tre prove dell'inesistenza di babbo natale
giovedì, dicembre 25, 2008
1) le renne non volano. non esistono animali senza ali che possano volare, e talvolta anche quelli con le ali non volano (vedi gallina).
2) babbo natale è da solo, e per pensare a tutti i regali di tutti i bambini dovrebbe avere i poteri magici. ma se lui avesse i poteri magici dovremmo averceli tutti, visto che non è possibile che uno ce li abbia e gli altri no. (escluso gesù, ovviamente).
3) babbo natale non esiste.
i razionalisti più ottusi potrebbero pensare che l'ultimo dei tre argomenti sia una petitio principii, ma i miei nipoti mi assicurano che è il loro argomento più forte. e io ci credo.
la tombola di natale dei rigattieri
martedì, dicembre 16, 2008
accorrete numerosi, all'ultimo grande evento di questa grande storia!
viarigattieri. stay tuned.
la sfida inizia già qui. prova a riconoscere la posta in palio, e avrai in omaggio un simpatico cadò.
pranzo di natale, edizione 2008
giovedì, dicembre 11, 2008
utenti con password o meri lettori,
salute!
Celebrazione la cui storia è rintracciabile nell'archivio stesso di queste pagine, e che dunque non ha bisogno di essere illustrata altrimenti: bando alle ciance, si giunga al sodo di alcune rilevanti novità.
2008, ANNO DI CAMBIAMENTI diceva Nostradamus: e in effetti, qualche cambiamento c'è, c'è stato, e ad altri cambiamenti prelude questo pranzo di natale, che riveste dunque particolare importanza all'interno della storia ultima recente.
COMUNICAZIONE PRIMARIA: IL PRANZO DI NATALE DI VIARIGATTIERI NON AVRA' LUOGO IN VIARIGATTIERI, pur mantenendo lo spirito e le lucine dell'iniziativa. La dimostrazione che un luogo fisico non è altro che ricettacolo di polvere e calcinacci, e che lo spirito non è riconducibile ad essi, sarà data dalla massiccia affluenza di voi subordinati, già annunciata da happy su queste pagine, che vedrà a questo pranzo di natale partecipazioni da all over the world, da parigi a chicago, da roma a berlino, da lizzano ad arese (e non escludiamo sorprese: za-zà!).
COMUNICAZIONE SECONDARIA: IL PRANZO DI NATALE DI VIARIGATTIERI AVRA' LUOGO IN CASA DI VON TROTTA IN VIA CORRIDONI, che essendo una rigattiera ad honorem ha pensato già da tempo di mettere a disposizione la sua casa per non interrompere la tradizione di una manifestazione che è andata crescendo negli anni, contro ogni vento di crisi, contro le aspettative della politica, per una sana e onesta gestione delle risorse. ONORE E GLORIA A VON TROTTA E COMPAGNO.
COMUNICAZIONE TERZIARIA (e qui mi fermo, perchè non so come si vada avanti: quartiaria?): IL PRANZO DI NATALE DI VIARIGATTIERI EDIZIONE 2008 INTRODUCE GRANDI NOVITA', in termini musicali a noi più propri potremmo dire variazioni sul tema, a partire dalla grande TOMBOLA DI NATALE 2008, con in premio reliquie, polvere e calcinacci dell'autentica viarigattieri! per non parlare di una serie di altre iniziative che potrete scoprire solo con i vostri occhi. accorrete subordinati, accorrete!
Il regolamento è quello di sempre: ognuno per sé e dio per tutti. no, non proprio: ogn'invitato avrà il piacere di offrire agli altri invitati un saggio della sua sapienza culinaria (pena il rischio di nomea d'insipido), o della sua passione etilica, e di consumare insieme a tutti gli altri in una grande atmosfera di festa. pare che sia atteso anche il famoso tacchino che ha mangiato l'anatra che ha mangiato un cardellino, IN QUALITA' DI INVITATO PERO', fate attenzione. ragioni di ordine pratico, al fine di organizzare le masse, impongono che sia cosa graziosa e gradita comunicare la propria adesione al PRANZO DI NATALE DI VIARIGATTIERI 2008 al solito indirizzo e-mail del nostro blog (rigattierivia@libero.it), per indicare quanti siete e cosa portate (no fiorini). CHE NESSUNO ATTENDA INVITI PERSONALI, QUESTO E' L'INVITO UFFICIALE AL GRANDE PRANZO DI NATALE DI VIARIGATTIERI: se stai leggendo vuol dire che probabilmente sei il benvenuto.
aggiungo solo che il TEMA del pranzo di natale di quest'anno, sulla base del quale ogni invitato potrà sbizzarrirsi come meglio crede, sarà l'ESILIO.
cordialità,
il capo
vento e sanità
domenica, novembre 30, 2008
Anche questo sabato mattina sono andata al mio corso di inglese che si tiene ogni sabato alle dieci e dura tre ore (una condanna si potrebbe dire). I corsi di inglese in america sono generalmente popolati di "cacariso" (come mi è stato insegnato a chiamarli al mio arrivo…) poco comunicativi (coreani, cinesi, giapponesi, vietnamiti), e di una buona percentuale di latinoamericani logorroici, messicani perlopiù.
Per il primo mese del corso sono stata l'unica italiana.
