NONNO FOR PRESIDENT

mercoledì, aprile 12, 2006


DAL VOSTRO INVIATO A NEW YORK – Il risultato delle elezioni italiane disturba i placidi sonni degli americani. Sconvolti dalla minaccia di una Berlusconi-bis, migliaia di newyorchesi si sono riversati a Times Square, per esprimere solidarietà al popolo italiano e seguire su maxischermo l’esito di questo scontro fra titani.
La prima delusione arriva quasi subito, quando si scopre che il candidato della sinistra è uno sconosciuto Romano Prodi, un vecchietto reduce da un’anonima charity foundation con sede a Bruxelles.
Confortanti i primi exit poll. Ma il progressivo rivolgimento della situazione fa andare di traverso più di un vanilla coffee ai militanti dell’Unione, riuniti per l’occasione in uno Starbuck’s sulla quarantaduesima (molto criticata la decisione di abbandonare la storica sede della Pizziria Bela Nappoli, dopo che Rumsfeld aveva accusato i proprietari di condire la pizza pepperoni con carne di bambini – cinesi, per giunta, chè costano di meno).
Alle nove di sera ora locale (le tre in Italia) Prodi sfida il ridicolo salutando pubblicamente la brillante vittoria. L’idea di un premier che festeggia un pareggio dal cassone di un autotreno, parcheggiato in un centro storico europeo, urta visibilmente la sensibilità degli indigeni. Per fortuna, un’interferenza manda in audio il discorso di un senatore del Kentucky contro i rischi legati al consumo di pollo fritto: la borghesia liberal dell’Upper East Side, salutista e visibilmente galvanizzata, torna a sperare in un nuovo leader carismatico (per quanto continuino a serpeggiare fra la folla dei disfattisti “Totti was better”).
Alle dieci il pareggio sembra ormai consolidato, la Canzone Popolare di Fossati si conferma incapace di scaldare gli animi quanto la Pausini, e gli americani sentenziano unanimi: Emma Bonino non sarà mai la nuova Sofia Loren. Intanto i pochi berlusconiani presenti, rialzata la cresta, intonano slogan aggressivi contro i piani quinquennali di McDonald’s, i comunisti californiani e le toghe rosse alla Corte Suprema. I prodiani rispondono chiedendo allo zio Sam di esportare la democrazia anche in Italia. L’NYPD seda i tafferugli distribuendo hot dog fat-free. Un militante di sinistra, convinto dai tempi dell’Interrail che la capitale italiana sia Praga, si cosparge di ketchup e si dà fuoco come Ian Palach. Resta l’impressione di un Paese diviso: non doveva finire così.

MARGIE





Prodi a Central Park (aspettando di farsi sparare come John Lennon, per entrare nella leggenda)

Comments

5 Responses to “NONNO FOR PRESIDENT”
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Anonimo ha detto...

c'est tout simplement merveilleux! c'est superbe!! c'est extraordinaire!!
MARGIE FOR PRESIDENT!!!!!!!!!!

12/04/06, 12:33
Anonimo ha detto...

c'è chi avrebbe saputo fare di meglio

12/04/06, 14:59
Via Rigattieri ha detto...

il solito disfattismo rigattieriano...

12/04/06, 15:40
si-culo ha detto...

Bello!

...ma... non ci sono cazzi :-(

6e1/2

12/04/06, 17:12
Anonimo ha detto...

Magari Prodi avesse fatto una sosta da Naomi forse oggi.. Ma lui niente, continua ad andare avanti "senza se e senza ma", però boh, waiting for Godot.
Mi associo

13/04/06, 18:06