per una filosofia dell'immagine

lunedì, aprile 27, 2009

sylvie

lunedì, aprile 20, 2009

Let's entertainment!


La casa del padre

mercoledì, aprile 08, 2009

La notte scorsa la conta dei parenti e degli amici è stata la prima cosa. Poi si è rimasti incollati alla tv increduli. L’alba ha portato la luce e anche la proporzione del disastro. Quando la tua terra è così dilaniata, cosa puoi dire? Gli abruzzesi poi sono capetoste, fieri e di poche parole. E così anche fare il giornalista in questi momenti ti sembra una mancanza di pudore.

Mio padre stamattina camminava curvo, come piegato da un macigno cadutogli d’improvviso sulle spalle. Fumava una sigaretta dopo l’altra davanti alle immagini di macerie. Lo sguardo vuoto, altrove. La casa dove è nato (quella nella foto di quest’estate) si è spaccata come una mela dopo un colpo ben assestato. L’hanno già dichiarata inagibile. I muri non stanno più insieme, gli ha raccontato un cugino che non ha voluto infierire oltre.

E’ solo una di una manciata di case buttate su un fianco di una montagna ai bordi dell’altopiano delle Rocche. Cinquanta famiglie d’estate, venti persone d’inverno a Fontavignone. E ieri notte dopo la prima scossa si sono radunate dietro la chiesa, si sono fatte un caffè con i mezzi di fortuna e hanno aspettato che arrivasse la luce. La mattina ha portato poca consolazione. Dopo decenni di anonimato a Fontavignone stava arrivando il momento della riscossa: un ostello della gioventù da inaugurare quest’estate e qualche villetta per villeggianti. Ora non si ha più voglia di pensare alla prossima sagra di paese o ai carri per la festa dei Narcisi.

A 24 - La strada dei parchi. Ovvero: sentirsi Nazione oggi.

lunedì, aprile 06, 2009

Quando ho aperto gli occhi pensavo fosse uno dei miei soliti risvegli notturni, di quelli che intervallano tutte le mie notti e che si concludono con un sorso d'acqua e una giravolta sul letto. È bastato chiudere gli occhi e riaprirli per capire che il risveglio era provocato, ma è stato solo quando d'istinto mi sono ritrovato in piedi davanti alla porta che in testa mi è passata la parola terremoto. Non ricordo di aver avuto davvero paura: non c'è stato il tempo, forse. Ricordo però di essermi stupito più per il rumore che per l'oscillazione di tutta la stanza. Quando ha rallentato e poi smesso ho guardato l'ora: 3.39 [tengo sempre l'orologio avanti, per evitare i ritardi che faccio ugualmente]. Mi affaccio alla finestra e come me tutta via Giovanni Lanza, qui a Roma. Di fronte una famiglia di quattro persone sembra chiedersi come me cosa bisogna fare. Uscire di casa? Gli invidio la televisione e la compagnia e mi rimetto a letto.
Stamattina quando la sveglia è suonata ci ho subito ripensato, ma è stato solo dopo la telefonata di mia madre che ho realizzato che la scossa della notte non era un aneddoto delle mie vacanze romane.
Mi lavo, vado al bar e mi pianto davanti a skytg24, e scopro che esistono le città di Onna, Paganica, Fossa, Villa Sant'Angelo, e sento crescere il numero di quelli che non esistono più (dai 15 di stamattina ai 150 di poco fa).
Esco dal bar, entro in archivio. Esco dall'archivio, cerco ancora il bar, ma prima gli occhi cadono su un cartello stradale: A24 - L'Aquila. Neanche sentire e vedere le pareti del mio B&B tremare mi aveva fatto capire quanto fossimo vicini, io e loro, voi, noi.