Il secondo mese decide di intraprendere “l'esperienza del corso di inglese” anche un italianissimo rigattiere assiduo scrittore di post e direi tra i più celebri e nominati del blog, al quale vengono attribuiti i post anche quando non è lui a scriverli.
Ci accordiamo però, io e lui, di sederci sempre distanti e di non parlare mai tra di noi, quasi quasi all'inizio facendo finta di non conoscerci.
Così in america mi è capitato un po' per caso di trovarmi ogni sabato mattina nella stessa aula insieme ad ilfe (che faccio finta di non conoscere), latinoamericani logorroici e cacariso asociali.
Questa mattina Jim, il "robusto" e un po' sad insegnante di inglese (tra le prime persone di cui mi sono innamorata in america), ci ha fatto fare un divertente giochetto: ognuno doveva scrivere alla lavagna nella propria lingua qualche proverbio e poi tradurlo e spiegarlo agli altri in inglese. I proverbi presentati erano tra i più vari: quelli vietnamiti e giapponesi che non sembravano granché sensati (ma bellini scritti con gli ideogrammi), un paio turchi e poi quelli spagnoli che invece avevano più senso e corrispondevano ai nostri, come per esempio "chi dorme non piglia pesci". Il giochetto era anche divertente perché si riconoscevano i proverbi corrispondenti nelle diverse lingue e si faceva lo scambio cul-turale.
Ad un certo punto arriva il turno del nostro eroe.
Ilfe si alza dal suo posto con molta serietà, prende il pennarello in mano, va alla lavagna e comincia a scrivere i suoi tre proverbi (forse preferiti). Parte con il primo:
"IN TEMPO DI CARESTIA OGNI BUCO E' GALLERIA!". Ilfe cerca di spiegarlo, anzi, lo spiega senza apparenti ostacoli argomentando bene in inglese e rivolgendosi al coreano con gli occhiali sbigottito che non capiva nulla (io ridevo tantissimo e non ci potevo credere); il messicano capisce qualcosa e ride anche lui; jim non ride e imbarazzato cerca di trovare un corrispettivo proverbio in inglese. Ilfe vigoroso sbattacchia il pennarello come uno che sta insegnando l'alfabeto a un bambino a scuola. Quando gli sembra di aver esaurito la spiegazione ecco che arriva il secondo proverbio:
"QUANDO LA BOCCA PRENDE E IL CULO RENDE, SI VA IN CULO ALLE MEDICINE E A CHI LE VENDE". Questo è un po' più complicato, nessuno capisce bene e nemmeno io, ma ilfe traduce, eccome se traduce, e io rido a crepapelle con la voce del papà-capo nelle orecchie "pavi il post, pavi!!!" Un po' noncurante del fatto che il coreano e il giappo non capiscono nulla, ilfe è impaziente di arrivare alla fine: ilfe vuole rendere partecipi tutti, ma proprio tutti (cacariso e messicani di ogni sorta) del suo cavallo di battaglia, della sua rivendicazione più agguerrita, forse della sua metafora di vita o comunque della sua frase più, oserei dire, performativa (!!). E glorioso scrive di gran carriera:
"VENTO DI CULO, SANITA' DI CORPO!"
E via con la traduzione, la perifrasi, il significato, il senso della metafora, la soddisfazione profonda....Questa metafora di vita viene capita un po' di più, la vietnamita lancia un timido sorriso, la messicana logorroica qualche gridolino, il coreano si lancia in traduzioni nella sua lingua!!! Ilfe è talmente glorioso che nemmeno ride. No, non ride, è serio nella sua presentazione, come sono piuttosto seri tutti i partecipanti del gioco tranne me che rido abuso con le mani nei capelli. Finita la spiegazione dei suoi proverbi preferiti ilfe abbassa il pennarello e jim lo manda al posto con il timido applauso dei presenti che forse ben poco avevano capito ma qualcosa d'ilfesco avevano colto. Il nostro eroe se ne torna così al banco da vincitore, con il suo sorriso da gatto beffardo che ha finalmente spiegato il suo alfabeto.
Questo post è da intendersi in due modi: 1) una testimonianza davvero divertente sul gestirsi di un rigattiereviareggino fuori dal suo habitat. 2) Un significativo contributo all'eliminazione della musichettachefafarefiguredimerdainbiblioteca. per questa campagna anche cpfemmina arriva a scomodarsi!!! a bientot
PUBLIC SERVICE ANNOUNCEMENT: DARIO HAS A SUPERMEGA CAR
sabato, novembre 29, 2008
"My friend Dario has a super mega car
Drives too fast, drives too flash
The noise the wheels make screeching on the tarmac
Echoes in his head, then echoes in his pants
My friend Dario has a super mega car
Drives too fast, drives too flash
Doesn't care about a crash
Dario knows it's prohibited,
You either drive or either drink
But he can't resist the pleasure
To down a bottle before a trip
My friend Dario has a super mega car
Drives too fast, drives too flash
Doesn't care about a crash"
I Rigattieri che vennero dal freddo
giovedì, novembre 27, 2008
Tempo: 27 novembre 2008, mattina
Luogo: ufficio Happy, Milano (nascosto in bagno) - ufficio Capo (??!!), Cosenza
Capo: Happy.
Happy: Ciao Capo, come stai?
Capo: Bene, bene, che stai facéndo..
Happy: Ho finito con la rassegna stampa, e tu?
