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pisa by night

domenica, luglio 22, 2007

Secondo me non è bello che in italiano distinguiamo tra il verbo suonare e il verbo giocare. anzi secondo me è addirittura significativo, di qualcosa di molto confuso che però avverto e che ha a che fare con l'accademia e il vaticano (con buona pace di mauro, fedele a se stesso, con cui ieri abbiamo discusso a lungo). una certa cappa oppressiva, comunque, che ci rende tristi quando non dovremmo esserlo, e che non ci permette di comprendere pienamente certe cose. e di lavorare in maniera più bella e profonda al tempo stesso.
in una pisa deserta, tutti partiti, pochissimi rimasti a lavorare o a fare la tesi (o entrambe, mix micidiale), ieri sera in piazza dei cavalieri ho sentito stefano bollani in trio. che devo dire, che suonava? suonava. così però uno non capisce, si perde metà del significato. probabilmente è banale dirlo - scriverlo, poi - ma quello si divertiva come un pazzo. no, vero. si vede quando uno babbìa perché comunque sta facendo uno spettacolo, e quando si sganascia. quello si sganasciava insieme agli altri musicisti - che per giunta erano danesi, mica ci vuole poco a fare divertire i danesi. insomma, stefano bollani non è che suona, stefano bollani spielt, plays, joue, senz'altro. altrimenti uno non capisce. e a non capire siamo i paesi più babbasoni d'europa: italia e spagna. quello suona (lo stesso verbo che si usa per il campanello, rendiamoci conto), diciamo noi. in spagna toca, che forse è anche peggio. tocca. ma che tocca? invece stefano bollani gioca, gioca proprio, e - sarà banale, oh - se uno a giocare fa concerti così, io non posso non pensare che tutti dovrebbero giocare in continuazione.