(r)i gatti ruzzi XI - di mano di dio, tiri sulla traversa e sviste arbitrali

lunedì, giugno 28, 2010

Il mio primo ricordo “mundial” (se si esclude la baronda dell’82 di cui non ricordo nulla, ma dalle polaroid scolorite sembro abbastanza protagonista, sballottato dalle braccia di mia madre a quelle di mia nonna, meravigliosamente avvolta in uno scialle tricolore), è di Messico ’86.

Il mondiale in casa del 1990, fu quello della consacrazione del calcio come sport preferito, con quel picciotto palermitano che ci faceva sognare, le notti magiche e l’incantesimo dei calci di rigore, che solo la contemporanea  Berlino ha spezzato. Ma il primo ricordo è dell’edizione precedente: ottavo di finale contro la Francia. Una stanca e vecchia Italia, campione in carica (mi sovviene in mente una recente spedizione, ma sarà un caso) viene agevolmente superata dai cugini transalpini guidati da Platini. Mi ricordo bene che c’era una forte sfiducia sui nostri mezzi nelle parole dei miei cugini più grandi, io bimbetto di sette anni, riuscì a salvare il solo Altobelli, e così di lì a pochi mesi sarei diventato interista (sostituendo il primissimo amore infantile, la Fiorentina, “perché mi piaceva il viola”).

Da quella partita in poi, però ho iniziato a seguire il calcio. E se quella perfomance dal punto di vista tecnico non fu un granché, qualche giorno dopo lo stesso campionato ci regalò qualcosa di eccezionale: Diego Armando Maradona!

Argentina contro Inghilterra decisa da una doppietta del fenomeno mancino, prima con la celeberrima mano di Dio, e subito dopo con quello che è stato definito il gol più bello della storia. Una serpentina infinita in mezzo ai difensori inglesi che sembravano birilli, tocchi delicati di interno e di suola, un’altra finta sul portiere, e gol... in culo alla Thatcher, alle Falkland e alle buone maniere. Straordinario, davvero. La mia recentissima fede interista appena consolidata vacillò, quell’omino magico giocava nel “Napoli di Maradona”. La cosa poteva interessare, ma mio cugino Piero (di una decina d’anni più grande) mi disse una cosa molto saggia che sembrava uno slogan: “cambia tutte le fidanzatine che vuoi, ma tre squadre in 15 giorni è davvero troppo per tutti”. Restai interista, per coerenza. Solo nello scorso maggio ho mandato a mio cugino Piero una cartolina nerazzurra con su scritto: Grazie.
Oggi, seguendo il mondiale orfano dell’Italia, lo ritroviamo quello scugnizzo argentino, cresciuto, ingrassato, vestito che pare  Joe Pesci in “Mio cugino Vincenzo”, ma che sorride allo stesso modo di 25 anni fa dopo un gol dell’Argentina. È impossibile non tifare per lui. Io ho già scelto, avevo già scelto nel giugno dell’86.

Così ieri ho esultato al fraudolento gol dell’uno a zero (è incredibile come in questo mondiale gli italiani non riescano a fare manco gli arbitri: quel fuorigioco lo vedeva pure mia madre che non lo ha mai capito come funziona un fuorigioco!), ed ho applaudito a piene mani il 3-0 di Tevez. Nel ruzzino ci avrei anche preso, se solo capissi come funzionano i punteggi ora!

Per un’Argentina che ride si sa, c’è un'Inghilterra che piange, proprio come accadeva nel giugno dell’86.

Nel pomeriggio rinuncio per le seconda domenica consecutiva alle gioie della spiaggia di Sampieri,  per seguire la partita più attesa Inghilterra - Germania. Tutti i favori del pronostico (anche quelli del mio ruzzino, mannaggia) sono per la squadra di Capello, ma i tedeschi hanno fatto ottime cose, e la Germania  è durissima a morire, molto più dell’Italia, per intenderci. L’attesa non è ingannata, la partita è emozionante, la nuova Germania (non è più fatta di Jurgen, Lothar e Karl-Heinz) dei vari Miroslav, Jerome,  Mesut e Sami gioca davvero bene, meglio di chiunque altro in questo campionato, e mette sotto i figli della regina. Due volte nel giro di mezzora. Sembra finita, ma l’orgoglio inglese è proverbiale e viene ripagato dal 1-2 e poi anche dal due pari di Lampard. Capello esulta in panchina, io applaudo sul divano. Mia sorella a Berlino probabilmente sente la paura aggirarsi in torstrasse. Ma è proprio la giornata dei cicli e ricicli storici del pallone. Come 40 anni fa un pallone sbatteva contro la traversa e ritornava in campo. Era sempre Inghilterra contro Germania, ma quella volta era la finale. Quella volta il gol fu dato, questa volta no.
Con questa premessa a nessuno verrà da ridire se dicessi che quella volta non era gol, mentre questa si. Trenta centimetri buoni oltre la fatidica linea bianca, guardalinee immobile, arbitro perplesso ma che lascia giocare. Alla fine i nuovi panzer all’odor di kebab dilagheranno meritando la vittoria, ma quel gol-non gol ha il sapore di una sconfitta per tutti. Ma è possibile che a distanza di 40 anni nulla sia cambiato?