Capo: Sono a Cosenza. Mi sto preparando. Devo andare in ufficio. (sono le 10.30, ndr)
Happy: Ah, capisco. Senti, devo dirti due cose: 1) Maciste è tornato all'asilo (aveva contratto il citomegalovirus, ndr); 2) mi sa che vengo a Pisa!
Capo: Vero? E quando?
Happy: Mah, pensavo verso il 17, giù di lì.. Che dici? Sei contento?
Capo: Sì, ma non ti posso ospitare.
Happy: ...
Capo: Comunque fai bene.
Happy: Perchè? Chi c'è?
Capo: Eh.. tutti, torneranno da tutte le parti.. America, Parigi, Roma, Berlino...
Happy: Incredibile!! Tornano tutti!!
TORNERANNO TUTTI
...prossimamente...
Una grande produzione
Via Rigattieri Productions
stay tuned
post di servizio.
mercoledì, novembre 26, 2008
Questo è uno strano post, un post di servizio, che serve e fa qualcosa di immediato. Questo è un post che non ha bisogno di essere letto per servire a qualcosa, infatti. Non ha bisogno di lettori muti o commentatori assetati per potersi dire pienamente riuscito, e non sarà dal piacere di chi legge che l'autore troverà soddisfazione. Ciononostante, quasi in una sorta di altruismo involontario o un piacevole effetto indesiderato, questo post finisce per far piacere anche ai lettori perché il suo servizio è di primaria importanza.
Questo è un post che ha una missione, un post missionario, di quelli che magari non rientreranno nelle pagine della storia dei post di viarigattieri, ma sarà ugualmente servito alla grandezza della stessa o almeno alla sua continuità.
Questo è il post che punta alla salvezza di questo blog, con piccoli mezzi, giocando a essere prolisso. Questo è il post che ritarda la scrittura, rallenta la lettura, ma allunga e velocizza il tempo necessario alla salvezza di questo blog.
Grazie a questo post, forse, si contribuirà a eliminare la musica d'er piotta dalla prima pagina di questo blog.
DF.
PS: che poi, in realtà, credo che il problema sia risolvibili dalle impostazioni, scegliendo il numero di post visualizzabili per pagina, ma siccome il capo dice che bisogna essere forti e non usare i mezzucci....
PPS: io però alla playstation quando ero ragazzino usavo sempre i trucchi che mi passavano i compagni di classe, quelli per avere più vite o vedere il livello segreto etc.
lezione ventuno
domenica, novembre 23, 2008
volevo fare una recensione non autorizzata di Lezione ventuno, di Alessandro Baricco, che ho visto ieri all'arsenale. senza argomentazioni, perchè che palle. e anche perchè ho visto ieri su youtube un video di nanni moretti a 24 anni che discuteva con(tro) Monicelli e gli ho invidiato una carica vitale e una freschezza di idee che sento mancarmi. accidenti (a me, non a lui).
t'è piaciuto Lezione ventuno di baricco? più no che si.
e perchè? vaffanculo.
ok, allora cosa vuoi dirci? beh che un po' mi ricordava tim burton, per certe cose visionarie, e forse è un aspetto apprezzabile del film. però a me le cose visionarie non è che mi piacciano troppo, sono mio malgrado un realista, e quindi le stesse cose che capisco si possano apprezzare a me non mi piacciono. è il motivo per cui ad esempio a fellini preferisco rohmer.
beh però come primo film, baricco ha dimostrato grandi doti, o no? forse. certo quel bambino alla harry potter era un po' locco. direi che sì, se l'è cavata col mezzo cinematografico (che non è detto che possedesse, che non è cosa da tutti), dopodiché è un film che in fondo mi ha annoiato.
tutto? la ringrazio di offrirmi la possibilità di precisare questo mio pensiero. no, non tutto. baricco ha una dote straordinaria, innegabile secondo me (e ovviamente negabilissima): è un grandioso affabulatore. mi ricordo quando, ai tempi del totem con vacis, stefania rocca, eugenio allegri trasmesso su rai2 quando ero al liceo, parlava credo sulle note del guglielmo tell di rossini (se rossini ha fatto un guglielmo tell). o raccontava hubert selby jr, o gadda, o qualcos'altro. ipnotico, per me. e questa cosa l'ho ritrovata nella parte centrale del film, l'unica non noiosa: quando racconta cosa Beethoven volesse fare con la sua Nona sinfonia. alternare le musiche al racconto della lotta, della vecchiaia e così via è la parte che più mi ha coinvolto.
ritiene questo un pensiero sul film di baricco, di qualche interesse per qualcuno? no, sennò ci scrivevo una recensione.
e quindi? boh.
ah. eh.
cosa le manca di più, da spettatore? vorrei vedere cose nuove, clamorosamente nuove. credo che quando sono apparsi, i film della nouvelle vague, di moretti, di ciprì e maresco, di mille altri ma non stiamo qua a fare un elenco, checché se ne pensasse, fossero clamorosamente nuovi. e insieme freschi. alcuni più freschi di altri, ovviamente. non ricordo quale sia l'ultimo film fresco che ho visto. ma mi piacerebbe respirare di più al cinema.
vada a fare una passeggiata, allora. vado. anzi no, m'abbutta, forse mangio.
p.s. il professore del film è chiaramente orlando.
la scomparsa della cronogeolocalizzazione
venerdì, novembre 21, 2008
c'era stato un grande post di sisì, in cui facevamo un nome che forse non bisognava fare.
personaggi scomodi, i rigattieri, si sa. (sisì)
a nome dell'innominabile.
saggiamente giocandolo invita a consultare la cronogeolocalizzazione. a me piace un sacco controllare la cronogeolocalizzazione. anche solo parlare di cronogeolocalizzazione. mi do un tono. anche se sono da solo.
non sapevo che cosa mi stesse aspettando.
ecco lo spettacolo sconcertante che mi si è presentato.
dov'era finito il solito rassicurante tasto che compare tra i link e l'archivio? il tasto della cronogeolocalizzazione? SCOMPARSO.
primo segnale inquietante.
