devo dire che a me sembra molto bello, e che la scrittura di Sciascia è grande in alcune piccole cose. non è un caso se fra i suoi autori di riferimento c'è quel Manzoni che con "la sventurata rispose" riesce a disegnare perfettamente un mondo in due parole. così l'iniquo canone di questo scritto, ad esempio. e poi - sarà per il momento deleuziano - ma ci trovo l'idea che la letteratura non è un affare privato né si fa coi racconti di famiglia, ci trovo lo stare in agguato dello scrittore (o del filosofo), insomma tante cose, tra cui l'insicura e sicurissima ironia di chi non ha soluzioni e però prova a ragionare sulle cose.
E ti viene da pensare alla letteratura e alla scrittura, sì insomma, a quella casa del racconto che è già l'elemento grafico. Ma che calligrafia ha questo santo Sciascia! Le d di un erborista e le f di un orafo, il racconto dentro la sua collocazione bidimensionale che prefigura il volume spaziale e l'atmosfera: quella della dacia come rifugio delle lettere.Dacia familiare di una narrativa pubblica. Praticamente la NEP! Era più genio che alto questo Sciascia!
si in effetti non era molto alto, chessò marcello cofino potrebbe persino batterlo in altezza. forse non in genialità ma di certo non in architettonica del racconto, con quella pessima grafia che si ritrova
Non so chi sia marcello cofino ma so che non mi avete dato il tempo di partecipare al sondaggio, il quale mentre ero in esilio per porte-in-faccia s'è chiuso con uno strano punteggio. Punteggio che comunque non tiene conto del fatto che l'ho detto io in una speciale cena pisana a me dedicata, che esistono degli animali - in particolare dei microrganismi - che s'impossessano del cervello delle lumache e le guidano mentre gli succhiano la linfa vitale e poi si autoespellono......insomma, un meccanismo complicato ma vero. Mi dispiace per il sondaggio e per la lumaca che era più bavosa che intelligente.
ma perché la letteratura dovrebbe per forza avere una casa? perché non potrebbe essere un'esenza nomade cui, in fondo, piace vivere alla giornata, dormire sotto i ponti o sur les bancs publics?
Non mi dispiacciono le case piene di spifferi, affittate per quattrospiccioli come una bici al mercato nero. Vagare anonimo tra i vicoli e le piazze, nottetempo o nell'alba umida della domenica mi fa sembrare che il mondo là fuori ci sia davvero. Ma gli idiomi smarginati dei passanti, gli aromi spuri che saturano l'esperienza sono la radiazione di fondo che accompagna ogni senso, l'ottuso inframondo della letteratura.
l'intuizione di Sciascia è veritiera e autentica. vale ancora di più per una letteratura, come quella italiana, che da sempre tende a far salotto, a costruire correnti di intellettuali in lotta e trascura il duro lavoro della scrittura. la metafora dello "stare a spasso" vuol dire proprio questo: che il lavoro di ricerca non deve mai interrompersi, niente deve essere dato per scontato e che la "maniera" è in fondo lo stato terminale di una produzione...
p.s.: rivendico in questa sede, ma solo perché l'ha tirato in ballo l'Anonimo, che io ho votato per dolce&gabbana. e anche più di una volta.
Che cos'è viarigattieri? "Viarigattieri luogo dell'anima", diceva qualcuno. Viarigattieri è una casa, innanzitutto, da cui sono passate molte delle persone che frequentano questo blog. La casa si è da subito trasformata in un'atmosfera, che consente ad esempio a chi non ci vive più (o a chi non ci ha mai vissuto materialmente) di sentire comunque viarigattieri come casa sua. E' questo il luogo che costruiamo in questo spazio virtuale. Con leggerezza, perché così ci piace. O no?
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10 Responses to “a vent'anni dalla morte, un inedito di Sciascia”
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devo dire che a me sembra molto bello, e che la scrittura di Sciascia è grande in alcune piccole cose. non è un caso se fra i suoi autori di riferimento c'è quel Manzoni che con "la sventurata rispose" riesce a disegnare perfettamente un mondo in due parole. così l'iniquo canone di questo scritto, ad esempio.
20/11/09, 17:25e poi - sarà per il momento deleuziano - ma ci trovo l'idea che la letteratura non è un affare privato né si fa coi racconti di famiglia, ci trovo lo stare in agguato dello scrittore (o del filosofo), insomma tante cose, tra cui l'insicura e sicurissima ironia di chi non ha soluzioni e però prova a ragionare sulle cose.
va bene, va tutto benissimo... ma prova a fare un altro complimento al manzoni e dirò a tutti che cosa pensavi fosse il ramo del lago di como!
21/11/09, 00:21E ti viene da pensare alla letteratura e alla scrittura, sì insomma, a quella casa del racconto che è già l'elemento grafico. Ma che calligrafia ha questo santo Sciascia! Le d di un erborista e le f di un orafo, il racconto dentro la sua collocazione bidimensionale che prefigura il volume spaziale e l'atmosfera: quella della dacia come rifugio delle lettere.Dacia familiare di una narrativa pubblica. Praticamente la NEP!
21/11/09, 14:56Era più genio che alto questo Sciascia!
si in effetti non era molto alto, chessò marcello cofino potrebbe persino batterlo in altezza. forse non in genialità ma di certo non in architettonica del racconto, con quella pessima grafia che si ritrova
21/11/09, 15:32Non so chi sia marcello cofino ma so che non mi avete dato il tempo di partecipare al sondaggio, il quale mentre ero in esilio per porte-in-faccia s'è chiuso con uno strano punteggio. Punteggio che comunque non tiene conto del fatto che l'ho detto io in una speciale cena pisana a me dedicata, che esistono degli animali - in particolare dei microrganismi - che s'impossessano del cervello delle lumache e le guidano mentre gli succhiano la linfa vitale e poi si autoespellono......insomma, un meccanismo complicato ma vero. Mi dispiace per il sondaggio e per la lumaca che era più bavosa che intelligente.
21/11/09, 17:32ma perché la letteratura dovrebbe per forza avere una casa?
22/11/09, 11:08perché non potrebbe essere un'esenza nomade cui, in fondo, piace vivere alla giornata, dormire sotto i ponti o sur les bancs publics?
Non mi dispiacciono le case piene di spifferi, affittate per quattrospiccioli come una bici al mercato nero. Vagare anonimo tra i vicoli e le piazze, nottetempo o nell'alba umida della domenica mi fa sembrare che il mondo là fuori ci sia davvero. Ma gli idiomi smarginati dei passanti, gli aromi spuri che saturano l'esperienza sono la radiazione di fondo che accompagna ogni senso, l'ottuso inframondo della letteratura.
22/11/09, 13:37Ora so chi è Marcello Cofino e mi sta bene il paragone.
22/11/09, 20:48Grazie dell'anonimato generale.
l'intuizione di Sciascia è veritiera e autentica. vale ancora di più per una letteratura, come quella italiana, che da sempre tende a far salotto, a costruire correnti di intellettuali in lotta e trascura il duro lavoro della scrittura.
24/11/09, 14:40la metafora dello "stare a spasso" vuol dire proprio questo: che il lavoro di ricerca non deve mai interrompersi, niente deve essere dato per scontato e che la "maniera" è in fondo lo stato terminale di una produzione...
p.s.: rivendico in questa sede, ma solo perché l'ha tirato in ballo l'Anonimo, che io ho votato per dolce&gabbana. e anche più di una volta.
a quando un nuovo sondaggio???
28/11/09, 10:54Posta un commento