Un ritrovamento, in stile Charlike

mercoledì, luglio 26, 2006




Qualche giorno fa, in mezzo a chincaglierie varie, abbiamo trovato in viarigattieri un papiro arrotolato, con su scritte queste parole:

" Locanda infestata dalle cimici, il poeta morsicato a sangue ti saluta. Non per ringraziarti di avergli dato riparo una notte lungo un oscuro cammino. È vero che la notte è limacciosa come quella che conduce all'Ade - ma i tuoi giacigli sono malridotti, le tue lanterne fumose. Il tuo olio è rancido, il pane ammuffito, e dallo scorso autunno ci sono piccoli vermi bianchi nelle tue noci vuote. Ma il poeta è riconoscente ai mercanti di porci che giungendo ad Atene da Megara gli impedirono di dormire con i loro singhiozzi (le tue pareti, locanda, sono sottili), e rende grazie anche alle tue cimici, che lo tennero desto avanzando sulla branda in schiere frettolose e rodendolo dappertutto.
Perchè, insonne, egli andò a respirare la luce bianca della luna da una feritoia, e vide un trafficante di donne che bussava alla porta, a notte fonda. Questi gridò «Bambino, bambino!» Ma lo schiavo, disteso sul ventre, russava e si tappava le orecchie incrociando le braccia sulla coperta. Allora il poeta si avvolse in una veste gialla, del colore del velo nuziale. Quella veste tinta di croco gli era stata lasciata da un'ilare fanciulla, il mattino in cui era fuggita indossando il mantello di un altro amante. Così, sotto le sembianze di una serva, il poeta aprì la porta, e il mercante di donne fece entrare un folto drappello. L'ultima ragazza aveva i seni sodi come mele cotogne. Valeva almeno venti mine.
«Serva, disse, sono stanca. Dov'è il mio letto?»
«Mia cara signora, rispose il poeta, le tue amiche hanno già occupato tutti i letti della locanda, non rimane che il giaciglio della tua serva. Se vuoi, puoi coricarti lì».
Lo spregevole uomo che manteneva tutte quelle giovani e fresche fanciulle esaminò il volto del poeta alla luce fioca della lampada, e vedendo una serva né troppo bella né troppo curata, tacque.
Locanda, il poeta morsicato a sangue ti ringrazia.
La donna che si coricò quella notte insieme alla serva era più morbida del piumino d'oca, e il suo seno profumato come un frutto maturo. Ma tutto ciò, locanda, sarebbe rimasto segreto, se non fosse per il chiacchiericcio stridulo del tuo giaciglio. Il poeta teme che i porcellini di Megara abbiano appreso in tal modo la sua avventura. Oh voi che ascoltate questi versi, se i mendaci "oinc, oinc" dei porcellini dell'agorà di Atene vi raccontano che gli amori del nostro poeta sono vili, venite alla locanda a vedere l'amica dai seni duri come cotogne ch'egli seppe prendere, in una notte di luna, morsicato dalle beate cimici."

Pensavamo potesse farvi piacere condividere questo gioiello.

I rigattieri

p.s.: scolorita, in fondo al papiro, s'intuiva una firma: M. Schwob, o qualcosa del genere.

Viarigattieri, Urbis et Orbis

mercoledì, luglio 19, 2006

Il messaggio dei Rigattieri non fu subito ascoltato e recepito. Inizialmente si trattò solo d'un successo locale, di carattere quasi solo cittadino. Ben presto però la loro opera si diffuse fino alle coste pacifiche del Nord America e fino all'Indonesia, rivelandosi una chiave universale di comunicazione capace di farsi ascoltare dalle più svariate culture.
Solo dopo due anni di vita dell'Ordine dei Rigattieri si può già parlare d'un successo e d'una fama mondiale del loro messaggio; lo confermano le fonti, tra le quali questa mappa che è stata da poco ritrovata e che segnerebbe i luoghi di maggior diffusione della cultura rigatteriana.




