la doppia seduzione di Francesco Orlando

mercoledì, marzo 17, 2010


Questo romanzo, per alcuni di noi, era un mito. Ho sognato a lungo che Orlando mi invitasse a casa sua per leggerlo ad alta voce tutto d'un fiato, una giornata intera, com'era solito fare con pochi eletti. Non è mai successo. Non escluderei che sia successo con qualcuno di noi, sarei anzi pronto a giurarci. Ho sognato a lungo del momento in cui, adulto conclamato, avrei scritto una recensione di questo libro, su una rivista, raccontandone la storia nascosta. Ma non posso farlo: Orlando non ha rispettato i patti che riguardavano la pubblicazione del suo romanzo - diceva che lo avrebbe fatto solo post mortem -, e io non sono dunque un adulto conclamato. La pubblicazione del romanzo sarebbe dovuta avvenire, secondo i miei calcoli, non prima del 2034. 24 anni di anticipo mi trovano un po' impreparato. Ne parlo qui, mi sembra già assai e persino troppo pubblico. So che a molti questa cosa della lettura ad alta voce del romanzo sembrava ridicola (e oltremodo narcisistica, è evidente). So che le attenzioni di Orlando nei confronti di pochi studenti sono oggetto di ironia da parte di molti. Ciononostante, per diverso tempo, io non desideravo altro. I corsi di Francesco Orlando, chi li ha seguiti lo sa, non erano comuni. Nulla di paragonabile in sei anni di studio all'Università di Pisa. E questo romanzo, questo romanzo segreto della cui esistenza si vociferava, di cui talvolta si parlava in classe, esisteva e non esisteva: e io non volevo altro che leggerlo. Sin dal primo anno di Università, quando G. mi parlava di questo professore, palermitano, straordinario. Lo avevo incrociato una volta: c'era una conferenza di Sanguineti-figlio su Dante, e lui lo aveva cacciato, dall'aula di palazzo Quaratesi, perché doveva fare lezione - mica poteva cominciare con 5 minuti di ritardo, come li avrebbe recuperati? Da allora cominciammo a parlarne con G., da allora mi interessai a questa storia, recuperando gradualmente lacune - Il gattopardo -, leggendo gli scritti del curtigghio che mi rendevano ancora più affascinante questa figura - Ricordo di Lampedusa -, e così via. Solo due anni dopo avrei seguito il suo corso su "L'uomo e l'opera". Ci sarà un motivo se tra tutti quelli che ho seguito questo è forse l'unico corso di cui ricordi qualcosa. L'uomo e l'opera: contro Sainte-Beuve, con Proust, da distinguere radicalmente. Guai a fare confusione! Era una delle tre cose da sapere a memoria, insieme al fatto che Sainte-Beuve è un nome formato da 4 sillabe, sa-nt-be-vv-, quindi per favore non venite a dirmi sanbèv perchè non è un santo. La terza riguardava complicatissime regole di applicazione di freud alla letteratura, passo. Mi stupisce allora che l'intervista che Repubblica dedica all'uscita di questo romanzo sia così personale, come se si trattasse di un outing di Francesco Orlando; mi stupisce che Orlando non protesti con veemenza alla domanda: "Fernando vive tragicamente la sua omosessualità. Per lei è un problema altrettanto drammatico?". L'importante, comunque, è che ora sia uscito. E tuttavia c'è una sorpresa. Di questo libro, di cui Einaudi da tempo aveva comprato i diritti, l'interesse consisteva, al di là del romanzo in sé, in questo famoso inedito di Tomasi di Lampedusa nel quale l'autore del Gattopardo si esprimeva favorevolmente sul romanzo giudicandolo persino (cito a memoria da una leggenda consolidata) "migliore del mio Gattopardo". Ora, questo inedito non c'è: e il libro viene presentato di per sé, schitto schitto, senza il famoso "manoscritto del principe" che ha dato il titolo al film di Roberto Andò. Questa è una grande sorpresa per chi conosce la storia che sta dietro alla pubblicazione di questo libro - ne parlavo con Happy, recentemente. C'è la questione delle plurime versioni dello stesso: il giudizio di Lampedusa si riferisce a una stesura ormai inesistente, visto che il romanzo è stato riscritto a più riprese nel corso degli anni. E tuttavia rimane la curiosità, l'interesse nei confronti di un giudizio che, al di là delle costanti e delle varianti (eco orlandiana), riguarda il romanzo nel suo complesso. Tanto più che, ed è l'ora di fare una piccola confessione, questo inedito era stato annesso al romanzo, in una sua versione a stampa di carattere privato, altrettanto rimaneggiata rispetto a quella letta da Lampedusa. L'inedito era annesso ma solo in alcune copie. Non c'era per esempio nella copia di G., che lessi con curiosità mista all'eccitazione di un "classico proibito" (da diversi punti di vista) nel 2002. Orlando lo dichiarava in un'introduzione che non compare in questa versione einaudiana del romanzo: disse che alcune delle copie sarebbero state impreziosite da questo inedito. G. possedeva una copia del romanzo, perché era uno di quelli che era stato invitato a casa di Orlando, anche se negli anni si era allontanato, pur continuando a riconoscere un debito enorme nei suoi confronti. Io che devo riconoscere un debito enorme nei confronti di G. promisi (e scrissi) di non rivelare mai a nessuno di questa piccola infrazione alle regole, per rispetto nei confronti di Orlando - che evidentemente non aveva voluto che leggessi il suo romanzo -, nei confronti di G. - che mi aveva permesso di farlo pregandomi di mantenere il segreto. Ora che il romanzo è pubblico, finalmente, posso liberarmi di questo piccolo segreto, di questo libro sottratto temporaneamente alla libreria di G. col piacere di un bambino che ruba la marmellata. A 8 anni di distanza (8 anni!), dopo averlo riletto, non posso che rallegrarmi della pubblicazione, ed essere curioso delle reazioni ufficiali e ufficiose. Conoscendo la maniacalità di Orlando, immagino quanto ci possa tenere lui, e la nuova vita che questa veste da romanziere deve dargli a 75 anni. Non sono in grado di esprimere un giudizio critico, perché questa storia che tenevo segreta non mi consente una giusta distanza. Non so se sia un capolavoro, probabilmente no. Io devo dire di averlo riletto con grande piacere e col trasporto di un romanzo che ti tiene incollato alle pagine. Ma non so in che misura questo dipenda dal valore in sé del romanzo o dal piccolo mito che gli ho costruito attorno. Ci sarebbero tante altre cose da dire, mi fermo qui. Voi?