Storia di una laurea – cap. II (… telefona il Pezzo da Novanta)

venerdì, gennaio 20, 2012



Milano, pomeriggio di sole, fine ottobre. La disperazione porta a inventarsi strade alternative.
E quindi, euforico e disperato per la disavventura del piano di studi, concordo un incontro carbonaro con la mia prof., donna di passioni e intelligenza da vendere. Le racconto la disavventura, che lei opportunamente sintetizza così: “Ma quelli della segreteria non capiscono un cxxxo (testuale, ndA)! Mandi una mail a XX (il Pezzo da Novanta, d’ora in poi PN, ndA) e mi metta in copia. Ci pensiamo noi”.
E qui scatta interiormente la sensazione di chi viene miracolato quando è toccato dal contro-potere: le tue preoccupazioni si sciolgono, la tua vita trasla, magicamente, nelle mani delle persone giuste.
Ovvero, per riassumere, tu sei in regola, un uomo probo, ma finisci ingiustamente nella rete di Grigi Burocrati senza scrupoli. Per tirarti fuori dall’abisso, però, non ti servono i documenti, le carte, le domande regolari… No, serve che “ci pensino loro”. Se la burocrazia è un tiranno cieco, serve un’autorità più grande per evitare di restare stritolato dal meccanismo.
Dunque, entrato nel loop del contro-potere accademico (ma sarà poi ‘contro’ davvero? Forse è soltanto l'unico…), preparo una lettera strappalacrime per il PN (tengo famiglia, sono un ragazzo padre, devo ancora piazzare tutti i Rigattieri, etc.).
Allego tutti i documenti e invio.
Nel pomeriggio, magicamente, il PN chiama sul mio cellulare (ma vi rendete conto??!!).
“Senta, mr. Happy, ho letto la sua mail. Ma, mi scusi, dalla segreteria non si sono accorti che ci sono state modifiche al piano di studi?”.
Ecco, adesso le lacrime bussano copiose alle mie palpebre: “Professore, eccoci, proprio qua la volevo: sono quindici giorni che cerco di spiegarglielo”.
PN risponde, gagliardo: “Ho capito, va bene. Senta, mi mandi tutta la documentazione (già fatto, ma pazienza, ndA) e porterò in consiglio il suo caso”.
Mi spreco in salamelecchi, manco avessero nominato Marcello Cofino direttore editoriale di Adelphi dando un calcio in culo a Calasso, su mia raccomandazione. Dove siamo arrivati…
Ed effettivamente, il contro-potere lavora bene. È efficiente e da’ risposte in tempi brevi…
Il PN mi richiama, a consiglio appena concluso, le carte sono ancora calde. Il tono è di chi sta trattando con il sindacato. Si sente che siamo alla stretta finale. C’è la fregatura dietro l’angolo, lo so: “Senta, mr. Happy, abbiamo fatto passare quasi tutto (esticazzi, quelli esami io gli ho fatti!, ndA). Solo ci resterebbe fuori un esame… da 5 crediti, di storia dell’arte. Per Lei sarebbe un problema?”.
Mannò, figuriamoci, professore, anzi guardi sto finendo il pacco con le uova, la carne e il caffè buono, quello di Milano, da spedire alla sua Signora...
Fu così che, pur dalla parte della ragione, finii per accogliere con infinito sollievo  l’ultimo, infame, cetriolo della mia ignobile carriera universitaria.
E gli risposi di sì, grato.

Comments

19 Responses to “Storia di una laurea – cap. II (… telefona il Pezzo da Novanta)”
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capo ha detto...

Mi è piaciuto molto, soprattutto la parte "devo ancora piazzare tutti i Rigattieri"; certo non capisco perché faresti Marcello Cofino direttore di Adelphi e non, per dire, il povero genni - che è mistico a sufficienza - o il povero me, che sono abbastanza assetato di potere per andare un po' ovunque. Ma passi.

E meno male che il cetriolo è finito dove doveva finire.

20/01/12, 15:19
nw ha detto...

Giustappunto dicevo: piazzare tutt* * Rigattier*....mi raccomando.
Eccomunque, comèbbiaddirti in altra occasione, ammemmì garbano i cetrioli. Ammemmì.