Invocando il miglior Biscardi e le sue arrovellate lotte per la moviola in campo, vi lascio con una citazione dotta di uno dei migliori attaccanti della storia dei mondiali, Gary Lineker:

“il calcio è uno sport bellissimo, si gioca undici contro undici, ma alla fine vincono i tedeschi”.

PS: sul 4-1 per la Germania mia sorella chiama mia mamma al cellulare e afferma: “sono impazziti tutti, non li ho mai visti così, sembriamo in Italia!”. È proprio bello questo mondiale ed è un peccato che ce lo abbiano portato via così presto.

L’inviato da sudditunisi , pro moviola in campo, raffio.
 
Alè

Comments

11 Responses to “(r)i gatti ruzzi XI - di mano di dio, tiri sulla traversa e sviste arbitrali”
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Happy ha detto...

grade raffio.
"e adesso spazio a un moviolone bomba!!"
.. ed è subito polemica..

28/06/10, 12:44
Anonimo ha detto...

Io sono stanco. Sono stanco di questi mondiali del cazzo, sono stanco del pallone e sono stanco dei giornalisti. Sono nauseto da noi stessi e dall’andazzo che abbiamo preso, noi italiani. Siamo gente del cazzo. Da venti anni più che mai siamo persone di merda. Nel senso che siamo proprio fatti di merda, nel senso che siamo delle spugne che assorbono merda, nel senso che siamo shiavetti di un bastardo che da venti anni fa quello che cazzo gli pare.

Ora il problema è che quando si è persone di merda, le cose non hanno più senso. La merda, di cui ripeto siamo fatti, si plasma e prende le forme della altre cose. Non ci sono più differenze, non c’è più niente che faccia differenza. Tutto è merda e tutto puzza come merda. La merda assorbe e niente fa rumore quando si schianta contro la merda. E così siamo arrivati a un punto in cui fanno ministro uno per non farlo andare in galera. Siamo un paese di merda, nessuno escluso, tutti ingoiamo merda e ci nutriamo di merda. Non è un immagine la mia. È fisiologico ormai, noi mangiamo merda: mangiamo merda nell’università, mangiamo merda negli ospedali, nella politica. Adesso mangiamo merda anche nel calcio, merda, merda, merda. Abbiamo il cervello di merda.

28/06/10, 14:07
charlie ha detto...

una vera giornata di merda.

28/06/10, 14:51
Anonimo ha detto...
Anonimo ha detto...

wow...effetto lassativo!
raffio

28/06/10, 16:18
capo ha detto...

volevo dire che: a parigi ho sentito una lezione di un bellimbusto che si occupa di cinema e filosofia (ho pagato 6 euri per sentirlo parlare: e ho detto tutto), che ha appena scritto un libro sul calcio, e ha fatto una lezione che però era interessante qualche settimana fa su cinema e calcio. ebbene tra le cose che diceva c'era questa: che il calcio è particolarmente bello perchè è uno dei pochi spazi, in una società in cui la sicurezza il controllo e così via aumentano sempre più, ecco quei 90 metri di prato verde sono uno dei pochi spazi in cui l'infrazione è consentita, o meglio è in linea di principio visibile da tutti tranne che dall'autorità (se l'arbitro è girato e non vede, anche se 45.000 persone hanno visto, non può fare niente). il che rende possibili poesie e racconti come quelli di maradona e della mano de dios; e così via e così via. insomma l'autorità vede, ha la possibilità di vedere e sta lì per quello: ma se qualcosa le sfugge, anche se tutti gli altri la vedono, non può fare niente. a me sembra una cosa bellissima: vogliamo togliere anche lì quest'ultimo spazio di libertà?

Insomma: sono fortemente contrario alla moviola in campo.

28/06/10, 22:36
repbubblichino(nelsensodilettoredirepubblica)82 ha detto...

è una metafora su berlusconi?
tutti sanno ma l'autorità non vede e dunque non agisce?
perché se fosse così sarebbe forte, il tuo bellimbusto parigino.

29/06/10, 16:17
corriggitoredibozze73 ha detto...

nel senso di lettore di repbubblica?
sì sarebbe anche forte, ma in generale non è una metafora su berlusconi (dovresti sapere che siamo contro le metafore), è una riflessione sul dispositivo-panopticon. e comunque sì, questa cosa era molto interessante, e infatti io sono per mantenere il campo di calcio come spazio potenzialmente libero. no alla moviola in campo.

29/06/10, 16:21
lettoredirepbubblica ha detto...

noi NON siamo contro le metafore. (cfr. MC, "Lo stile e la superficie. Pragmatica dell'immanenza", Einaudi, di prossima scrittura).
però bello, ci potevi scrivere un post. magari te lo butto ner baugigi e ce lo scrivo io.

29/06/10, 17:30
Anonimo ha detto...

io ho pronta una recinzione contro lo stile e la superficie. Pragmatica dell'immanenza, R&O, Termoli 2011 - la volete?

29/06/10, 22:39
neomi ha detto...

ma è peggio la moviola in campo o la vuvuzela sugli spalti?

30/06/10, 02:15