Cari autori del gruppo Mondadori,
sono un vostro lettore, e vorrei approfittare degli scrupoli che hanno spinto Vito Mancuso a scrivervi ieri su Repubblica per sottoporvene qualche altro, in vista di una discussione su argomenti che riguardano voi tutti. Riguardano noi tutti, se mi permettete, perché il vostro sostegno è anche il nostro, che leggiamo, discutiamo e quindi compriamo i vostri libri. I suoi scrupoli possono essere occasione di manifestare i nostri: diversamente, è chiaro, non per questo in maniera meno decisiva.
Viviamo in un paese in cui la garanzia dei diritti, personali e non, è sempre più messa in discussione da continui tentativi di delegittimazione del potere giudiziario da parte dell'esecutivo, che rischia di spingere chi ha un'idea politica diversa a schierarsi in maniera acritica con le forze inquirenti e giudicanti dimenticando troppo spesso la fondamentale presunzione di innocenza che è alla base di qualunque idea giusta di diritto. Ma il caso Mondadori, da un punto di vista giudiziario, deve solo essere una base per una riflessione più ampia.
Io non ho risposte, caro Mancuso, ma una proposta sì: una proposta tangibile, che non condanni nessuno prima dell'accertamento dei fatti, ma che possa avere un senso da un punto di vista più generale, per la vita culturale del paese. Inutile ripetere qui i meriti di Mondadori e del suo gruppo, che sono evidenti. Più sensato ragionare sul fatto che l'esistenza di pochi immensi gruppi di potere impoverisce di fatto la pluralità di voci all'interno di un paese. Voi siete i più grandi autori della più grande industria culturale del paese. Pochi mesi prima di morire, per ragioni sulla cui validità ciascuno può avere la sua opinione, Saramago decise di abbandonare Einaudi per Feltrinelli, con un gesto politico che certo si poteva permettere e che tuttavia non ha nulla di scontato. Ma ha lasciato una grande industria per un'altra (più piccola ma sempre) grande industria.
Perché la vostra non abbia l'apparenza di una querelle estiva che lascia il tempo che trova, fate un gesto concreto: che non sia volto a danneggiare Mondadori, ma che possa incidere su un'idea di oligopolio culturale che, in fin dei conti, può essere solo un bene cominciare a rimettere in discussione. Approfittate dei vostri scrupoli per adottare una piccola casa editrice. Sparigliate. Per una volta, per il vostro prossimo libro, e senza nessuna decisione definitiva: permettete ad alcuni piccoli editori, penalizzati dall'oligarchia editoriale e distributiva, di tirare un sospiro di sollievo, trovare uno spazio nelle librerie, provare a mostrare più apertamente il proprio catalogo e così via. Schieratevi non contro Mondadori, ma contro un andazzo di politica culturale in Italia. Chi, se non voi? Avrete tutto il tempo poi di stabilire se la vostra decisione sarà stata giusta o sbagliata: ma di certo avrete contribuito a una botta di vita che, mi permetto di credere, potrà solo fare del bene: anche a Mondadori.
sono un vostro lettore, e vorrei approfittare degli scrupoli che hanno spinto Vito Mancuso a scrivervi ieri su Repubblica per sottoporvene qualche altro, in vista di una discussione su argomenti che riguardano voi tutti. Riguardano noi tutti, se mi permettete, perché il vostro sostegno è anche il nostro, che leggiamo, discutiamo e quindi compriamo i vostri libri. I suoi scrupoli possono essere occasione di manifestare i nostri: diversamente, è chiaro, non per questo in maniera meno decisiva.
Viviamo in un paese in cui la garanzia dei diritti, personali e non, è sempre più messa in discussione da continui tentativi di delegittimazione del potere giudiziario da parte dell'esecutivo, che rischia di spingere chi ha un'idea politica diversa a schierarsi in maniera acritica con le forze inquirenti e giudicanti dimenticando troppo spesso la fondamentale presunzione di innocenza che è alla base di qualunque idea giusta di diritto. Ma il caso Mondadori, da un punto di vista giudiziario, deve solo essere una base per una riflessione più ampia.
