Ebbe tutto inizio al solito banchetto del Re Fosco, mentre il Lambrusco, spumante, faceva il gaglioppo con il Dolcetto d’Alba che gli stava a fianco. Non che loro c’entrassero direttamente qualcosa, ma proprio tra l’uno e l’altro fece la sua comparsa un acino d’oro recante la scritta “al più bello”. Fu Moscato, sempre sul chi va là, a notarlo per primo e allungò le mani con fare grecanico.
“Moscato! –cannoneggiò autorevole Müller-Thurgau- Che stai cercando di nascondere? Cos’è che ti brilla fra le dita?”
“Nulla, nulla, cosa vuoi che sia…”
“Ah, non cercare di fare il sangiovesino con me”
“Già, di che si tratta?” aggiunse Lambrusco
“Sento puzza di tannino…”, chiosò stizzita Malvasia Rosé
Moscato capì subito di non essere in una botte di ferro e mostrò ai commensali il prezioso acino.
“Chardonnay! E a chi altri credete che possa essere destinato se non a me?” intervenne il Conte di Cabernet-Sauvignon, con la sua erre moscia e la nobile cadenza francese. Ma l’interruppe la risatina fruttata di Malvasia Rosé: “Ecco il solito zibibbo tronfio. È chiaro che quell’acino è destinato a me”. Stavolta fu Montepulciano d’Abruzzo, proprio accanto a lei, a prorompere in una risata corposa: “A te? Ah, buona questa! Tu vali poco più di una vernaccia!” “Vernaccia a me? Offendere così una signora? Sei un mosto insensibile!”
“Insolia, come osi?!”, disse quello per tutta risposta. E lì, fu la bagarre. Ah, se non lo date a me saranno lagrime e chianti per tutti! Trebbiano! Vecchio nebbiolo passito! Viscido vermentino! Barolo al metanol o! Madre dell’aceto! Californiano d’importazione!
“Basta!”. Rimasti in disparte, in tre, all’unisono, troncarono seccamente la lite. Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano e Nero d’Avola, scuri in volto più del solito, lanciarono ai convitati un’occhiata severa. “Per tutti i vitigni! Che scene sono mai queste? Indegne del vostro lignaggio invero. Non è così che si risolvono le dispute. Faremo scegliere ad un arbitro al di sopra delle parti, un giudice imparziale”
“Non starai mica pensando ad un sommellier, vero?”
"Merlot, non riesci mai a tenere il becco chiuso. A decidere sarà il consumatore”
“Moscato! –cannoneggiò autorevole Müller-Thurgau- Che stai cercando di nascondere? Cos’è che ti brilla fra le dita?”
“Nulla, nulla, cosa vuoi che sia…”
“Ah, non cercare di fare il sangiovesino con me”
“Già, di che si tratta?” aggiunse Lambrusco
“Sento puzza di tannino…”, chiosò stizzita Malvasia Rosé
Moscato capì subito di non essere in una botte di ferro e mostrò ai commensali il prezioso acino.
“Chardonnay! E a chi altri credete che possa essere destinato se non a me?” intervenne il Conte di Cabernet-Sauvignon, con la sua erre moscia e la nobile cadenza francese. Ma l’interruppe la risatina fruttata di Malvasia Rosé: “Ecco il solito zibibbo tronfio. È chiaro che quell’acino è destinato a me”. Stavolta fu Montepulciano d’Abruzzo, proprio accanto a lei, a prorompere in una risata corposa: “A te? Ah, buona questa! Tu vali poco più di una vernaccia!” “Vernaccia a me? Offendere così una signora? Sei un mosto insensibile!”
“Insolia, come osi?!”, disse quello per tutta risposta. E lì, fu la bagarre. Ah, se non lo date a me saranno lagrime e chianti per tutti! Trebbiano! Vecchio nebbiolo passito! Viscido vermentino! Barolo al metanol o! Madre dell’aceto! Californiano d’importazione!
“Basta!”. Rimasti in disparte, in tre, all’unisono, troncarono seccamente la lite. Brunello di Montalcino, Morellino di Scansano e Nero d’Avola, scuri in volto più del solito, lanciarono ai convitati un’occhiata severa. “Per tutti i vitigni! Che scene sono mai queste? Indegne del vostro lignaggio invero. Non è così che si risolvono le dispute. Faremo scegliere ad un arbitro al di sopra delle parti, un giudice imparziale”
“Non starai mica pensando ad un sommellier, vero?”
"Merlot, non riesci mai a tenere il becco chiuso. A decidere sarà il consumatore”
l'immagine di apertura risponde a criteri prettamente e(ste)ti(li)ci e non commerciali.
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