Pisa, 2001.
Ricordo nitidamente l’indignazione con cui la mia coinquilina toscana apprese la notizia dell’apertura domenicale della COOP sotto casa. Quella che a me, migrante siculo appena sbarcato nel continente, pareva essere essenzialmente una comodità, a lei sembrava ledere i diritti basilari del lavoratore, che aveva sacrosanto diritto al riposo domenicale. Ricordo che mi colpì molto la veemenza dell’argomentazione, e la profonda incazzatura provocata da un fatto per me neutro. Mi dissi con aria grave e compresa quanto profondamente il comunismo avesse inciso nelle coscienze dei cittadini toscani e notai con rammarico quanto fossi indietro io. Poi andai a fare la spesa, credo con senso di colpa.
Palermo, 2015.
L’apertura notturna h24 del supermercato sotto casa è per me motivo di vanto con la mia fidanzata toscana. “Solo a Londra negli anni Novanta ho visto cose così civili” (appena ho una minima possibilità ne approfitto per bullarmi di questa terra apparentemente periferica eppure evidentemente così in linea con le più avanzate esperienze europee). (A chi serva andare a fare la spesa alle 3 di notte resta una questione che preferisco non pormi). Ad ogni modo: questa sera sperimento finalmente l’apertura notturna. È quasi mezzanotte, fa un caldo bestiale. L’aria condizionata evidentemente non funziona. Un cliente lo fa notare alla cassiera, prendendo a cuore la causa di quei lavoratori costretti nella notte della calura sicula a lavorare in condizioni non degne. “Dovete avvisare l’ufficio di medicina del lavoro!”, dice lui. Appena se ne va, la cassiera commenta risentita coi suoi colleghi: “ci manca solo che questo qua ci fa chiudere e ce ne andiamo tutti a casa. Diceva mia nonna: io munnu cipudde e tu chianci. Ma perché non si fa i fatti suoi?”. Quando le chiedo se va bene l’apertura notturna, mi dice con sollievo che sì, viene molta gente, per fortuna.
[Chi volesse potrebbe leggere in questo breve apologo un confronto tra due parti del belpaese. Altri potrebbero paragonare l’Italia pre-crisi a quella della crisi. Per quanto mi riguarda ho comprato pizze surgelate, sofficini, ketchup, marmellata di more. E carta igienica, che non si sa mai].
Comments
7 Responses to “meditazioni notturne su spesa e diritti dei lavoratori”
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ovvero, apologo rigattierico sulle disfunzioni/cambiamenti di questi tempi moderni.
08/07/15, 09:15bellissimo, grazie.
Bòni i sofficini. Mappinòli?!!?
08/07/15, 10:26Io odio i supermercati e forse anche per questo amo la notte.
08/07/15, 10:39Ho il terrore delle casse, dei soldi e delle luci a neon sulle occhiaie della cassiera.
Immagino comunque che ci siano turni di notte e turni di giorno e che non sia la stessa cassiera a fare tutti i turni, nonostante le occhiaie a neon.
Più che altro a Palermo mi sembra uno spreco oltre che un affronto un supermercato aperto tutta la notte.
Ma poi che schifo di spesa fai? Ovvio che ti servirà la carta igienica.
Ai miei tempi comunque di notte si comprava solo la droga.
E i poccò??!?!?!?!??!?
08/07/15, 10:46Inoltre lavorare e soprattutto andare a fare la spesa di notte è molto meglio dal punto di vista della temperatura, no?
08/07/15, 12:29Beh sì, ma io penso sempre anche a un'altra cosa: nel cinema le riprese notturne costano un sacco, perché bisogna dare lo straordinario ai lavoratori, perché di notte mica si lavora. Ora: questi lavoratori del supermercato saranno strapagati per lavorare di notte o si saranno trovati di fronte alla scelta: o così o a casa?
08/07/15, 12:33Quel supermercato ha aumentato il fatturato con quella apertura notturna.
08/07/15, 16:35E prima, ai bei tempi del precrisi, potevi solo andare in quel posto dove capita che ti accoltellano qualcuno davanti la porta e il gestore dice di non avere visto niente. E lo scontrino era una pura formalità.
Preferisco la multinazionale. Anche senza aria condizionata.
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