Io non ho risposte, caro Mancuso, ma una proposta sì: una proposta tangibile, che non condanni nessuno prima dell'accertamento dei fatti, ma che possa avere un senso da un punto di vista più generale, per la vita culturale del paese. Inutile ripetere qui i meriti di Mondadori e del suo gruppo, che sono evidenti. Più sensato ragionare sul fatto che l'esistenza di pochi immensi gruppi di potere impoverisce di fatto la pluralità di voci all'interno di un paese. Voi siete i più grandi autori della più grande industria culturale del paese. Pochi mesi prima di morire, per ragioni sulla cui validità ciascuno può avere la sua opinione, Saramago decise di abbandonare Einaudi per Feltrinelli, con un gesto politico che certo si poteva permettere e che tuttavia non ha nulla di scontato. Ma ha lasciato una grande industria per un'altra (più piccola ma sempre) grande industria.
Perché la vostra non abbia l'apparenza di una querelle estiva che lascia il tempo che trova, fate un gesto concreto: che non sia volto a danneggiare Mondadori, ma che possa incidere su un'idea di oligopolio culturale che, in fin dei conti, può essere solo un bene cominciare a rimettere in discussione. Approfittate dei vostri scrupoli per adottare una piccola casa editrice. Sparigliate. Per una volta, per il vostro prossimo libro, e senza nessuna decisione definitiva: permettete ad alcuni piccoli editori, penalizzati dall'oligarchia editoriale e distributiva, di tirare un sospiro di sollievo, trovare uno spazio nelle librerie, provare a mostrare più apertamente il proprio catalogo e così via. Schieratevi non contro Mondadori, ma contro un andazzo di politica culturale in Italia. Chi, se non voi? Avrete tutto il tempo poi di stabilire se la vostra decisione sarà stata giusta o sbagliata: ma di certo avrete contribuito a una botta di vita che, mi permetto di credere, potrà solo fare del bene: anche a Mondadori.
Comments
14 Responses to “caso mondadori e proposte di alternativa”
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oh, per una volta sono il primo a commentare un post - che emozione!
22/08/10, 19:22Comunque la mia è piuttosto una noterella a margine.
A me pare che non siano né l'autore né il libro a fare un grande successo, ma soprattutto l'editore. È Mondadori che, pubblicando questo o quell'autore, ne decreta il successo.
Naturalmente, li sceglie in base a criteri di massima che sono: una scrittura facile, allusiva, ammiccante; una problematica all'ordine del giorno, già di per sé evidente; opinioni non troppo originali; etc. (non parlo naturalmente dei classici)
Ciò di cui il grande editore non può fare a meno non è questo o quell'autore, ma un certo modo di scrivere e di pensare. Così che se Citati o Augias decidessero miracolosamente di lasciare Mondadori, ebbene Mondadori ne eleverebbe altri, con analoghe caratteristiche, senza alcuna difficoltà.
Semmai bisognerebbe che Spinoza, Flaubert e Proust, rivoltandosi nella tomba (?), si riprendessero i diritti d'autore. Per quanto ne so, non è affatto escluso che prima o poi si decidano a farlo.
pg
La proposta coglie nel segno un problema grave e reale (a parte queste polemicuzze agostane..): ovvero la presenza di una pluralità di voci nell'editoria italiana (nel post precedente, si trattava di cinema).
22/08/10, 23:30Comunque, sabato, leggendo l'articolo di Mancuso, ho pensato: ancora? di nuovo?
sì perché ogni tanto (di solito quando B. ne combina una: tipo, sovvertire lo stato di diritto, parlare di ronaldinho, di gnocca, sovvertire lo stato di.. etc.) salta fuori qualcuno che dice: come fanno gli autori di sinistra a pubblicare per Mondadori?
già. roba vecchia.
come diceva Giorgio Bocca sul Corriere: hanno scoperto l'acqua calda. E lo dice uno scrittore che ha lasciato Mondadori anni fa, giusto per tenersi le mani libere per menare il berlusconismo imperante.
Oppure come Ginzburg, che se ne andò sbattendo la porta dell'Einaudi (fondata da suo padre)addirittura nel 1994: rarissimo caso di storico con virtù di preveggenza...
