
Il vostro aff.mo Stagista reca un grande annuncio alla comunità di Via Rigattieri (ormai non più distinguibile in casa-fuori casa; nazionale-in esilio; qui è un gran casino).
Nonostante la perdita della storica magione pisana e la conseguente diaspora, i nostri sommi tenutari hanno mantenuto fede al progetto di potere originario:
“mandiamo avanti Happy e poi si divide la torta”
“mandiamo avanti Happy e poi si divide la torta”
Il geniale piano si era apparentemente fermato per più di un anno. Ma era solo una fase tattica di preparazione a una nuova mossa. Le trame infatti continuavano a essere intrecciate, tra Palermo, Roma, gli USA, Parigi e Milano.
E infine, il meccanismo è scattato all’alba del 2009, guarda caso dopo una riunione natalizia nella Pisa tanto amata..
Siamo così lieti di annunciarvi che i Rigattieri, per tramite dell’ormai famigerato Stagista, sono entrati nella Casa di Segrate!
Il moloch dell’editoria italiana...
Seguiranno a breve comunicazioni al mercato azionario.
segue breve resoconto, tratto da giornivariabili
Il primo giorno del nuovo lavoro è coinciso, ma che fortuna, con una bufera di neve come da anni non se ne vedevano più, da queste parti, nella capitale amorale d’Italia.
Mettersi in viaggio era da annoverarsi tra le azioni più idiote possibili (insieme a: prendere la tessera del PD con sottoscrizione a sessantacinque euri, sostenere la riforma dell’istruzione gelminica, credere nell’assunzione un giorno, guidare senza i pneumatici da neve).
Quando alla fine la navetta ha imboccato il raccordo d’ingresso dalla statale, la grigia Cattedrale appariva come acquarellata, nel flusso diagonale e pastoso della neve.
L’accesso è suddiviso in due “torri”: la torre nord, vulgata e collettiva; la torre sud, invece, schivata con pudore dai più, è riservata al Vertice (che, anche semanticamente, individua solo la vaga estremità di un corpo solido).
L’ascensore si ferma al quinto piano, l’ultimo. Aria silenziosa, quasi totale assenza di rumore. Come del resto gli altri piani, anche questo è circondato da pareti vetrate e si trova annidato proprio sotto le volte degli archi di cemento. La vista da un lato guarda alla triste periferia in direzione Crema, dall’altro allo specchio gelato dell’Idroscalo.
Guasto alla linea 2 della metro, treni in ritardo o paralizzati, assenza di mezzi di superficie, macchine che scodavano impazzite: la meta era più un paradosso concettuale che un luogo da raggiungere e, nonostante ora mi trovi all’interno, resta quell’identica impressione di guardare tutto da lontano.
Seguiranno a breve comunicazioni al mercato azionario.
segue breve resoconto, tratto da giornivariabili
Il primo giorno del nuovo lavoro è coinciso, ma che fortuna, con una bufera di neve come da anni non se ne vedevano più, da queste parti, nella capitale amorale d’Italia.
Mettersi in viaggio era da annoverarsi tra le azioni più idiote possibili (insieme a: prendere la tessera del PD con sottoscrizione a sessantacinque euri, sostenere la riforma dell’istruzione gelminica, credere nell’assunzione un giorno, guidare senza i pneumatici da neve).
Quando alla fine la navetta ha imboccato il raccordo d’ingresso dalla statale, la grigia Cattedrale appariva come acquarellata, nel flusso diagonale e pastoso della neve.
L’accesso è suddiviso in due “torri”: la torre nord, vulgata e collettiva; la torre sud, invece, schivata con pudore dai più, è riservata al Vertice (che, anche semanticamente, individua solo la vaga estremità di un corpo solido).
L’ascensore si ferma al quinto piano, l’ultimo. Aria silenziosa, quasi totale assenza di rumore. Come del resto gli altri piani, anche questo è circondato da pareti vetrate e si trova annidato proprio sotto le volte degli archi di cemento. La vista da un lato guarda alla triste periferia in direzione Crema, dall’altro allo specchio gelato dell’Idroscalo.
Guasto alla linea 2 della metro, treni in ritardo o paralizzati, assenza di mezzi di superficie, macchine che scodavano impazzite: la meta era più un paradosso concettuale che un luogo da raggiungere e, nonostante ora mi trovi all’interno, resta quell’identica impressione di guardare tutto da lontano.