NRC SPECIAL HALLOWEEN - L'aldilà (...e tu vivrai nel terrore)

domenica, ottobre 31, 2010





Avete presente i B movies, quelli che mandano in sollucchero Quentin? Avete presente i film di genere che più di genere non si può? Avete presente Lucio Fulci, uno dei capostipiti[1] dell’horror italiano ambientato in America? Avete presente uno di quei film che vedi solo per fare l’intellettuale sghignazzante in un cineforum prehalloweenesco? Avete presente gli effetti speciali grossolani? I cliché del film genere? Lo splatter ostentato e meccanico? I fulmini, il sangue rosso-finto che schizza a profusione, le decomposzioni, la casa costruita sulla porta dell’inferno, gli scricchiolii, un vecchio libro di profezie nere, le voci demoniache in cantina, le tarantole, le bambine con le trecce possedute[2], la bionda niuiorchese che si ostina a non credere ai fantasmi, le mani di zombi che escono dal nulla, la cieca che sugli occhi sembra che le abbiano messo delle lenti a contatto fatte di cetriolo? Avete presente l’assenza totale di rigore nel plot? L’onirismo e il freudismo a casaccio?
Ci credereste che ne viene fuori un capolavoro? Ci credereste che non vi dà tregua? Ci credereste che siete scappati a metà dalla proiezione? E che non avete chiuso occhio tutta la notte? E che anche ora avete i brividi lungo la schiena, mentre ne scrivete sperando di esorcizzarlo?


[1] (e non “capistipite”, come credevo)
[2] le bambine con le trecce possedute, e non le bambine con le trecce possedute.

NRC VII - The Social Network.

giovedì, ottobre 28, 2010




Di chi è l’idea? Di chi ce l’ha? Di chi la sviluppa? O semplicemente di chi ci fa i soldi? Se non avete un’opinione a riguardo, The Social Network non vi aiuta certo a farvene una. In questo film sentimenti, amori, desideri (di sesso, soldi e rivalsa), nonché presunti furti, tradimenti e colpi bassi si sostituiscono ai fatti – e a me, francamente, non piacciono troppo né gli uni né gli altri. Cosicché la forza di questo film potenzialmente noioso – basare il racconto sulle due principali vicende giudiziarie che hanno coinvolto il fondatore Zuckerberg riguardo la proprietà intellettuale di Facebook è, va detto, un po’ azzardato – è tutta nel ritmo molto alto in cui le vicende pubbliche si affiancano a e si confondono con quelle private. Non è dato sapere quante di queste ultime siano vere – qui parla l’amante di gossip – e, d’altra parte, vero e falso non sono qui particolarmente interessanti. Fincher, che si ricorda di essere un regista solo durante i titoli di testa e nella scena della regata, quando non può ottenere di più dal montaggio da action movie punta tutto sui dialoghi, spesso lunghi e talvolta prevedibili (soprattutto quelli con Justin Timberlake, dal quale ci si poteva aspettare comunque molto peggio). La storia è quella di un adolescente con i sandali, che vuole a tutti costi. Cosa voglia, però, non si sa: riconquistare l’amore perduto o farsi le groupies? Diventare ricco e famoso, o dare un bel calcio nel culo ai ricchi bellocci tradizionali e tradizionalisti? Eliminare scientificamente uno per uno i propri amici per essere il capo assoluto di facebook, o avere semplicemente ragione? Non si capisce, e forse questo rende il film un po’ meno stupido di quanto il finale potrebbe far credere. L’unico dubbio che mi sembra risolto è che, in un mondo dove le idee sono soldi, non è detto che le idee facciano la felicità. Ma questo, in fondo, lo sapevamo già.

NRC VI - Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti

domenica, ottobre 24, 2010


 
Gli animali vanno molto quest’anno. Ma c’è animale e animale, ovviamente. Una bufala, una corda, un nodo. Uno scimmione con gli occhi rossi, un fantasma, una capanna, terre coltivate, gente che lavora. Una sacca per la dialisi, cerotti, un cuoco, un laotiano (mai fidarsi dei laotiani), un cane. Altri scimmioni con gli occhi rossi. Acqua, rocce, terra, caverne, liane, soldi, televisori. Un telefono cellulare, un bonzo. Una torta nuziale fatta di neon come altare per un funerale. Un pesce gatto (un pesce gatto) nella fica (nella fica) di una principessa (prima vecchia, poi giovane, poi scompare). Il pesce parla, ma non mi sembra la cosa più grave. Un racchettone ammazzazanzare enorme, rosso a forma di farfalla, da far impallidire Alì, Modu, Moisà e tutti i senegalesi di Pisa. Monaci vari. Una zoppa e una bambina. Altri soldi che si chiamano Bath. Fotografie. Una camera d’albergo. Un’automobile, all’inizio, un po’ di sbieco. Istantanee di soldati in assetto di guerra; insetti e comunisti. Occhi rossi senza scimmioni, nel buio. Altre grotte, diversi fiotti d’acqua. Alberi, tanti alberi. L’ultimo capolavoro di Apichatpong Weerasethakul, regista che si può solo copincollare. Il film premiato con la Palma d’Oro all’ultimo festival di Cannes. Presidente della giuria: Tim Burton. Aaaaaaaaaaaaaaahhhh, ora comincio a capire: Tim Burton…

