Stavo pensando: e allora ho mandato questa lettera a Repubblica Palermo.
La domanda che vorrei porre alla vostra attenzione è la seguente: contro un'amministrazione che non amministra, non ci resta che piangere? O bisogna agire di modo che una risata possa seppellirli? Sono, queste, alternative valide? Si può (ancora) porre la questione in questi termini?
Il punto è: può l'ironia essere un'arma politica, oppure bisogna credere che ironia e politica si situino agli antipodi, l'una essendo intrinsecamente conservatrice l'altra invece costitutivamente rivoluzionaria? Non è del tutto scorretta una simile affermazione?
Infine: è da considerare ironia della sorte la decisione dell'alimentatore del mio computer di rompersi proprio adesso, costringendomi ad andare in vacanza, o semplicemente bisogna approfittarne?