Quella volta che mangiai alla mensa dell'Unesco tornai a casa con la fame. Tra taboulé e cous-cous, insalate di germi di soia e verdure bollite tutti gli utenti eravamo modernamente affratellati in un solo menu, politicamente rispettoso delle religioni di tutti, proitenicamente irrilevante, tragicamente incapace di assumere una chiara e netta decisione alimentare. Se per fare un compromesso tra le limitazioni religiose e culturali di tutte le etnie del mondo ci si ritrova a brucare, non è forse il caso di rivedere le strategie della negoziazione?
E non oso pensare cosa si mangerà alla FAO!
E non oso pensare cosa si mangerà alla FAO!
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8 Responses to “Appunti di riflessione politica. Di quella volta che mangiai all'UNESCO.”
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la prossima volta portati la sportina...
21/09/09, 00:51Se c'è della gente che ha scritto romanzi con una sola vocale o senza mai usare la E, sono certo che, una volta nella vita, puoi anche riuscire a mettere assieme un pasto decente nonostante fortissime limitazioni.
22/09/09, 09:42Io di sicuro sono in grado di far alzare dalla tavola cinque o sei esseri umani satolli dopo aver messo d'accordo vegetariani, celiaci e diabetici.
Sono certo che un cuoco dell'Unesco sa fare anche di meglio. Se invece tu non sei in grado di autocostruirti un piatto bilanciato be', son problemi tuoi
Nessuna crociata antivegetariani, scusate! Il post è sul fastidio per una certa dose di politically correct che avevo odorato in quel menu (oltre che sulla sua qualità) e non sulla mia presunta necessità di uccidere bestie per cibarmi. Del resto conosco i virtuosismi culinari di molti vegetariani e spero che mi inviterai alla tua tavola di casi difficili (mettimi tra gli ipocondriaci-cardiopaticisterici).
22/09/09, 10:28Vabbè, post non riuscito: qualche buon rigattiere lo spazza via con un altro post? magari su Venezia?
Io, che vengo da una due giorni triestino-slovena in compagnia di vegetariani che mi costringevano a mangiare ogni tipo di ciccia (forse per vedere l'effetto che fa, e per saturarsi di disgusto - un po' come io ascolto Radio Maria, specie gli speciali su meciugorie, comunque si scriva) vorrei dare tutto il mio sostegno alla povera oca, bistrattata da questi malefici torturatori di piante (ormai è ampiamente documentato che le piante soffrano, e piangano, e singhiozzino, quando vengono tagliate e divorate, molto più di quanto faccia, chessò, un pollo, che secondo me capisce molto meno del mondo di un bel cavolfiore, che è tutto cervello).
22/09/09, 15:25Cheppoi è chiaro, che la gente la puoi riempire senza far ricorso alla carne, ci mancherebbe: la gente la puoi rimpire anche solo di bava di lumaca e polistirolo giapponese (nome commerciale: tofu), ma poi non puoi lamentarti se quelli diventano infelici e mettono al mondo degli ectoplasmi.
Insomma, voglio dire (e qui inserisco la morale) al mondo c'è gente che riesce a fare l'amore senza introdurre il fattore fica, ce ne sarà anche di quella che riesce a mangiare senza itrodurre il fattore carne; ma restano cose contro natura.
W la ciccia!!!!
23/09/09, 02:25w fericofericoferiferifè!!
Vorrei rispondere che a quanto pare c'è anche chi riesce a fare l'amore senza introdurre il fattore amore. Ma forse questa è tutta un'altra storia.
23/09/09, 11:23non capisco il commento di cc, confesso. dev'essere saltato un "non", o qualcosa del genere. perchè ho troppa stima di lui per credere che voglia confondere queste due sfere dell'umano.
23/09/09, 11:36"Trovo che la sola cosa che possa guastare una bella scopata sia introdurvi il fattore amore" (O. Wilde, apocrifo).
Alla stima ho sempre preferito il rispetto. Ma, ancora una volta, si tratta pur sempre di un'altra storia.. piuttosto, stai attento tu alle parole che usi, perché se tu scrivi "fare l'amore" sono io che perdo la stima - per te o per l'amore? scusa ma non so davvero decidermi.
23/09/09, 11:46E poi, ti prego, preserviamo almeno Wilde dall'effetto Jim Morrison..
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