"ma chissà cosa sarà successo...ma come mai...oppoffarbacco..." dico tra me e me, come si usa nei racconti, per manifestare lo stupore dell'attante.
e ricerca, ricerca, ricerca (NO ALLA 133 - QUESTA E' UNA PUBBLICITA' NEANCHE TROPPO OCCULTA, USARE CON CAUTELA), e ricerca ricerca ricerca, alla fine riusciamo ad accedere alla nostra cronogeolocalizzazione, vagando per la rete.
ed ecco che cosa troviamo.
erano stati più veloci di noi.
ma noi ce ne siamo accorti. non volevano, ma ce ne siamo accorti.
e però vi renderete conto che la cosa non è tanto normale.
giusto giusto, proprio ora, quando giocandolo mi suggerisce di controllare la cronogeolocalizzazione, giusto giusto, che succede? è in manutenzione.
MA TU GUARDA! CHE SOLERZIA!
non volevano farci indagare. non vogliono farci scoprire la verità.
e infatti...
facevano finta di niente, insomma.
ma noi sappiamo che non è così! e li abbiamo anche documentati.
stanno tentando di farci credere che tutto è tranquillo, tuttapposto.
ma non è così. basta cliccare sul tasto della cronogeolocalizzazione per rendersene conto.
ci clicco. (sul tasto della cronogeolocalizzazione).
ecco cosa compare:
beh ma che mossa è questa? tutto sembra fin troppo facile, direte voi.
si, ok, hanno pensato che potessimo anche accorgercene (qualche minuto dopo).
ma non sanno, in maniera incontrovertibile, che noi siamo fuuuuurbiiiiiiiiii, e che ce ne siamo già accorti...
qualche ora dopo, dunque, decidono di raffinare la loro tattica.
ma solo ad uno sguardo superficiale.
senonché, quando provi a capire la cronogeolocalizzazione vera e propria, quella degli ultimi 15 accessi...
non solo non ci fanno accedere, ma ci promettono persino grosse novità!
(o chessò, dicesse che tagliando i fondi all'università aumenteranno le risorse della stessa).
(cose incredibili insomma).
io mi sono fatto la mia idea.
è evidente che siamo entrati in un giro più grosso di noi. ed è evidente che la storia di sisì non è solo la storia di sisì.
il nome che sisì ha incautamente scomodato, è qualcosa di ben diverso da quel che lui crede. e non centra solo la AT&T.
o forse c'entra.
ma dobbiamo credere che la AT&T non sia solo la AT&T.
faccio solo due ipotesi, ma vi prego di essere molto cauti.
Mission:Impossible ---> A(merican)DSL
mercoledì, novembre 19, 2008
L'insonnia è una brutta bestia e, si sa, colpisce a tradimento: vai a letto dopo una giornata passata a leggere un epistemologo francese in francese, a mangiare cose inauditamente pesanti, e ti dai il colpo di grazia, pensi, leggendo una cinquantina di pagine di Fruttero e Lucentini - che sì, sono bravissimi eh, proprio fa piacere leggerli... però insomma, tutto 'sto indagare, tutto 'sto cercare la volkswagen verde e il foratore di ceri ti metteranno un po' di stanchezza addosso, no?
Lo so, non dovrei lamentarmi tanto. Ognuno di noi ha vissuto uno di questi momenti, e ognuno di noi ha il suo modo per superarli. Io, in genere, sviaggio su internet, alla ricerca di quelle cose inutili (l'ultimo video di Tiziano Ferro, quella vecchia canzone di Nina Simone, la notizia di una che vuole trasformare il suo occhio finto in una webcam...) che tanto piacciono a me! Purtroppo, però, non ho internet a casa, e quindi, purtroppo per voi, l'unico modo che ho per superare l'insonnia odierna è mettermi a raccontarvi per filo e per segno la storia - talvolta noiosa, talvolta affascinante, ma più spesso noiosa - del perché io sia rimasto senza internet per superare l'insonnia.
Tutto comincia in un non troppo luminoso 22 settembre, quando Sisì (io), deciso a non farsi scoraggiare dalle già mille disavventure che gli sono capitate dopo solo 10 giorni dal suo arrivo (tipo le pete d'ilfe, per intenderci) va in un negozio della AT&T - il maggior provider di servizi telefonici e adsl ameri'ano - deciso ad ottenere almeno una delle cose che la Grande Stronza - namely Rachel - gli ha tolto negandogli la casa: internet! E Sisì (sempre io) va in un ufficio, non chiama un call center, perché Sisì (ancora io... e non fatemelo dire più!) non vuole errori, non vuole casini, e nell'ufficio sa di capire e di potersi far capire meglio.
Mamma mia, che ingenuo Sisì.