Insomma, in linea di principio le cose sono chiarissime: sei anti-berlusconiano? beh, allora trai le dovute conseguenze e scegli un editore che non sia il tuo "avversario"...
ciò detto, vorrei introdurre nella discussione un unico discrimine.
distinguere tra autori che non hanno mai preso posizioni politiche esplicite e autori che fanno della politica uno dei loro campi di dibattito pubblico.
Se un autore scrive romanzi rosa, saggi di storia, reportage, etc., credo debba ritenersi libero da ogni "vincolo" nella scelta del proprio editore (e quindi, perché no, Mondadori).
Caso diverso, ripeto, per chi legittimamente partecipa alla vita politica italiana: da protagonista, da commentatore, da romanziere... In questo secondo caso è giusto che i lettori chiedano conto della scelta di scrivere per Mondadori.
Non dovrei dirlo, ma io sono per la scelta netta: è poco elegante, credo, stringere un buon contratto con colui che ritieni il Male assoluto.. o no?
Bel post, interessanti noterelle a margine. Cui aggiungo una noterella un po' amara: se continuiamo così (mi riferisco alla situazione del sistema educativo italiano) il problema editori/scrittori sarà risolto alla radice con la scomparsa (o quasi) dei lettori.
23/08/10, 12:20Ma forse sono solo un po' pessimista.....
Chiocciola neomi: il lettore è sempre stato una variabile dispensabile.
23/08/10, 14:28Chiocciola pg: i grandi "sellers" (tipo peter, per intendersi) sono effettivamente creati dalle grandi industrie di produzione culturale, ma poi sono dotati di vita e di seguito propri, per cui, una volta creato il mito Saviano, è difficile che il suo secondo romanzo (se mai ci sarà) non venda perché lo pubblica un editore "minore", e che mondadori si fabbrichi immediatamente un altro Saviano.
Chiocciola Happy e chiocciola Capo: la proposta ci piace, e io prometto che se mondadori mi pubblica il primo paio di romanzi, io poi quelli successivi li pubblico con :duepunti. detto questo, secondo me la discriminante vera è in che misura si fa parte della macchina da guerra del berlusconismo (vedi dibattito su paolonori), per cui scrivere per libero o fare un programma a mediaset è issofatto contribuire alla grande macchina di produzione di consenso berlusconiano, mentre scrivere un libro (tanto per restare agli stessi esempi: Gomorra) per mondadori non contribuisce al suo predominio politico. non basta lavorare per qualcuno, per esserci colluso (sennò potremmo accusare gli operai della fiat di essere collusi con il peggior imprenditore macina-operai d'italia). certo è vero che questi grandi nomi potrebbero fare un gesto non tanto che discenda direttamente dalla loro coerenza ideologica, ma che voglia essere simbolico, di rottura, per puntare il dito su questa grande anomalia nostrana (tutto sommato, un gesto neanche troppo dispendioso economicamente, e magari con un certo ritorno di popolarità: insomma, una ficata).
Chiocciola Marcello Cofino:
23/08/10, 16:03certo, sono distinzioni sottilissime da fare.
eppoi, ognuno c'ha i suoi distinguo. prendete per esempio odifreddi: dice che berlusconi è un delinquente e di essere al contempo felicissimo di essere un autore mondadori. viva la sincerità, no?
comunque, tanto per smuovere le acque: qualcuno ha letto la contro-replica di Mancuso oggi su Repubblica?
tolte le parabole religiose, una contro-replica coi controcazzi (tecnicismo del mestiere).
il secondo romanzo saviano l'ha già scritto, e non se n'è accorto nessuno...
23/08/10, 17:45be', no. salvo che non l'abbiano tenuto nascosto al grande pubblico di cui faccio parte, eccetto un racconto (uscito con un giornale e di cui non ricordo il titolo) è uscita solo una raccolta di articoli (la bellezza dell'inferno, di cui per altro si sono accorti in molti). il secondo romanzo, invece, lo stiamo ancora aspettando.
23/08/10, 18:53ciò nondimeno può darsi che saviano non sia l'esempio migliore, legato com'è al suo unico romanzo, quasi sua appendice (lui appendice del romanzo, non viceversa). ma si possono fare tanti altri esempi migliori.
(La bellezza e l'inferno, chiedo scusa)
23/08/10, 19:08beh, no, mc,
23/08/10, 23:29mi sa proprio che non sei aggiornato.
