Sono anni che studio la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana. Non "alla", proprio "la", il fenomeno-biblioteca regionale Alberto Bombace. Quella di Corso Vittorio Emanuele a Palermo, vicinissimo alla Cattedrale. (Così abbiamo messo tutte le parole chiave per essere ben piazzati su google). Già qui ne parlavo, e poi è capitato anche ad altri di parlarne su questi schermi. Ora non vorrei scrivere niente di lungo, solo prendere degli appunti per continuare a raccogliere materiale, che sono sicuro sarà prezioso per il futuro. Perché la biblioteca regionale è un patrimonio dell'umanità, ed è destinata a scomparire, questo è poco ma sicuro. La concezione del lavoro all'interno di quel luogo appartiene a un tempo che non c'è più, e dunque va preservata, ed essa stessa si pensa e si presenta come un luogo di resistenza. Tra i miei documenti qui sul computer ho sempre in bella vista quello intitolato arcaismi, che doveva inaugurare una rubrica sulla biblioteca regionale siciliana fatta di brevi immagini che rendessero anche solo in parte la magica atmosfera di quel luogo. Oggi, ad esempio, mentre prendevo un libro in prestito c'erano sei impiegati dentro l'ufficio prestiti. Una mi faceva il prestito, quella accanto contava scrupolosamente i giorni del calendario, un altro sfogliava meticolosamente l'inserto di un quotidiano mentre altri tre, seduti a un tavolo, facevano una riunione di qualche tipo, riuscendo anche contemporaneamente a leggere il giornale. E non è da tutti.
Biblioteca Regionale Siciliana
lunedì, ottobre 10, 2011
Etichette:
biblioteca,
lavoro,
passato,
sicilia
Comments
2 Responses to “Biblioteca Regionale Siciliana”
Post a Comment | Commenti sul post (Atom)
questo è il lavoro che ho sempre sognato. Ma proprio per questo, perché è il lavoro più impegnativo, difficile, quello in cui si ha il vero contatto con il tempo, in cui il tempo ti viene sbattuto in faccia, in cui il tempo ti scorre lento addosso, lasciando cicatrici di noia. Ha ragione il capo, non è da tutti sopravvivere a questa tortura. E la gente normale, quella che corre ogni giorno affannata tra un impegno e l'altro, li chiama fannulloni e non si accorge che questi, con la loro pellaccia dura, resistono alla tortura anche per loro. Impiegati arcaici di tutto il monso, unitevi. Siete degli eroi, ma è arrivato il tempo di uscire dal silenzio e far capire al mondo quanto siete importanti, basamento invisibile su cui tutto si fonda! greg
11/10/11, 09:27una sensazione credo analoga l'ho avuta frequentando la Biblioteca Nazionale di Napoli: personale ben più numeroso degli utenti, se chiedi un giornale saranno almeno in 3 a portartelo (i giornali pesano, si sa), ci sono due, forse tre portinerie (ognuna con due, tre, quattro persone). Non funziona niente, tutto è inefficiente ma tale è il fascino di un mondo che si credeva scomparso che si resta in ammirazione di procedure kafkiane e riti antichi.
14/10/11, 12:07Posta un commento