Quando arriva lì si trova di fronte una ragazza bellissima, tale Keysha, che lo accoglie con la sua pelle nerissima, i suoi denti bianchissimi e le sue unghie lunghissime e di tutti i colori dell'arcobaleno. Con grande stupore di Sisì, Keysha chiama il call center. Nonostante tutto, infatti, bisogna passare dal call center. E vabbè, penso io (cioè Sisì), almeno ci sarà un intermediario... Keysha chiede il mio passaporto, dà i miei dati alla tipa del call center, mi ciucciano 100 $ di cauzione dalla carta e mi rilasciano una ricevuta che assicura l'attivazione del mio abbonamento per la settimana successiva. Torno a casa tutto contento, pensando di aver finalmente risolto un problema, e senza immaginare che, in realtà, la sciagura incombe, proprio lì, sopra la mia testa. Comincio a capacitarmi di cosa sta succedendo solo quando, qualche ora dopo, riprendo in mano la ricevuta e leggo che... che... secondo la adorabile Keysha il mio nome non è Sisì, ma FLORENCE CARLO!
Attimo di smarrimento. Breve - ma intensa - crisi di identità. Poi la certezza: l'adorabile Keysha ha confuso il mio nome con il nome della città dove io ho ottenuto il visto, e il mio nome con il mio cognome.
Penso: mai fidarsi delle belle ragazze, MAI!
Ma no, Sisì, ma che dici! Non starai esagerando? Non te la starai prendendo un po' troppo per una cosa da niente?! Sarà sicuramente una cosa semplice da risolvere, una cosa che capita tutti i giorni in un posto dove ti fanno i contratti senza farti firmare nulla, neanche un post-it. Torno da Keysha che, nuovamente adorabile, mi rassicura, dicendomi che la cosa è semplice: basta richiamare il call center! Cosa che lei fa immediatamente, spedendomi a casa per evitarmi un'inutile attesa, richiamandomi dopo mezz'ora e dicendomi che è tutto appostissimo, il nome ora è quello giusto.
Una settimana dopo ricevo una lettera dalla AT&T. Naturalmente, il nome sulla lettera è Florence Carlo.
La lettera mi dice che l'indomani riceverò un pacchetto di installazione. E io penso: ma sì, chi se ne frega del nome, a me basta che mi arrivi il pacchetto! Lo aspetto tutto il giorno. Non arriva. Sono così sconvolto che dimentico - giuro, DIMENTICO - di andare a prendere la mia amica Carlita all'aeroporto (lei, giungendo dal messico, mi aspetta fino a mezzanotte, circondata da 1000 valigie, con degli stivali texani ai piedi e un sombrero in testa. Non so come mai, ma ancora mi rivolge la parola). L'attesa (la mia, non quella di Carlita) continua: due, tre, quattro giorni... al quinto, comincio a essere piuttosto nervoso. Smetto di condifare nell'idea che un intermediario possa aiutare, e chiamo il call center da solo, sperando di ottenerne qualcosa di più. Scopro che, in realtà, il mio kit di installazione non è mai partito, dato che Keysha si era dimenticata di ordinarne uno... così come, d'altra parte, si era dimenticata di avvisarmi del fatto che avrei dovuto comprare un modem! Ma se io, chiedo alla tipa del call center, mi compro un modem, poi internet lo posso usare? CERTO, CI MANCHEREBBE, grida lei, convincentissima e felicissima di sbolognarmi, dall'altra parte del telefono... e io ci credo, imbecille che sono!! Compro un modem di seconda mano (20 $), lo attacco alla rete, ma non funziona. E non funziona perché ho bisogno di un account. Richiamo il call center e chiedo l'account. Si rifiutano di darmelo, perché, dicono, non possono dare a me qualcosa che spetterebbe di diritto a Florence Carlo.
Cerco di spiegare che Florence Carlo non esiste e quindi non ha nessun diritto, mentre io sì!
Ma che volete? L'evidenza di un computer che dice Florence Carlo è difficile da smentire. Tant'è che pochi giorni dopo ricevo addirittura una bolletta: 40 $ per il primo mese di servizio. Eccheccazzo, questo è troppo! Chiamo e chiedo di annullare l'ordine. Per uno strano scherzo del destino, me lo fanno fare. Io chiedo come fare per non pagare la bolletta e avere indietro i soldi della cauzione che, ricordo, erano riusciti a ciucciarmi dalla carta nonostante il nome fosse sbagliato (quante cose sanno fare, 'sti ameri'ani). Per la cauzione no problem, mi dicono, mi faranno un assegno. Ma per la bolletta... beh, quella, mi dicono, la devo pagare.
Come?
Scusa?!
No, temo di non aver sentito bene... la devo pagare? E perché la devo pagare?!
"Ma come perché? Perché Florence Carlo E' TUA MOGLIE!".
Smarrimento.
Sbigottimento.
Nuova crisi di identità.
Ma io non ero single?!
Rimango 5 minuti a convincere l'operatrice - e anche un po' me stesso - che no, dio santo, non sono sposato, Florence Carlo proprio non esiste. Ma non la convinco.
A questo punto, decido di ritornare al negozio.
L'assegno arriva.
A nome di Florence Carlo, naturalmente.