QUAESTIO II. DE IUXTA POSICIONE DOMINI DIEI.

mercoledì, ottobre 20, 2010





Praesentatio
Sciascia, nella postfazione al suo Candido,ovvero un sogno fatto in Sicilia, dice che ci sono libri che ne generano centinaia di altri, e questo è il caso del Candide del grande filosofo illuminista Voltaire (che tra gli altri ha generato appunto pure il Candido di Sciascia). Allo stesso modo, a mio avviso, ci sono post che ne generano altri, e questo è il caso di “Sisì e l’America 2.0” del grande filosofo illuminista Cc (che tra gli altri ha generato appunto pure il presente post).
In particolare, il grande Cc ci sfida a pensare una grande alternativa: la domenica dovrebbe essere all’inizio o alla fine della settimana? All’inizio, come vorrebbero gli americani (in questo, temo, più biblicamente corretti di noi, visto che pare che il Signore si sia riposato di Sabato), o alla fine, come vorremmo nel vecchio mondo (in questo, rivendico, più filologicamente corretti di loro, visto che domenica è il giorno del signore e dio si è riposato alla fine del lavoro, e non prima di cominciarlo)[1]?

Digressio
[Prima di porre il problema in modo da offrirne la soluzione, vorrei fare una breve considerazione antropologica, sottolineando come i due modelli si adattino perfettamente alle diverse culture che li esprimono: qui prima esci con una e poi (dopo lunghe e meditate riflessioni) vede se te la dà o meno, là tanto per cominciare ti fanno un blowjob[2], e poi si vede se uscire (almeno così dicono)].

Disputatio
A favore della domenica a fine settimana si può dire che:
- sembra una giusta ricompensa per una dura settimana di lavoro (e sembra anche che, in ultimo, si giustifichi l'intera settimana: visione cattolica della settimana).
- Inoltre, sembrerebbe stupido riposarsi prima di aver lavorato (sarebbe come pulirsi prima di farla[3]).
- Se infine ti giochi subito la domenica, con che spirito la prosegui, poi, la settimana? Lavori pensando costantemente che non ti riposerai fino alla prossima settimana: un tempo gigantesco, a pensarci, il che toglie oggettivamente ogni slancio.

Ma, d’altro canto, la domenica come primo giorno della settimana ha non di meno i suoi vantaggi.
-       Se muori di venerdì sera, per esempio, non hai di che rammaricarti: ormai la domenica te la sei goduta, nessuno te la toglie più. È come mangiare le cose buone all’inizio del pasto, così se poi ti passa la fame ormai quelle sono in saccoccia. O meglio, è come se ti dessero la pensione tra i 20 e i 35 anni, e poi ti facessero lavorare finché non tiri le cuoia.
-       Ma soprattutto: se la domenica è a fine settimana, ci arrivi senz'altro molto stanco, e finisce che non te la godi, mentre se ce l'hai a inizio settimana sei bello fresco (e diventa un giorno di piacere e non di riposo: la domenica non è più in funzione della settimana lavorativa, ma diventa domenica in sé).
-       Il giorno di riposo a fine settimana ha un repellente odore di finalismo.


Determinatio
A questo punto, l’ago della bilancia non pendendo da nessuna delle due parti, credo che l'unica soluzione sia mettere la domenica all'inizio e alla fine della settimana, il che risolverebbe tutti i problemi.
Be', quasi tutti: per esempio, dovremo fare due domeniche coincidenti nello stesso giorno, o due giorni separati, uno all'inizio e uno alla fine della settimana? Se ne può discutere, ma la prima ipotesi temo che tenderebbe a creare confusione (come lo spieghi, ai poveri di spirito, che due giorni coincidenti non sono lo stesso giorno?), e dunque bisognerà optare per la seconda: due domeniche per settimana (ciò che è per altro sancito chiaramente dalle Sacre Scritture).
Ma ancora: faremo dunque settimane di otto giorni? Non credo proprio, visto che sarebbe una contraddizione in termini!
Dunque bisognerà sacrificare un giorno della settimana per trasformarlo nella seconda domenica.
Io direi il martedì.


