Benvenuto al capolinea, caro il mio contrattista a progetto. Così pensavo, riferendomi al (professionalmente parlando) vecchio me stesso, mentre lasciavo la Cattedrale di vetro e acciaio un venerdì sera di metà ottobre. In servizio fino all’ultimo e uscita per ultimo. Quasi dovessi chiudere senza altri testimoni tre anni vissuti intensamente, e pericolosamente. Vissuti un po’ al margine del Potere. Osservato abbastanza vicino da restarne segnato ma non così tanto da esserne coinvolto in prima persona.
È un po’ la condanna/fortuna di chi ha un co.co.pro.: ti fanno lavorare come un mulo, con un sacco di responsabilità che manco un dirigente, ma poi, per fortuna, sei sufficientemente invisibile da non riportare marchi sulla pelle. Un giorno sei qui, domani basta, hai finito. La mia condizione nella Cattedrale era piuttosto anonima, in fondo: il mio indirizzo mail era una parola neutra, seguita da un numero. Se ci fosse stato il mio nome, nella casella mail, voleva dire che esistevo a tutti gli effetti: e questo, diciamocelo, non era consentito.
E restando in materia di edifici ecclesiastici, debbo constatare ironicamente che la mia nuova avventura comincia dalle finestre a feritoia di un Monastero… Ma questa è ancora un’altra storia. Alla prossima.