Ritorno al negozio. sono stremato, voglio solo che mi diano i miei stramaledetti soldi, come può essere così complicato? Richiamano il call center. E qui, la beffa finale: mi passano l'operatrice che mi dice che non mi cambieranno il nome sull'assegno perché NON SI FIDANO DI ME! Ho chiamato troppe volte (MA NO?!) e la mia versione suona falsa perché, mi dice, è più semplice pensare che, in realtà, Florence Carlo sia mia moglie (che io lo neghi non ha alcuna importanza) e che io voglia un altroassegno per poterli incassare entrambi.
Insomma, il truffatore sono io.
O forse è Florence Carlo.
al cinema gaudium
mercoledì, novembre 12, 2008
volevo aggiungere un pezzo di esperienza personale a questo interessante dibattito sociologico.
inizio novembre, palermo, cinema gaudium.
il passato è una terra straniera, di daniele vicari, ore 20.10.
chi conosce il cinema gaudium sa che, come molti cinemi panormi, ha una parte sotto, e una balconata sopra con altrettanti posti o forse poco meno che sotto. io e i miei genitori siamo andati nella parte di sopra, insieme ad alcuni loro amici. ero scantatissimo, perchè i sessantenni sono pericolosissimi al cinema. e questi ci partivano malissimo, parlando durante i trailer che precedono il film. mi sono detto: parleranno per tutto il tempo, e io soffrirò come un cane e non potrò manco dirgli niente. i miei genitori li cazzìo in continuazione al cinema, e quindi loro partono da un preventivo stato di terrore che li obbliga a limitare la loro abituale loquela (tanto peggiore dal momento che, come tutti i sessantenni, sono convinti che non li sente nessuno...), ma i loro amici? come li placherò?
beh intanto mi metto più esterno di tutti. così almeno li sento meno. metto due genitori alla mia sinistra, i genitori terrorizzati dal mio sssshh!, e così allontano ancora di più il pericolo. ma il pericolo, avrei dovuto saperlo, è sempre dietro l'angolo, e talvolta dietro le spalle. fila dietro di me. due signore, quarantenni. PACCO DI PATATINE.
il film comincia, i miei e i loro amici incredibilmente MUTI: non una parola, un bisbiglio, un "che ha detto?", niente, irreprensibili, bravissimi, una meraviglia.
la signora dietro di me però evidentemente non ha mangiato, e certamente ha fame. purtroppamente non ha trovato niente di meglio che un pacco di patatine. lo apre. scroscio bestiale, e vabbè. continua a tenerlo in mano, per una cinquina di minuti (cinque minuti lunghissimi), mangia le sue patatine rigorosamente con la bocca aperta, nel caso ci fosse un momento di silenzio del sacchetto ci pensa lei con la bocca (schifìu), poi evidentemente si rende conto che forse sta dando fastidio, e decide di chiudere il sacchetto (scroscio bestiale) e metterlo da parte. posso rilassare tutti i muscoli della schiena e del collo e vedere il film.
fine primo tempo.
secondo tempo.
non è che la signora ha approfittato della pausa per dire chessò mi cafuddo quattro patatine in bocca ora, che non do fastidio a nessuno, visto che sto morendo di fame, no, parlava tranquilla, con la sua amica. ricomincia il film, e lei prende il suo sacchettino di patatine. evidentemente c'ha 'sta perversione, che lei a inizio tempo (primo, secondo, chiddu chi è) si deve mangiare le patatine. e vabbene, mi metterò in posizione: tendo tutti i muscoli, mi infastidisco, non le dico niente perchè che ci posso fare, non me la fido, e soffro. tanto finirà. e mangia. e ciancica. e muovi il sacchetto. e scrocchia 'ste patatine con la saliva. e intanto il film va avanti. e questa continua a mangiare. ma che s'è comprata, il sacchetto da due chili e mezzo? ma com'è possibile? saranno 10 minuti dall'inizio del secondo tempo e questa ancora muove 'stu sacchetto, mastica, impasta, schiocca, ma che è? e intanto i dialoghi del film si perdono, intaccati e sconfitti da quell'unico e inamovibile pensiero che ti occupa il cervello senza possibilità di scampo: ma quando finiranno?
fino a quando non accade l'inatteso.
un angelo.
sento una voce.
la sente tutto il cinema, a dire la verità.
la voce di una liberazione. l'unica che avrebbe potuto redimere tutta la balconata di sopra.
due file più indietro, la voce del salvatore. una voce forte, sicura, palermitana, quella che tutti avevamo in mente, e che nessuno osava dire.
ad alta voce:
MINCHIA, MA 'UN FINISCINU MAAAAI 'STI PATATINE?!?!?!?
grazie, voce angelica, che avrei voluto abbracciarti ma non potevo, e sono sicuro che tutta la balconata di sopra avrebbe voluto farlo come me, ma non si poteva bloccare il film per te, anche se forse ne sarebbe valsa la pena. grazie, voce angelica. la patatinofaga SE L'E' CHIANTATA ALL'ISTANTE.
encre Paris!
domenica, novembre 09, 2008
Tutti a parlare di Espoir, changement; ma anche tutti a dire C'est encre! Tutti = amicobéri. Io, che ho grande fiducia nelle capacità linguistiche sue, ho subito fatto mia l'espressione. E così, è da giorni e giorni che vado in giro a dire che ce magasin là a chose trop encre! oppure che cette soirée est vachement encre! o ancora più entusiasticamente, guardandomi Putain! je suis encre, aujourd'hui.