Un messaggio universale, affascinante dunque. Ad oggi però non abbiamo ancora capito di che messaggio si trattasse. Sfogliando le pagine del 'blog' (caratteristico diario di natura informatica del XXI secolo) non riusciamo a trovare nulla di particolare valore filosofico, religioso o semplicemente esistenziale che possa spiegare il grande successo dei Rigattieri. A dire la verità alcuni storici sono arrivati alla conclusione che una tale diffusione del blog rigatteriano possa essere del tutto casuale e priva di conseguenze rilevanti per la cultura del XXI secolo, tanto più che i 'post' (pagine del diario-blog) risultano spesso incomprensibili ai più, al punto da generare il sospetto che non significhino niente. Ma si tratta di posizioni estreme; la storiografia tradizionale non trova plausibile questa tesi, nella misura in cui ritiene che non sia possibile nella storia umana che un messaggio goda di una tale 'audience', rimanendo solo un passatempo demenziale e immotivato nonché sterile, privo d'un contenuto di effettivo interesse universale o di una certa genialità.



[Manuale di storia moderno-classica: dal XIX al XXIII ss.,
Mondadori, anno 3107]

La catena di Greg

sabato, luglio 15, 2006

Bene, io colgo l'invito di ocamuccata... In realtà non ho capito niente di come funziona sta catena e quindi mi limito solo a scrivere la mia sulla questione dei vizi. Spero che alle questioni tecniche ci penserà qualcuno degli altri due (confido molto nel Poliglossa). Dunque ecco il titolo del mio post:

I sette Greg capitali

Giustificazione del titolo: Dire che incarno perfettamente ognuno di questi vizi è dire poco. Sarebbe un'offesa al concetto stesso di vizio. Direi quindi che ognuno dei sette non è altro che un piccolo Greg. Se volete, ognuno di essi non è altro che un sinonimo delle piccole parti che compongono l'identità di Greg, o per meglio di re la Gregghità (e lasciamo da parte le questioni merereologiche

Hunger

giovedì, luglio 13, 2006



Vi prego,


andiamo a mangiare!




charlie

Champions du monde!

domenica, luglio 09, 2006








Dillo in pisano, dillo in livornese,
dillo in palermitano, dillo in barese,
dillo in veneziano, dillo in calabrese,
dillo in romano, dillo in torinese,
dillo in italiano, che te lo dico pure in francese...










Bilingual or Cunnilingual?

sabato, luglio 08, 2006

Il rapper Ali-G intervista Noam Chomsky. A quando Iacono intervistato dalla Carrà?



Margie

Nomen Omen.....Amen.

domenica, luglio 02, 2006

Avete mai pensato a quante implicazioni ogni termine che usiamo porta in sé e restituisce nell'esperienza quotidiana che abbiamo delle cose?


Prendiamo ad esempio il termine PENSIONE




Dunque pensione significa all'incirca "rata di pagamento".

Fate attenzione alle sfumature di significato.

L'idea qui è che lo Stato dopo aver ricevuto i contributi dei lavoratori per anni, decida di 'ripagarli', dove ripagare tende più al senso di 'ricompensare' che di 'restituire' il dovuto. La pensione come pagamento crea una certa distanza tra il pensionato e i suoi contributi, introducendo un momento intermedio consistente in un atto quasi paternalistico dello Stato di protezione del fedele e vecchio lavoratore ripagandolo dello sforzo compiuto e della condotta di leale contribuente fin lì mostrata.
In un quadro come questo l'intervento dello Stato sul fondo-pensioni è inteso come una manovra di carattere puramente gestionale.

