Un tempo i rigattieri erano genti estremamente artistiche. La penuria di mezzi faceva trovare loro soluzioni ingegnose, lanciare nuove mode, inventare concetti e teorie fantasiose. Poi il mondo reale incombette su di loro come una catastrofe: e fu la diaspora. Nessun messia disposto a salvarli, non poterono che attaccarsi ai primi mezzi di sostentamento che trovarono. Ciò non tolse loro un qual certo acume, e residui di una qualche aspirazione, pur tuttavia commisurati ai tempi, grami, che si trovavano ad abitare. C'era chi (pensate come s'era finiti in basso) era costretto addirittura in qualche ufficio, e pur di non soccombere aveva provato a lanciare una nuova corrente artistica dal nome improbabile: la office art, il cui successo non superò i pochi minuti.
[qui l'unico - geniale - pezzo di questa sfortunata forma d'arte]
I rigattieri erano genti sconfitte dalla storia e dal progresso, residui di un mondo che non esiste più. Come tutte le minoranze, il loro unico modo per ricordarsi di esistere era quello di attaccarsi alle tradizioni. Una di queste, forse la più nota nel mondo, era quella di un curioso pranzo di Natale celebrato molti giorni prima (o molti giorni dopo) del solito. Era un appuntamento imperdibile, nella provincia, forse proprio perché un evento libero, senza etichetta, anarchico e aristocratico ma popolare, a modo suo. Qualcuno continua a sostenerne l'esistenza, lontano dalle luci della ribalta. C'è chi dice addirittura che si tratterebbe della nona edizione consecutiva, e che si svolgerebbe il 15 dicembre p.v. Ma se c'è una cosa che la storia non ha mai smesso di insegnare, è che i rigattieri erano genti inaffidabili, e dunque vagli a credere.