Io andavo così esprimendo i miei entusiasmi settimanali, e i miei interlocutori mai mi chiesero spiegazioni. Ieri, a un'altra festa cui mi sono imbucato grazie ai potenti mezzi sociali di amicobèri, ho continuato a fare largo uso dell'aggettivo, così gggiovane, così slang, che già immaginavo venire dalla peggio banlieu di Parigi. Insomma, ero fiero del mio francese così aggiornato e lo andavo così mostrando a una ragazza pariginissima dicendole qualcosa tipo c'est encre de te voir ici
o qualcosa del genere. Lei rimane interdetta, e amicobèri, dopo la partenza di quella, un po' imbarazzato di me dice: "cetto, però, puro tu. Che ci vai a dire a quella encre!"
Io sono ancora convinto dell'origine banlieusarda del termine e mi sto quasi per rispondere che effettivamente quella doveva essere una fighetta sorboniana, quando amicobèri continua spiegandomi che il termine è invenzione di amicoilfe, e non già francese ricercato o popolare.
Io rimango di sasso, lì per lì. Oggi però riflettendoci su mi dico che la verità è che il linguaggio rigattieresco è un felicissimo morbo del lessico internazionale, che invade il globo dall'Asia del lamati a vivavivall'america dei riga-foucaltiani passando per la Francia che già fu di charlie e ora bettinaggia e ocheggia. Tranne l'interdizione della francesina odiosa, infatti, nessuno ha contraddetto il mio encre, e sono quasi sicuro che anzi sia stato usato di rimando.
Non mi stupirebbe che alla prossima cappellata di Berlusconi, Madame Bruni-Sarkozy dica:
"c'est trop encre d'etre française!".
Notizie dall'impero 5 (o 6). Yes, we did!
giovedì, novembre 06, 2008
"Le opinioni sono come le palle: ognuno ha le sue", diceva un tipo famoso (e le hanno solo gli uomini, ci sentiamo di aggiungere); era inevitabile dunque che il post elettorale, pur nel nome augusto di Obama, fosse diviso in due parti, la prima a firma Sisì, la seconda a firma Ilfe. Non è escluso che altri contributi (dei due cippì) si aggiungano strada facendo, dando vita ad un mostro quadricefalo, così come da domani aggiungeremo alcune foto d'autore, e il filmino che sisì ha stoicamente girato per voi.
1.
"Parlare di queste elezioni per me è difficile. Difficilissimo. Perché è difficile spiegare cosa significa quando 300mila persone vanno tutte in una piazza pronte a festeggiare qualcosa. Noi italiani, se scendiamo in 300mila in piazza, possiamo festeggiare al massimo la Nazionale che ha vinto i mondiali, ma se è per la politica, in piazza scendiamo solo per lamentarci – avendo sempre ottime ragioni, peraltro! Ma qui no. Cioè, anche qui scendono in piazza. Cioè, stavolta sono scesi in piazza, tanti, anzi tutti (bianchigayfranchiricchiispanicipoverilelleasiani) per festeggiare la vittoria di un uomo alle elezioni presidenziali. E come si fa a spiegare questo? Io non lo so fare, questo è sicuro. Almeno non lo so fare da solo. Quindi, mi aiuto con alcune delle frasi che ho sentito o letto sui giornali in questi ultimi giorni.
“Qua si sta a cambia’ il mondo, e voi pensate a farvi la doccia?” disse ilfe impaziente di arrivare a Grant Park ma bloccato dal ritardo provocato dalla eccessiva (secondo ilfe, si intende) igiene di Pavani. Qui si sta a cambia’ il mondo, disse… Porca miseria, ha raggione, altroché se si sta a cambia’ il mondo. Un presidente nero! Oh, ma stiamo a scherza’?! In un posto dove nelle Università è raro vedere un afro-americano e dove è ancora più raro trovare una cassiera bianca, dove i ghetti ci sono – eccome se ci sono – e l’apartheid funziona benissimo pur sotto le insegne della democrazia, viene eletto un presidente nero. E questo posto non è un posto qualsiasi, è l’Ameri’a! L’uomo nero alla casa bianca! Ma qui la storia la stiamo cambiando per davvero, e cambiando per sempre, non così per dire! Non come quando Berlusconi dice che Bush passerà alla storia: no, no, qui è tutta un’altra cosa! Qui secoli di sfruttamento, di schiavitù, di tortura si concentrano in un’elezione, in un uomo, in un presidente che davvero cambia tutto solo per il fatto di essere eletto. Un presidente i cui sostenitori gridano “Yes we did!”, ma lui no, lui è un presidente che nel suo discorso dopo l’elezione non dice yes we did, ma dice “Il lavoro è appena cominciato”. E ha ragione. Il lavoro è appena cominciato, e sarà duro. Perché la gente, lei si aspetta davvero un gran bel lavoro: se lo aspetta la signora con un tutore al braccio che, incontrando un’amica in farmacia, le dice “I had surgery yesterday… but everything is o.k., ‘cause today I’m happy!”, e se lo aspetta la cassiera del supermercato dove faccio la spesa che, parlando con una cliente, dice “You can say’t, something’s gonna change”. E questi cambiamenti non dovranno, non potranno essere da poco: Obama ha promesso infrastrutture migliori, ha promesso scuole migliori, ha promesso un sistema sanitario migliore e più equo. Se a questo si aggiunge che è in corso la peggiore crisi economica dal 1929 – i giornali americani lo stanno ripetendo fino alla nausea – non ci si può che chiedere: ma come farà? Come riuscirà a dare a tutti quello che vogliono, come riuscirà a mantenere tutte le promesse che ha fatto?