Il secondo romanzo di rs è uscito eccome, ma siccome si chiamava sodoma e parlava di come sandokan s'inculava brusca e provenzano nel supercarcere dell'asinara, nella cella accanto a quella di berlusconi (che nel frattempo amoreggiava con riina), non ha riscosso grande successo di puublio, specie cattolico.
A me, comunque, è piaciuto più del primo. Mi pareva vi fosse una maggiore tensione emotiva e un impegno politico più evidente
lumaca[bavosa] Cofino: a me 'sta cosa della dispensabilità del lettore lascia un po' perplessa...ora, non voglio "Echeggiare" troppo, ma per qnto ne so un testo [quote] "postula il proprio destinatario come condizione indispensabile non solo della propria capacità comunicativa concreta ma anche della propria potenzialità significativa. In altri termini, un testo viene emesso per qualcuno che lo attualizzi" [end quote] ....
24/08/10, 19:47Chiedo_permesso_prima_di_entrare_nella_discussione:
25/08/10, 08:51Mi dispiace ma non sono d'accordo con Marcello Cofino a proposito della similitudine tra un autore che pubblica per Mondadori - ovvero per il Male - e un operai che lavora per la Fiat - ovvero per il Male. L'operaio infatti per sua natura lavora per X quindi, X per sua natura è il Male, e non esiste un Male-X_minore per la pura e semplice ragione che se il Male-X_fosse_minore, l'operaio non sarebbe operaio. Mi sono spiegata?
Mi dispiace ma non sono d'accordo con Happy - che non conosco e chiedo scusa se chiamo in causa - a proposito del: "prendete per esempio odifreddi: dice che berlusconi è un delinquente e di essere al contempo felicissimo di essere un autore mondadori. viva la sincerità, no?" Odifreddi - che io personalmente ritengo poco interessante e - cito pg - con "una scrittura facile, allusiva, ammiccante; una problematica all'ordine del giorno, già di per sé evidente; opinioni non troppo originali; etc." secondo me non è sincero quanto piuttosto paraculo (mi si perdoni l'eleganza). Ora che si è aperta la "questione morale" - magari anche agostana - sullo scrivere per Mondadori dopo l'editto ad aziendam - condizione se non più grave quanto meno nuova rispetto allo scrivere per Mondadori prima dell'editto - si dichiara "matematico_che_in_Mondadori_può_esprimere_meglio_le_sue_idee" [cfr. Repubblica 23.08 p.4]. Nel mio piccolo credo che questioni scientifiche/matematiche non siano propriamente "idee" e che piuttosto lo siano quelle contro-Berlusconi che è andato sbandierando in tutti i talk-show (compreso Porta-a-Porta) negli ultimi due anni. Quelle sì delle ideone.
Chiedo venia.
è vero che il tono è sempre un po' troppo arrogante, ma, soprattutto di fronte ai tormenti tutti interni alla coscienza cattolica di Vito Mancuso, non posso non essere d'accordo con loro: http://www.wumingfoundation.com/giap/
30/08/10, 10:53assolutamente, anche noi, tant'è che proprio lì abbiamo avuto uno scambio con WM1. ma il loro post è assolutamente condivisibile. nel merito della nostra proposta, che è evidentemente una provocazione ma fino a un certo punto, credo che gli autori (che hanno il sacrosanto diritto di farsi i cazzi propri, ma dovrebbero anche avere il dovere di dare un'occhiata a cosa succede fuori) potrebbero fare per una volta uno sforzo e non liquidare come irrealizzabile e forse anche utopica, sulla base di un'esperienza ultradecennale e di una certa realpolitik, una proposta di alternativa che sarebbero perfettamente in grado di realizzare (o che potrebbero, se condividessero il punto - come WM1 mi pare che faccia - adoperarsi a mettere in opera). insomma: il problema "scrivere con mondadori" è un falso problema, e non vale la pena discuterne oltre. ciò su cui vale la pena discutere, secondo me, è la possibilità di esistenza per altri spazi alternativi, che il blocco produzione-promozione-distribuzione dei grandi gruppi mette in serio pericolo.
30/08/10, 11:27uh, me l'ero perso...
30/08/10, 11:39Posta un commento