Ma spostiamoci in area tedesca, dove il termine pensione viene sostituito da Rente, vale a dire rendita. Il termine 'rendita' riconduce con molta più immediatezza rispetto a 'pensione' al diritto del contribuente di lunga data di poter riscuotere gradualmente parte dell'investimento.
Investo in qualcosa perché questa cosa renda, e se non rende come previsto perché qualcuno ci ha messo le mani, mi ritengo vittima d'un furto, d'un reato, ma non parlo mai di 'manovra finanziaria'. Tanto che in tedesco il quasi omonimo 'Manöver' significa solo manovra nell'uso della macchina e in situazioni simili. Il corrispettivo del senso amministrativo del nostro 'manovra' sarebbe 'Massnahme', cioè l'adozione di disposizioni particolari; il che non solo suggerisce una straordinarietà di queste disposizioni, ma porta in sé un senso di o della 'misura', che scompare del tutto nell'amministrazione di tipo italiano. E' pur vero che troviamo anche in ambienti di lingua tedesca il termine Pension, il che potrebbe far crollare le nostre indagini...ma in via preliminare ci atteniamo al fatto che esso è meno diffuso di Rente, per lo meno in discorsi di natura politica. Pension lo troviamo più in espressioni quotidiane del tipo 'in Pension sein' o 'in Pension gehen' (essere/andare in pensione), e d'altronde ci sembra plausibile supporre per l'origine di queste formule d'uso colloquiale l'influenza della numerosa comunità italiana in territori di lingua tedesca. Certo, se la storia ci avesse offerto l'esperienza inversa, oggi noi forse diremmo che andiamo a 'ritirare la rendita' piuttosto che la pensione, con un sentimento diverso probabilmente, capace di restituirci un senso dimenticato dello Stato e del nostro ruolo in esso.
Ma torniamo alle nostre riflessioni.

Una parentela con il nostro 'pensione' la troviamo in Inghilterra, dove si parla di 'retirement pension', ma in tal caso l'accento è posto sulla componente retirement dell'espressione anglosassone, in quanto essa definisce in maniera specifica la pensione di quiescenza da un semplice 'vitalizio' (che è invece il significato primario di 'pension'). In questa nuova formula le sfumature non sono più tese a rendere più o meno esplicito il legame di diritto che intercorre tra il contribuente e la sua pensione di quiescenza, o 'rendita' se preferite. L'espressione tiene invece a sottolineare il valore sociale del 'pensionamento', della 'quiescenza, ovvero del 'retirement'. Non diremo trattarsi di una 'ritirata' quanto piuttosto di un 'ritirarsi', laddove la seconda traduzione non porta per forza alla mente certi usi di guerra, che risulterebbero drammatici ma pur sempre plausibili in questioni di ordine interno in perfetto stile britannico (provate a immaginare una politica pensionistica attuata dalla Lady di ferro e l'immagine della ritirata di quattro vecchi minatori settantenni con gli attrezzi del camino in mano di fronte a una schiera di polizzioti si renderà chiara e limpida davanti ai vostri occhi).
'Ritirarsi' dunque. Il pensionamento e la cessazione dell'attività lavorativa rappresentano la fine d'un ruolo attivo nella società e la fuoriuscita dai meccanismi della medesima. Il vecchio, terminando la propria attività lavorativa 'si ritira' dalla società divenendo un soggetto passivo e non più attivo della comunità.

Lo stesso troviamo in area francofona dove la pensione diventa semplicemente retraite (la formula 'pension de retraite', equivalente dell'inglese 'retirement pension', non viene quasi mai utilzzata). Qui il senso di fuoriuscita dai settori attivi della società diviene più esplicito, in quanto 'retraite' indica precisamente l'atto del ritirarsi, fino al significato-limite del 'ritiro sprituale', mentre non ha nulla a che fare col significato di 'rivalsa' che riguarda un caso omonimo di 'retraite'. La determinazione sociale della 'retraite' come destinazione del 'retraité', del pensionato ad un ruolo marginale all'interno della comunità, risulta ancor più palese nell'accostamento di retraite-pensione a maison de retraite, cioè 'casa di riposo' per anziani.



A questo punto arriviamo al nòcciolo della Nostra lunga ricerca, quello cui abbiamo teso finora e finora disatteso e per ciò stesso tanto atteso. (La parte che preferiamo)...

Qualcuno sa spiegarCi perché mai gli spagnoli quando parlano di pensione parlano di

JUBILACIÓN???

Ma che c'avranno da giubilare? E poi com'è che per loro tutto è motivo di festa? Ma come fanno? Ditemelo, ditemelo, ditemelo... !



E poi se vanno in pensione e fanno festa, vuol dire che vengono a fare bordello sotto casa Nostra?










[Charlie Il-letterale, con il prezioso aiuto di Giocandolo e grazie alle amichevoli fonti ispaniche...vabbene così, Giocà?]