[1] Certo, loro la chiamano Sunday, ma noi non accettiamo filologie pagane.
[2] Un signore di una certa età mi disse che una volta in Italia non si facevano pompini, che era una roba d’esportazione dagli Stati Uniti, come le patate e le chewing-gum, e che erano il corrispettivo erotico del fast food.
[3] Cfr. R. Benigni, L’inno del corpo sciolto: “Quindi cacate, perché è dimostrato/ ci si pulisce il culo dopo aver cacato”.

... e sono tre...

lunedì, ottobre 18, 2010


Dì la verità, Maciste, come hai deciso di festeggiare il tuo terzo compleanno? A casa coi tuoi, o li molli e te ne vai da qualche parte con le amiche? A noi lo puoi dire, che tanto non lo diciamo ai genitori...

SÉI

venerdì, ottobre 15, 2010


mi dicono che è ora di imparare a scrivere

Sisì e l'America 2.0


Mi si chiede come sto qua in America. Per carità, mica me l’avete chiesto tutti, però molti di voi sì, quindi mi sembra carino rispondere, no?
Io, in America, non ci sto male. Strano a dirsi, vista l’ultima tragica esperienza chicagona. Eppure è così, non ci sto male. D’altra parte, se mi diceste “Ma allora stai bene!”, beh, dovrei rispondervi di no, perché non è che ci sto proprio male, e non è neanche che ci sto proprio bene.
Il problema è che io, ‘sti americani, mica li capisco. Ma non che non li capisco perché non li capisco, no! Non li capisco perché qui la vita quotidiana è diversa, e questo tende ad annullare i miei sforzi per vivere quella vita serena e tranquilla che tanto desidero. Un esempio? Un esempio: domenica scorsa (il capo già lo sa.. il capo sa sempre tutto!) volevo andare a vedere “Gilda” (da pronunciare rigorosamente Ghilda, altrimenti so’ ccazzi) all’Arsenale de noantri, il DocFilms. E siccome ci tenevo proprio tanto ad andare, sia perché volevo vedere Ghilda, sia perché dicevo a me stesso “No, non passerai tutta la domenica a casa a leggere Harry Potter” (poi forse parleremo anche di questo, o forse no..), allora ho controllato e ricontrollato l’orario più volte, così da evitare, che ne so, di andare alle 9 invece che alle 7, per uno stupido errore. Arrivo così perfettamente in orario – anzi, un po’ in anticipo – mi siedo, si apre il sipario (sì, qui al cinema c’è il sipario), e.. comincia un film muto del 1913 a tema biblico, di una noia veramente fuori dal comune, e di cui mi ricordo solamente che c’erano un sacco di pavoni. Io ero arrabbiatissimo! Perché, mi chiedevo, cambiare il film senza neanche avvertire? Che ci state a prendere per il culo?! Ma, d’altra parte, nessuno vicino a me sembra sorpreso.. Il trucco si è poi svelato quando ho ricontrollato il calendario, e mi sono reso conto che qui le settimane non cominciano col lunedì, ma con la domenica, e quindi l’ultima colonna a destra, in cui cercavo la programmazione della domenica, riportava invece quella del sabato. Ecco, ora capite cosa intendo?
Altro esempio? Altro esempio: mi serviva un cellulare. Ora datemi pure del pirla quanto vi pare – e, alla luce dei fatti, avreste ragione – ma sono tornato alla at&t, pensando: hanno fatto tanto casino l’altra volta, stavolta non può succedere nulla. Il fatto è che la politica aziendale della at&t è evidentemente quella di assumere personale che parla inglese in maniera incomprensibile, così da raggirare i clienti a piacer loro. E infatti così è successo. Il baldo giovane che cercava di vendermi il cellulare continuava a propormi questa offerta fantastica secondo cui per soli 16 sonanti dollaroni avrei avuto chiamate e messaggi gratuiti per un mese. A me suonava troppo strana, però oh, alla fine dico: è l’America, la terra delle possibilità.. ma sì, facciamo quest’offerta! Ecco però che nello scontrino l’atteso il 16 (sixteen) si trasforma magicamente in 60 (sixty). Io, basito, chiedo spiegazioni. L’altro ride. Ci siamo capiti male, dice. Io m’incazzo. Dico no, un momento, ci siamo capiti male una cippa, ora tu mi cambi immediatamente l’offerta! E lui chiama il servizio assistenza, fa correggere il nome che aveva inserito male (stavolta ero Carlo Condu.. ma stavolta niente di grave, e d’altra parte succede sempre anche in Italia che capiscano Condu) e poi chiede di cambiare l’offerta. Dopo mezz’ora, cambiano l’offerta, ma io il giorno dopo mi ritrovo con 75 dollari di credito sul cellulare e un messaggio che dice che fra un mese pagherò altri 60 euro. Stavolta dico: BASTA, ora glielo riporto, mi faccio restituire i soldi e non se ne parla più. E glielo riporto. E parlo con un’altra tipa. Che mi dice che per avere diritto al diritto di recesso devo pagare 35 dollari. Rispondo: scusa, ma il telefono ne costava 29. Fa lo stesso. 35 dollari. E, naturalmente, non c’è modo di restituire il credito.
Ecco, ora, capite cosa voglio dire? È che quando ti cambiano la quotidianità, il modo in cui sei abituato a organizzare il tempo, e a gestire i rapporti con gli altri e le piccole disavventure, ecco, così ti cambiano tutto! Così l’imbustatore personale alla cassa, il documento in vista ogni volta che compri alcolici, gli alcolici che non si comprano al supermercato ma al negozio di liquori, dove puoi comprare anche le sigarette che, altrimenti, trovi anche in farmacia – ecco, tutte queste cose diventano lo specchio di un modo di vivere che non è il tuo, e di una quotidianità di cui è difficile appropriarsi, ma senza condividere la quale la comunicazione diventa difficile. E allora da superare non c’è più solo la timidezza, o la paura di sbagliare ogni singola parola, ma anche e soprattutto la consapevolezza che l’altro, spesso, ha proprio altro per la testa.