E questo ancora non è tutto. Con la sua elezione Obama ha già cambiato e potrà ancora cambiare l’Ameri’a, ma che ne sarà del resto del mondo? Anche il mondo ha bisogno di essere cambiato. E ti accorgi di quanto il mondo abbia bisogno di essere cambiato quando leggi sul New York Times che Fathi Abdel Hamid, avventore di un caffè a Il Cairo, ha dichiarato che “Since Bush came to power it’s all bam, bam, bam on the Arabs”, oppure quando il tassista che ti porta a casa dopo Halloween non fa altro che ripeterti “Vote Obama, Bush motherfucker go home”. Il mondo vuole essere cambiato, dopo che negli ultimi 8 anni ha dovuto convivere con la paura degli attacchi terroristici e con quelle guerre preventive che non hanno prevenuto la morte di migliaia di persone. E anche lì, lo sappiamo bene tutti, il lavoro si presenta tutt’altro che facile…
Un uomo è stato eletto, ed è diventato l’uomo più potente del mondo. Per la prima volta nella storia, il colore della sua pelle non gli ha impedito di diventarlo. Noi lo abbiamo supportato, lo abbiamo seguito, ci abbiamo creduto, non lo abbiamo potuto votare ma siamo (sono) rimasto 15 minuti con le braccia alzate per riprendere il suo primo discorso da presidente (che ariva, appena capiamo come metterlo!).
Ora sta a te, Obama, e il mondo ti guarda: vedi di fa’ a modino!"
Sisì
2.
"Cp maschio vive attaccato ai cristalli liquidi del suo computer da almeno un paio di mesi. Gli danno i sondaggi. E lui non esce di casa senza averli mandati a memoria. È chiaro che il giorno delle elezioni sia un po’ teso. A lezione si fa uno specchietto in cui scrive tutti gli stati. Tutti. Divisi tra certiObama-probabiliObama-forseObama-speriamoObama-DioxxxaleMcCain. Alle sette a casa sua si hanno le prime proiezioni. Forse bene. Ma forse no. Cp femmina, la guerrigliera, dice che forse è meglio non andare in piazza fino a quando siamo sicuri, sennò se perdiamo i franchi fanno il riot, e la police ci mena. Per fortuna andiamo lo stesso. Il pullman si ferma dopo due minuti e non si muove più. Vado dall’autista nera per avere informazioni. Immagino che mi mangi. Invece è tutta contenta. Dice che siamo fermi perché deve passare “il presidente”. Per lei gli scrutini sono già finiti. Il suo presidente ce l’ha già. Un tizio in pullman si connette a internet. Va meglio: stiamo vincendo in Florida, in Pennsylvania, in Ohio. Forse in Virginia. Arriviamo. Fiumi di gente. Maxischermi. Magliette e spillette. Yes we can. Change. Progress. Hope. Yes we did. Yes we did? La notizia arriva prestissimo. Obama ha vinto in Virginia. Therefore: Obama president-elect. Ovazione. Brividi. Abbiamo vinto. Una volta tanto abbiamo vinto. Ma non abbiamo vinto a caso. Abbiamo vinto l’elezione più storica dell’impero. Abbiamo messo un nostro uomo sullo scranno più alto del mondo. Un professore della University of Chicago. Un nostro vicino di casa. Un rigattiere, in pratica. Appare McCain. È un signore. Si complimenta, si dice pronto a collaborare, si ricomplimenta. Fa stare zitta la Palin. Poi, dal palco accanto a dove siamo noi, dopo un bel po’ di musica, dopo Jesse Jackson che piange e Oprah che ride, arriva Lui. È bellissimo. Ce lo scoperemmo tutti. Anch’io. Si scrive una pagina storica. Ma sul serio. È nero. Proprio nero. No mezzo bianco, come dice qualcuno. Popo nero. E bello. E grandioso. E bello. La frase di apertura del discorso è da brividi. Boato. Ci sentiamo americanissimi. Cita Martin Luther King, ma senza nominarlo. Poi una tipa di centosséi anni, anche lei nera. Ripercorre l’ultimo secolo. Ripete Yes we can. E noi con lui. Ci guardiamo alle spalle. Un oceano di persone. Forse un milione. (La questura di Roma farà sapere che secondo i loro dati non eravamo più di una ventina, i soliti facinorosi). Poco dopo l’oceano si disperde. Code infinite alla metro. Gli autobus neanche passano, in mezzo al caos. Chicago non è mai stata così bella.
Oggi, the day after, bisogna fare una mezz’ora di coda e, se hai fortuna, ti becchi un giornale col faccione di Obama, altrimenti uno con una foto piccola. Il Chicago tribune però è irraggiungibile. Resta il Chicago Sun-times. Che comunque è fichissimo. La gente fa le foto alle code ciclopiche davanti alle edicole. Le macchine si fermano, suonano, salutano. Abbassano il finestrino e alzano la musica. Ridono tutti. Milioni di magliette di Obama anche oggi, almeno qui a Hide park, dove vive lui (ancora per poco). Una vecchia di colore vende cappellini di Obama e dice “today everybody be happy”."
Ilfe.