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A modest proposal, edizione 2010

martedì, novembre 16, 2010


Credere, come comunemente si fa, che una macchina senza autoradio sia come una donna che non pratica fellatio (ovvero una cosa di cui disfarsi entro breve), è un errore: al contrario del suddetto modello fallato di femmina, la macchina senza autoradio può dare delle soddisfazioni. Io, per esempio, quando sono in macchina senza autoradio (sempre), spesso mi ripeto a voce alta le poesie che conosco a memoria, col vantaggio di rinfrescarle, e un giorno poterle recitare in pubblico. Però c’è il problema che se le sbaglio non c’è nessuno a correggermi, e non posso neanche controllare, quindi finisce che persevero nell’errore, il che è notoriamente diabolico. Allora ultimamente ho preso l’abitudine di darmi un argomento di conversazione da svolgere da solo, in un teso dialogo interiore, non necessariamente silenzioso (tanto ormai se la gente ti vede parlare o ridere da solo pensa che tu stia conversando al cellulare con l’auricolare impiantato in un’otturazione, e non più, come un tempo, che tu sia matto).

E niente, qualche tempo fa ero in macchina, da solo, senza autoradio. Allora mi sono detto: «Parliamo?», e mi sono risposto: «Prima rinfreschiamo A Silvia». Allora ho insistito: «A Silvia, tutte le volte partiamo bene e poi finisce che dopo la man veloce che percorrea la faticosa tela non sappiamo come andare avanti. È frustrante», «A Zacinto?», «Noiosa», «La Lettera di Egisto Malfatti?», «Già fatta. E poi la facciamo tutte le volte. Perché invece non parliamo un po’? Non parliamo mai, io e te», «Vorrà dire che non abbiamo niente da dirci», «Te ne pentirai, quando non ci sarò più», «Può darsi».
«…», «…».
«Eddai, va bene: non tenermi il muso. Di cosa vuoi parlare?», «Non so», «Letto il giornale?», «Sì, le stesse cose che hai letto tu», «Vedi? Ora sei tu che fai il difficile», «Hai ragione. Ho avuto una giornataccia», «A chi lo dici», «…», «…». «Dai, facciamo così: peschiamo un argomento random dal cervello, una cosa a caso, tanto non è che ce ne siano troppe, là dentro, e poi ne discutiamo. Eh? Ti va?», «Tipo l’aborto?», «Ecco, tipo l’aborto, ma non l’aborto», «Facciamo l’estrazione random?», «Random», «Vado?», «Tra un po’ è finito il post e non abbiamo ancora detto niente», «Hai ragione. Vado», «Vai», «Uh, che bello!», «Cos’è uscito?», «Risorgimento», «Risorgimento?», «Eh, risorgimento. Hai detto random e io ho fatto random», «Ma noi che ne sappiamo del risorgimento?», «Mi sa pochino», «Eh. Mi sa anche a me».

Insomma abbiamo parlato di Risorgimento. E queste sono le cose che ne abbiamo tratto.
-       Che ne sappiamo pochino.
-       Che non ci dispiace troppo di saperne pochino.
-       Che un tempo ci stava sul cazzo perché eravamo internazionalisti.
-       Che oggi ci sta simpa perché c’è la Lega, e essere risorgimentali è diventato di sinistra.
-       Che c’erano Garibaldi, Mazzini e Cavour.
-       Che c’era anche Biperio (spesso abbreviato in Bixio), ma era uno stronzo.
-       Che la toponomastica risorgimentale ha ammorbato tutte le piazze e le vie d’Italia, e che se le strade le avessero chiamate tipo Largo Mazinga o Piazzale Eather Brooks ci saremmo orientati meglio.
-       Che l’anno prossimo è il centocinquantenario della quasi unità d’Italia, e infatti si parla un sacco di festeggiamenti, e l’esercito, e le parate, e il sentimento nazionale, e cetera.
-       Che sarebbe carino che viarigattieri si impegnasse – tramite il suo peso civile e politico – a promuovere un’iniziativa pro-risorgimento, in vista dei festeggiamenti.

Poi se ne può discutere, ma l’iniziativa che abbiamo pensato noi è la seguente: che il 17 marzo dell’anno prossimo l’Italia proceda all’invasione congiunta di città del Vaticano e di San Marino. Ora, San Marino non so neanche tanto bene cosa sia o dove sia, ma l’invasione del Vaticano sono certo che sarà uno spettacolo, sbaionettando qua e là le natiche avvizzite delle loro imporporate eccellenze[1], e liberando finalmente l’Italia dal foruncolo pontificio che invade spietatamente l’amato suolo patrio. (La natura foruncolare matura[2] è per altro testimoniata da quel capoccione bianco).
Non è per anticlericalismo, per carità, ma come potremmo noi cantare, con il porporato piede straniero sopra il cuore?

La cosa avrebbe per di più una serie di vantaggi collaterali, quali:
  1. Giustificare l’esistenza di un esercito italiano.
  2. Fare incazzare la Svizzera.
  3. Essere espulsi dalla NATO (finalmente potremo aprire un mega-acquapark a Camp Darby).
  4. Vincere una guerra, una volta tanto.

Pensateci:
1861-2011. Facciamo felice Cavour. Riprendiamo il Vaticano”.
O anche:
2011. Garibaldi Vs Benedikt. Lo scontro finale”.


Oppure facciamo una bella colletta per comprarmi un’autoradio.

[1] Che poi, insomma, mica siam bestie. Insegneremo ai nostri ragazzi a dire sempre “scusi padre”, prima di far incontrare il cranio del prelato col manganello educatore.
[2] Bubbonitas, secondo il diritto canonico.