieme al fatto che Sainte-Beuve è un nome formato da 4 sillabe, sa-nt-be-vv-, quindi per favore non venite a dirmi sanbèv perchè non è un santo. La terza riguardava complicatissime regole di applicazione di freud alla letteratura, passo. Mi stupisce allora che l'intervista che Repubblica dedica all'uscita di questo romanzo sia così personale, come se si trattasse di un outing di Francesco Orlando; mi stupisce che Orlando non protesti con veemenza alla domanda: "Fernando vive tragicamente la sua omosessualità. Per lei è un problema altrettanto drammatico?". L'importante, comunque, è che ora sia uscito. E tuttavia c'è una sorpresa. Di questo libro, di cui Einaudi da tempo aveva comprato i diritti, l'interesse consisteva, al di là del romanzo in sé, in questo famoso inedito di Tomasi di Lampedusa nel quale l'autore del Gattopardo si esprimeva favorevolmente sul romanzo giudicandolo persino (cito a memoria da una leggenda consolidata) "migliore del mio Gattopardo". Ora, questo inedito non c'è: e il libro viene presentato di per sé, schitto schitto, senza il famoso "manoscritto del principe" che ha dato il titolo al film di Roberto Andò. Questa è una grande sorpresa per chi conosce la storia che sta dietro alla pubblicazione di questo libro - ne parlavo con Happy, recentemente. C'è la questione delle plurime versioni dello stesso: il giudizio di Lampedusa si riferisce a una stesura ormai inesistente, visto che il romanzo è stato riscritto a più riprese nel corso degli anni. E tuttavia rimane la curiosità, l'interesse nei confronti di un giudizio che, al di là delle costanti e delle varianti (eco orlandiana), riguarda il romanzo nel suo complesso. Tanto più che, ed è l'ora di fare una piccola confessione, questo inedito era stato annesso al romanzo, in una sua versione a stampa di carattere privato, altrettanto rimaneggiata rispetto a quella letta da Lampedusa. L'inedito era annesso ma solo in alcune copie. Non c'era per esempio nella copia di G., che lessi con curiosità mista all'eccitazione di un "classico proibito" (da diversi punti di vista) nel 2002. Orlando lo dichiarava in un'introduzione che non compare in questa versione einaudiana del romanzo: disse che alcune delle copie sarebbero state impreziosite da questo inedito. G. possedeva una copia del romanzo, perché era uno di quelli che era stato invitato a casa di Orlando, anche se negli anni si era allontanato, pur continuando a riconoscere un debito enorme nei suoi confronti. Io che devo riconoscere un debito enorme nei confronti di G. promisi (e scrissi) di non rivelare mai a nessuno di questa piccola infrazione alle regole, per rispetto nei confronti di Orlando - che evidentemente non aveva voluto che leggessi il suo romanzo -, nei confronti di G. - che mi aveva permesso di farlo pregandomi di mantenere il segreto. Ora che il romanzo è pubblico, finalmente, posso liberarmi di questo piccolo segreto, di questo libro sottratto temporaneamente alla libreria di G. col piacere di un bambino che ruba la marmellata. A 8 anni di distanza (8 anni!), dopo averlo riletto, non posso che rallegrarmi della pubblicazione, ed essere curioso delle reazioni ufficiali e ufficiose. Conoscendo la maniacalità di Orlando, immagino quanto ci possa tenere lui, e la nuova vita che questa veste da romanziere deve dargli a 75 anni. Non sono in grado di esprimere un giudizio critico, perché questa storia che tenevo segreta non mi consente una giusta distanza. Non so se sia un capolavoro, probabilmente no. Io devo dire di averlo riletto con grande piacere e col trasporto di un romanzo che ti tiene incollato alle pagine. Ma non so in che misura questo dipenda dal valore in sé del romanzo o dal piccolo mito che gli ho costruito attorno. Ci sarebbero tante altre cose da dire, mi fermo qui. Voi?