L'infiltrato

venerdì, ottobre 08, 2010



Headline news:
Ignoto viareggino si introduce alla Mondadori a Segrate

Oggi, venerdì 8 ottobre, la sicurezza di Palazzo Mondadori a Segrate è entrata in fibrillazione. 

Dalle prime ricostruzioni pare che una persona non identificata abbia passato le maglie dei controlli all’ingresso. Secondo fonti attendibili, dovrebbe trattarsi di un individuo di nazionalità viareggina. Ignote al momento le reali intenzioni dell’infiltrato. 

NRC V - La pecora nera

giovedì, ottobre 07, 2010

 
Se i poeti pœtassero, gli imbianchini imbiancassero, i treni viaggiassero e i fiori fiorissero, sarebbe necessariamente un mondo migliore? Non ne sarei così sicuro. Certo è un po’ strano quando un fiore si mette a viaggiare e un imbianchino si mette a pœtare. Non che non ne possa uscire qualcosa di buono, anzi: dalle contaminazioni più azzardate nascono spesso opere memorabili (penso al mélange tra musica, fumetto e cinema in The Wall di Alan Parker). Altre volte si tratta invece di incontri mancati, perché per far scattare la scintilla e rendere il suo gesto significativo l’imbianchino non può mica pœtare come tutti gli altri, come dire: dovrebbe mettere tutta la sua pittura nella sua pœta. Altrimenti la cosa perde un po’ di senso. Così mi pareva in quel Persepolis a cui sembrava mancare un’anima: cosa aggiungeva il film al fumetto di Marjane Satrapi, se non una (mera) maggior diffusione? Speravo in qualcosa di più: altrimenti, conoscendo già il fumetto, non sarei andato. E lo stesso devo dire di questa pecora nera di Celestini, teoricamente impreziosita dalla fotografia di Ciprì. A questo punto si poteva pure mettere a pœtare, e sarebbe stato lo stesso. È chiaro che mica si può esigere da tutti una sperimentazione come quella che Carmelo Bene ha fatto con il cinema, ok. Ma di qui a riporre in Celestini le speranze per le sorti del cinema italiano, mi sembra che ce ne passi. Bisognerebbe saper distinguere, insomma: altrimenti toccherà arrivare alla triste conclusione che i teatranti, alla fine, è meglio che teàtrino.

Pensieri veloci contro la nuvola - III

domenica, ottobre 03, 2010



Epoché al figlio

Eppure, se ti raccoglierai in silenzio, riuscirai a sentire ogni singolo strumento e la sinfonia tutta insieme. Come fa il direttore d'orchestra, attento a ogni movimento, a ogni fiato, a ogni vibrare di corda...

E come il cacciatore vedrai lo stormo dorato tra te e il sole freddo del mattino, e allo stesso tempo distinguerai ogni singolo uccello. E vedrai il loro canto e il lamento dell'uccello che sta per cadere...

E come il cuoco raffinato saprai distinguere gli ingredienti uno a uno, e poi giudicare della bontà delle pientanze che stai per servire al re...

E come il cieco saprai accarezzare questo tavolo, e allo stesso tempo orientarti verso la mano dell'amato che ti siede accanto e salutare le asperità del legno ancora acerbo...

Eppure se ti raccoglierai in silenzio, saprai capire questa eterna lotta dall'alto, e allo stesso tempo vedere il volto insanguinato di ogni singolo uomo!

Pozzo