20/01/12, 15:22
Happy ha detto...

@Capo: Adelphi è, malgrado il nobile lignaggio, solamente una società controllata da un grande gruppo editoriale. Per i veri assetati di potere avrei in mente, che ne so, cariche del tipo "direttore generale marketing", "direttore progetti speciali": tutti posti dove prendi un pacco di soldi e non fai una cippa. Genni lo mettiamo direttore artistico alla Scala (e mandiamo via quel crucco), Greg, invece, lo piazzerei alla City di Londra, con un martello, a convincere gli inglesi a comprare btp italiani.

@NW: felicissimo che ti garbino i cetrioli. Effettivamente, mi sarei stupito del contrario.

20/01/12, 16:17
Anonimo ha detto...

Happy, sono in un quota rigattieri acquisita anche io, oppure, dopo il mancato slauto a pisa, rischio il declassamento?
Mi accontenterei di poco...
Marica Silker

20/01/12, 16:51
Happy ha detto...

Tu mai rischieresti un declassamento!
Il tuo destino è l'elevazione a più superbo loco.
Il fatto è che il posto di lavoro garantito è riservato ai Rigattieri uomini.
Per le gentildonne si pensava a possedimenti terrieri con villa o, in alternativa, palazzo cittadino con salotto intellettuale annesso. Vedete un po' voi. Noi si deve porta' a casa i piccioli...

20/01/12, 18:44
nw ha detto...

Happy, non essere malizioso! Né maschilista.

21/01/12, 09:31
Happy ha detto...

Scusate, ma qui l'obiettivo è lavorare poco, guadagnare tanto. Se pure le gentildonne si mettono a lavorare, la concorrenza si fa spietata... Noi garantiremo lauti possedimenti e vitalizi per le nostre amiche, compagne, colleghe... E dunque, alla luce di ciò, vi domando: ma perchè lavorare?

23/01/12, 10:06
capo ha detto...

Sfondi una porta aperta, happy!

23/01/12, 13:24
Happy ha detto...

qui non si fanno teorie di genere, qui si lotta per il potere.

23/01/12, 16:50
Ciccì ha detto...

se lo scopo è lavorare poco e guadagnare tanto, io sono ancora ben lontano dallo scopo... Happy, aiutaci tu!

25/01/12, 14:56
Happy ha detto...

Al momento, tra i Rigattieri esiste una faida teologica fra due scuole:
- quella che dice, lavorare poco, in posizioni manageriali, con budget, stock option, audi aziendale, iPad e un fottìo di riunioni inutili con centinaia di collaboratori che si fanno il culo per te;
- quella che dice, non lavoro oppure faccio solo quello che mi piace (due elementi che potrebbero anche coincidere) e mi danno un sacco di soldi (comunque, a prescindere, direi).

valutate voi. io dico, pragmaticamente, che qualunque delle soluzioni summenzionate va bene. l'importante è fare i soldi, tanti. e faticare poco (sennò, che rivoluzione è? per tanto così diventiamo tutti milanese esauriti e facciamo prima...)

25/01/12, 16:07
charlie ha detto...

praticamente dovremmo essere già viceministri e professori ordinari prima dei 29 anni.

25/01/12, 21:46
capo ha detto...

uno che conosco è diventato papa molto ma molto prima

25/01/12, 22:31
charlie ha detto...

papa?!

le patate?

26/01/12, 14:50
Happy ha detto...

per la crocanca, fare il viceministro o il professore ordinario consente di essere benestanti. non di fare i soldi.
noi non ci accontentiamo dei beni di consumo, vogliamo il potere vero.

27/01/12, 16:50
charlie ha detto...

no, infatti bisogna anche essere figli di qualche indagato della P3

28/01/12, 08:49
nw ha detto...

papa Greg..che nostalgia....

29/01/12, 12:05
Happy ha detto...

noi vogliamo essere sfigati! ma sfigati potenti... ;-)

30/01/12, 12:31
charlie ha detto...

Genau!

Gennau ;-)

31/01/12, 22:56